Lunedì 21 novembre alcuni politici europei si sono recati a Edirne, dove si trova detenuto il leader del partito di opposizione filo-curdo HDP, Selahattin Demirtas. Fuori dalla prigione hanno messo in piedi una piccola dimostrazione contro la morsa sempre più opprimente del regime di Erdogan. Tra i membri della spedizione c’era anche l’europarlamentare PD Brando Benifei, che oltre alle questioni sul diritto d’autore si occupa anche degli affari esteri dell’Unione. L’abbiamo contattato per farci raccontare qualche dettaglio del loro viaggio.
Ciao Brando, partiamo dall’inizio. Come si è svolto il viaggio?
Siamo arrivati a Istanbul insieme a una delegazione guidata dal Presidente del Partito Socialista Europeo Stanishev composta da vari altri membri del Parlamento Europeo, altri deputati nazionali di Svezia, Austria, Germania e Francia e anche alcuni italiani della Commissione Esteri della Camera. Eravamo una quindicina di persone. Da Istanbul poi siamo andati a Edirne, dove è incarcerato Demirtas, e lì abbiamo cercato di entrare per portargli di persona la nostra solidarietà. Non ci è stato permesso, ma ovviamente ce lo aspettavamo. Davanti al carcere quindi abbiamo improvvisato un incontro con la stampa, nonostante ci avessero chiesto di non farlo.
Avrupa Sosyalistler Partisi (PES) ve HDP heyetinin #Demirtaş ile görüşülmesi engellendi.Heyet, Cezaevi önünde basın açıklaması yaptı. pic.twitter.com/yWUm8I68EA
— HDP İstanbul (@HDPistanbul) November 21, 2016
Non è stata un’iniziativa molto istituzionale.
Noi abbiamo fatto una richiesta secondo le regole, non siamo andati contro la legge turca, non abbiamo fatto azioni provocatorie insomma. Quando abbiamo mandato la richiesta non ci hanno risposto. Abbiamo accettato che senza alcuna motivazione i militari ci dicessero di non parlare coi giornalisti ma l’abbiamo fatto. La visita si è svolta al di fuori della dimensione parlamentare, visto che era del PSE. Il PSE è manchevole in tante questioni, ma sulla questione curda ha svolto un lavoro eccellente, di dialogo tra le varie parti, anche all’interno degli stessi curdi. Ci sarà un incontro a Suleimanija in Iraq con i curdi iracheni, le forze peshmerga.
Invece di governativo, di membri dell’AKP, non avete incontrato nessuno?
No, non abbiamo voluto. Per incontrare il governo c’erano missioni del Parlamento Europeo che sono state annullate. Io stesso avrei dovuto partecipare a una di queste. Ne cito anche una in particolare, molto importante, a cui avrebbero dovuto partecipare il Presidente del Parlamento Schulz e la relatrice per la Turchia, Kati Piri, una parlamentare del Partito Laburista Olandese.
Questa missione ristretta è stata annullata perché il governo turco ha fatto sapere che Kati Piri era persona non grata, in seguito ad alcune sue prese di posizione nei confronti del governo.
L’avrebbero fatta entrare nel Paese ma non l’avrebbero ammessa alle riunioni e questo ovviamente per il Parlamento è stato inaccettabile. D’accordo con il Presidente Schulz si è deciso di annullare tutto.
Dunque qual era lo scopo finale del viaggio?
Volevamo fare due cose: da una parte dare un messaggio di solidarietà ai parlamentari incarcerati, all’opposizione e alla stampa — abbiamo incontrato la redazione di Cumhuryiet [quotidiano di opposizione duramente colpito dalla repressione di Erdogan, nda]; e dall’altra parlare con l’opposizione per capire come comportarci con il voto di questa settimana in Parlamento.
Con la delegazione @PES_PSE guidata dal Presidente @SergeiStanishev, e di fronte alla prigione dove è detenuto il leader curdo @hdpdemirtas pic.twitter.com/zbrvpYspcg
— Brando Benifei (@brandobenifei) November 21, 2016
Alla fine è stata votata la proposta di una sospensione temporanea dei negoziati [per l’adesione della Turchia all’Unione Europea nda]: è stato importante incontrare i leader del CHP, il principale partito di opposizione, e i parlamentari dell’HDP ancora a piede libero. Ci hanno detto di non mandare un messaggio di chiusura totale, perché Erdogan l’avrebbe usata contro l’opposizione, dicendo che tanto ormai l’Europa è un capitolo chiuso, e si sarebbe sentito in potere di fare quello che vuole. Questo tema ci è stato posto da più persone in Turchia. Secondo me il messaggio che abbiamo dato ieri è stato equilibrato: noi vogliamo mantenere la Turchia ancorata all’Europa e in questo momento Erdogan è un ostacolo a questo rapporto che vogliamo mantenere stretto.