Quale destino attende i centri antiviolenza italiani?

Nella Manovra per il triennio 2017-2019 dovrebbero essere stanziati 5 milioni all’anno per le donne vittime di violenza e i loro figli. Ma fino a quest’estate i centri antiviolenza si barcamenavano per stare a galla.

Quale destino attende i centri antiviolenza italiani?

È tempo di finanziamenti. In occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, si sono dati tutti da fare.

Il 23 novembre Majorino, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano ha comunicato che il 2017 porterà 1,6 milioni ai Centri Antiviolenza della città. Dal Comune un milione, dal Dipartimento per le Pari Opportunità 610.000 euro ― dei 12 milioni stanziati l’8 marzo 2016, riservati ai progetti di tre delle principali associazioni milanesi, CeAS, CADMI e SVSDAD.

La Rete Antiviolenza coordinata dal Comune di Milano, che si occupa di fornire un percorso completo verso l’uscita da situazioni violente, conta nove associazioni che solo tra il gennaio e il luglio 2016 si stanno occupando già di 975 donne che hanno subito una forma di violenza: stalking, violenza fisica, sessuale, psicologica, economica.

Nella Manovra per il triennio 2017-2019 dovrebbero essere stanziati 5 milioni all’anno per le donne vittime di violenza e i loro figli.

Ieri la Conferenza Stato-Regioni ha sancito l’intesa sullo schema del d.p.c.m. sulla ripartizione dei fondi previsti dal Piano di Azione Straordinaria Contro la Violenza Sessuale e di Genere. Il Piano era previsto dalla dalla legge n.119 del 15 ottobre 2013, è stato adottato nel 7 luglio 2015: 13 milioni alle Regioni per formazione, inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, interventi per l’autonomia abitativa e implementazione di sistemi informativi relativi ai dati sulle violenze. La chiave è puntare sullo sviluppo dei servizi territoriali.

Fino a quest’estate però, i centri antiviolenza si barcamenavano per stare a galla.

Casa Fiorinda, unica casa per le donne maltrattate a Napoli, attiva da cinque anni, chiude il 23 giugno. Nel comunicato stampa che dà la notizia, le donne della Casa distribuiscono responsabilità che rimbalzano: al Comune, che doveva aspettare le procedure di trasferimento fondi della Regione, che a sua volta doveva aspettare il riparto del Fondo nazionale per le Politiche Sociali del Ministero,e via di seguito…

Sempre a giugno chiude, a Roma, SOSDonna H24, in scadenza di progetto.

Nel luglio di quest’anno Titti Carrano ― presidente di DiRe, prima associazione nazionale italiana che unisce 78 centri ― dice a Repubblica che delle risorse date alle Regioni del 2013-14 per il Piano antiviolenza poco è arrivato a chi lavora sul territorio “Molte regioni, come la Lombardia, hanno ancora i fondi bloccati”. La Lombardia quest’anno detiene il record di donne uccise (20 da gennaio). L’ultima ieri sera, Elizabeth, 29 anni, nella periferia di Monza.

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Donne che contano / ActionAid. Clicca per la mappa interattiva.

ActionAid ha portato avanti il progetto “Donne che Contano” che, tramite OpenData, si propone di monitorare le risorse stanziate per il biennio 2013-2014 per sostenere servizi di contrasto alla violenza e prevenzione. A novembre 2015 la trasparenza in merito a questi fondi non è il punto forte delle Regioni: solo in dieci regioni si può accedere alla lista dei beneficiari.

In Italia secondo WeWorld ogni tre giorni una donna è vittima di violenza. E i ritardi nell’erogazione delle risorse, gli impasse burocratici e la mancanza di un progetto continuo a sostegno di questi centri sono tempo perso, in un ambito in cui la tempestività è essenziale.