Renzi è proprio bravo a perdere. Merito del suo maestro: Renzi

Se il discorso della resa di Renzi vi suonava familiare, non è un caso.

Renzi è proprio bravo a perdere. Merito del suo maestro: Renzi

Ieri notte Matteo Renzi ha annunciato la propria sconfitta al referendum — è andata male, malissimo. È quasi impossibile, in un referendum, con la sua scelta binaria, fare peggio del 40 percento.

Ieri Renzi ha scelto di annunciare le proprie dimissioni, prima ancora di salire al Colle, nella maniera piú teatrale che potesse, con un discorso strappalacrime e con-la-lacrima, che è il miglior lavoro di retorica e comunicazione che fa da anni, e certamente dall’inizio della campagna elettorale.

Ma non è un lavoro originale: Renzi aveva già fatto un discorso di sconfitta, quando nel 2012 perse le primarie contro l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani. Anche le percentuali erano molto simili, 60,9 e 39,1 percento.

Riascoltiamo insieme il discorso, forse il picco delle doti retoriche di Renzi e torniamo al volo anche su quello di ieri notte:

https://www.youtube.com/watch?v=wJj-Ucv3efg

I due discorsi hanno molto in comunque, sezioni, temi, quasi frasi riprese direttamente.

Alcuni passaggi fondamentali:

Il momento ci abbiamo provato, siamo troppo bravi ma non ci hanno capito. Ed è colpa mia

Primarie 2012

Noi abbiamo offerto due modelli diversi di centrosinistra, abbiamo detto con grande chiarezza, dalle grandi opere, al finanziamento pubblico per i partiti, alle politiche culturale, alla RAI … potremmo continuare tutta la sera, abbiamo raccontato due idee diverse d’Italia, sempre nel perimetro del centrosinistra, ma due modelli alternativi.

Abbiamo espresso questi concetti con grande chiarezza e oggi dobbiamo dire a noi stessi che gli italiani che sono andati ai gazebo sono stati ancora piú chiari di noi.

E quindi oggi dobbiamo prendere atto che avendo offerto un’idea chiara e diversa, la nostra idea non è stata vincente.

Noi non siamo riusciti a raccontare la nostra idea. Anzi, come ho detto fin dall’inizio: se vinciamo, è noi, ma se perdiamo è un io. Io ho perso.

Referendum 2016

Ci abbiamo provato. Volevamo dare agli italiani un’occasione, una chance di cambiamento, semplice e chiara, ma non ce l’abbiamo fatta, non siamo riusciti a convincere la maggioranza dei nostri concittadini.

Abbiamo ottenuto milioni di voti, e questi milioni di voti sono impressionanti ma insufficienti. Volevamo vincere, non partecipare.

E allora mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta, e dico agli amici del sì che ho perso io, non voi.

Il momento la prendiamo con filosofia, ma filosofia arrabbiata

Primarie 2012

Però diciamo la verità, non basta questo — a chi oggi ci dice dai, allegro Matteo, hai vinto lo stesso, noi diciamo che noi allegri lo siamo lo stesso, ma non eravamo qui a fare una battaglia di testimonianza, non raccontiamoci le solite barzellette – non c’è mai nessuno che perde nella politica italiana. Noi non eravamo qui per fare una battaglia di testimonianza, noi volevamo prendere in mano il governo del paese, e non ce l’abbiamo fatta. Bisogna avere il coraggio di dirlo, perché se no non siamo seri.

Referendum 2016

Stasera andando a riposare o domattina andando a lavorare sentitevi soddisfatti comunque, per l’impegno la passione, le idee. Intendiamoci, c’è rabbia, c’è delusione, c’è amarezza e c’è tristezza — è normale. Però vorrei che voi foste fieri, di voi stessi.

(…)

Se è vero che c’è qualcuno che ha perso, andando a casa, siate orgogliosi, di quello che siete riusciti a fare.

Il momento va beh, arrangiatevi allora

Primarie 2012

Vorrei che da qui e stasera potessimo fargli [a Bersani, ndr] un in bocca al lupo per la sfida che lo attende, che ci attende, dicendo che si tratta una vittoria netta, da non mettere in discussione.

Referendum 2016

Il no ha vinto in modo straordinariamente netto, ai leader del no le mie congratulazioni, il mio augurio di buon lavoro – nell’interesse del Paese, dell’Italia e degli Italiani.

Questo voto consegna ai leader del fronte del No oneri e onori, a cominciare dalla proposta delle regole — della legge elettorale.

E ovviamente, non potrebbe mancare:

Il momento lacrima