Il vinile è tornato per restare
In Inghilterra si vendono più vinili che CD, ecco perché.
La rivincita del vinile parte dall’Inghilterra, dove le vendite hanno pareggiato quelle dei formati digitali — una buona notizia per l’industria, un po’ meno per i consumatori.
Dopo dieci anni di costanti aumenti nelle statistiche, la scorsa settimana – per la prima volta nella storia dell’industria musicale – le vendite di vinili in Inghilterra hanno superato quelle in digitale, 2.5 milioni di sterline a fronte di 2.1 milioni. Complice l’avvicinarsi delle vacanze natalizie e la necessità di trovare un regalo migliore di una candela profumata, il vinile torna agli antichi fasti, scostando dal podio il suo fratello digitale.
Dopo gli anni 80 le vendite del supporto avevano cominciato ad assumere le sembianze di montagne russe: un po’ di alti e molti bassi. Ma dal 2006, l’industria del settore ha registrato un costante aumento, culminato la settimana scorsa nel mercato di riferimento per la scena musicale europea. La notizia è senz’altro positiva e permette un’analisi sui motivi che possono aver contribuito al ritorno di fiamma nei confronti dei vinili.
L’espansione della musica in streaming
Il rapporto tra l’industria dello streaming musicale – dominata dalla triade Spotify, Apple Music e Pandora – e il mondo dei vinili è più stretto di quanto si pensi. Secondo una ricerca di inizio anno avviata dalla ICM Research, circa la metà dei compratori di vinili ha ascoltato l’album su un servizio di streaming prima dell’acquisto. E non c’è da stupirsi, portali come Apple Music e Spotify hanno ormai assunto una doppia funzione per i propri utenti: l’ascolto canonico di brani già conosciuti e la scoperta di nuove realtà musicali attraverso le varie funzioni messe a disposizione dalle redazioni o dagli algoritmi delle aziende. Insomma non tutto lo streaming vien per nuocere.
L’abbassamento dei prezzi
Un elemento di carattere estremamente pratico – ma non per questo meno rilevante – è il generale abbassamento dei prezzi sui prodotti del settore. I giradischi (per cui andrebbe trovato un nome meno polveroso) hanno subito drastici cambiamenti nell’ultimo decennio: da oggetti ingombranti e costosi sono diventati degli oggetti eleganti per l’arredamento della propria casa, ma soprattutto, a prezzi accessibili. Per una cifra non superiore ai 100 euro, oggi ci si può permettere giradischi in grado di rimanere fedeli alla qualità del vinile.
La ricerca della materialità
Infine, complice del revival dei vinili è un elemento più filosofico che economico. A differenza dei CDs – anche loro duramente colpiti dalla rivoluzione informatica – i vinili sono riusciti a mantenere intatto il fascino del prodotto. Basti pensare ai soprusi che il CD ha dovuto subire negli anni, l’uso indiscriminato per scopi non musicali (sono sicuro avrete in cantina pile di CDs di cui non avete la vaga idea del contenuto) ne ha fatto perdere il favore dei musicofili e instaurato un rapporto di sfiducia con il grande pubblico (che alla fine si è riversato sul web). Per il vinile non è andata così. Sebbene sia stato messo da parte per parecchi anni, il supporto non ha mai perso la propria identità come oggetto musicale, riconquistando con il tempo la fiducia e l’interesse dei consumatori.
Questi tre elementi, uniti ad un rinnovato interesse per le nicchie musicali da parte delle nuove generazioni, ha permesso la riscoperta del vinile come simbolo di fedeltà musicale. Ora restano solo da migliorare i gusti del pubblico.