L’OPEC (Organisation of Petroleum Exporting Countries), il cartello che controlla l’80% delle risorse petrolifere mondiali, probabilmente non riuscirà a tagliare la produzione della quantità dichiarata il 30 novembre. Secondo quanto riporta Reuters, infatti, la produzione complessiva da parte dei paesi membri verrà portata dagli attuali 33,6 milioni di barili al giorno fino ai 33 anziché ai 32,5 previsti.
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La stima è stata formulata da 260 esperti del settore energetico, di cui solo l’8% si è dichiarata convinta della fattibilità di quanto originariamente dichiarato dall’OPEC. In particolare, secondo gli esperti, alcuni paesi come Venezuela, Nigeria e Libia non potranno rispettare le riduzioni secondo le quote previste.
La manovra dell’OPEC intende far risalire i prezzi del petrolio, che da qualche anno sono piuttosto bassi. Tagliando la produzione, in base alla legge della domanda e dell’offerta, i prezzi salgono spontaneamente — consentendo ai paesi produttori di guadagnare di più. La quantità di petrolio estratto negli ultimi anni è molto abbondante, a causa ad esempio di nuove tecnologie come lo shale oil americano.
I paesi dell’organizzazione, in particolare l’Arabia Saudita, si sono sentiti molto minacciati dalla nuova modalità estrattiva statunitense, in cui vedono una potenziale minaccia al loro dispotismo energetico. Capitanata dal gigante Saudita, l’OPEC ha dunque deciso di lasciare che la produzione aumentasse, facendo scendere i prezzi con lo scopo di affossare la tecnologia americana: lo shale oil, infatti, è conveniente solo se i prezzi del greggio a livello mondiale sono medi o alti.
Questa strategia però è pericolosa e non può essere mantenuta sul lungo termine, dato che danneggia anche chi la mette in atto. L’Arabia Saudita, grazie alle sue riserve monetarie oltre che petrolifere, ha una grande capacità di resistenza ed è stata la principale promotrice dell’abbassamento dei prezzi. Adesso però anche gli sceicchi del Golfo hanno deciso di provare a voltare pagina, visto che molti Paesi OPEC sono arrivati al limite — come la Nigeria, che verrà addirittura autorizzata ad aumentare la produzione mentre gli altri la abbasseranno.