A quasi un mese dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, il problema delle fake news, della filter bubble e delle incrinature editoriali sul web riecheggiano prepotentemente nel dibattito sociale.
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Mentre le più importanti testate occidentali dichiarano i propri intenti per un’informazione più limpida ed efficace, il neoeletto Presidente degli Stati Uniti dichiara che milioni di elettori hanno votato illegalmente ma non è vero). Mentre Mark Zuckerberg afferma che “individuare la verità è complicato”, la sua compagnia prepara un sistema di censura delle notizie vere per accedere al mercato cinese.
Parafrasando Kurt Russel in 1997: Fuga da New York, benvenuti nell’era post-fattuale.
L’accoglienza in questa nuova era digitale la forniscono i neo-nazisti dell’Alt-Right, nerd macedoni privi di scrupoli editoriali, e una stragrande maggioranza di utenti incapaci di valutare con coscienza le notizie provenienti dall’internet. Ma quello che è successo durante la campagna elettorale statunitense non è un unicum, è la Storia che si ripete.
Nel 1863 — durante la guerra di secessione e in un clima di tensioni politiche oltre che militari — compare nelle edicole di New York un pamphlet intitolato “Mescolanza razziale: la teoria sulla fusione delle razze, applicata all’uomo bianco americano e il nero (letteralmente: Miscegenation: The Theory of the Blending of the Races, Applied to the American White Man and Negro).
Nelle 72 pagine dell’opera l’autore, che rimaneva anonimo, illustra il significato del termine miscegenation — l’unione delle parole latine miscere (mescolare) e genus (razza). Secondo lo scrittore per favorire la nascita di una razza superiore, bianchi e afroamericani dovevano iniziare a procreare senza dare più peso alla segregazione. Nelle conclusioni finali dell’opera si afferma che lo scopo della guerra, allora in corso, sarebbe stato quello di combattere a favore della miscegenation, “finchè la grande verità non sia dichiarata nei nostri documenti pubblici e annunciata nei discorsi dei nostri Presidenti, che è dunque auspicabile che l’uomo bianco possa sposare la donna nera e che la donna bianca possa sposare l’uomo nero”.
Non privo di riferimenti alla situazione politica dell’epoca, il pamphlet fu inviato ai maggiori leader del movimenti anti-schiavitù e l’opera fu resa parte integrante del dibattito politico del Congresso. Il deputato democratico (allora contro i principi egualitari) Samuel Sullivan Cox tenne un discorso al Congresso denunciando la diffusione delle idee del testo nella società.
Come un moderno tweet, il discorso di Cox infiammò la disputa fra i due partiti, che ben presto iniziarono a scambiarsi accuse a vicenda. La stampa non rimase certo a guardare. Il New Hampshire Patriot — giornale democratico — accusò falsamente 64 insegnanti abolizioniste del New England di aver partorito altrettanti bambini mulatti (lo stile sensazionalistico vi ricorda qualcuno?). In questo calderone diffamatorio, i democratici sfruttarono le polemiche suscitate dall’uscita del pamphlet per indebolire il partito repubblicano alle elezioni del 1864 e il suo candidato Abraham Lincoln. Nei giorni precedenti alle elezioni i democratici diffusero con particolare aggressività testi che riportavano titoli come “Tutte le carte sulla mescolanza razziale del partito Repubblicano” e “La mescolanza razziale e il partito Repubblicano”.
Solo due settimane dopo le elezioni – che videro Lincoln vincere con il 55% dei voti — il Morning Herald, un giornale inglese, smascherò la ricercata bufala. Il testo non era stato scritto da un abolizionista repubblicano, come si sospettava, bensì da un gruppo di giornalisti democratici intenti a intaccare la campagna elettorale in favore del partito repubblicano.
“La grande fregatura del giorno! Tutta la verità sul grande pamphlet della mescolanza razziale — Il “Falso della luna” —Chi ha scritto libro e come è diventato famoso—Ecco le lettere di sostegno dei principali progressisti”
Le tecniche adottate dalla campagna di Donald Trump non sono nuove in ambito elettorale, dove bufale e diffamazione sono il pane quotidiano, che sfrutta l’interesse mediatico per sviare l’attenzione su tematiche meno scottanti e più altisonanti.
La maggior parte delle realtà di oggi — dai social network alla politica — bramano la nostra attenzione, una risorsa limitata che spesso è difficile gestire. In questo la Storia ci aiuta, ricordandoci che è bene concentrarsi su ciò che realmente conta, dimenticando le distrazioni (anche quelle montate ad arte). Lo stesso Lincoln, a cui fu inviata una copia del pamphlet nella speranza di un riconoscimento che desse l’occasione per un attacco politico dei democratici, non rispose mai alla lettera.