Beatrice Di Maio è la nuova Elena Ferrante
Franco Bechis rivela che in realtà non si trattava di qualche agente occulto della Casaleggio & Associati, ma di Tommasa Giovannoni Ottaviani, arredatrice d’interni e moglie, dal 2011, di Renato Brunetta.
Lampo di luce tra le prime pagine dei giornali di oggi è lo scoop di Libero sulla vera identità di Beatrice Di Maio, account Twitter — con circa 14 mila follower, ora non più attivo — dedicato alla diffusione di propaganda anti-PD (quindi in larga parte filo-M5S). Sull’account aveva richiamato l’attenzione il 16 novembre Jacopo Iacoboni sulla Stampa, riferendo della querela per diffamazione presentata da Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Sul giornale diretto da Vittorio Feltri, Franco Bechis rivela che in realtà non si trattava di qualche agente occulto della Casaleggio & Associati specializzato in marketing virale, ma di Tommasa Giovannoni Ottaviani, arredatrice d’interni e moglie, dal 2011, di Renato Brunetta.
“Ora che viene fuori la mia identità crederanno che io li abbia traditi. Non è così, Bea ero davvero io come sono.”
L’effetto comico è inevitabile, anche per alcuni dettagli esilaranti dell’intervista — dal racconto della confessione al marito, che a quanto pare era ignaro di tutto (“Eravamo davanti alla tv io e Renato. Stavamo vedendo Enrico Mentana che nel suo tg stava facendo vedere una foto dei tweet di Beatrice di Maio. Raccontava che il M5S diceva di non saperne niente e faceva un appello a Bea di venire fuori, rivelare la sua identità. A quel punto ho guardato mio marito e gli ho detto: ‘Amore, ti dovrei dire una cosa…’”), alla profonda e intima identificazione che Giovannoni Ottaviani professa per il proprio alter ego online, quasi si trattasse di un personaggio letterario (“Ora che viene fuori la mia identità crederanno che io li abbia traditi. Non è così, Bea ero davvero io come sono”), fino al dispiacere per tutte le altre “Beatrici” che ora saranno costrette a tacere.
A tutta questa serietà fa da pendent la solennità con cui Bechis, futuro Pulitzer, racconta il faticoso lavoro d’inchiesta intrapreso per portare finalmente all’attenzione del Paese una verità di siffatta rilevanza: “…Al termine di una lunga ricostruzione, di decine di testimonianze raccolte e ovviamente della soffiata giusta ricevuta.”
Resta il mistero delle motivazioni politiche. Brunetta, raggiunto da Repubblica, minimizza la questione, definendo l’attività della moglie su Twitter “impegno civile e legittima satira.” Dal canto suo, lei nega di aver avuto intenti propagandistici: “Ho le mie idee. Non sono una militante del Movimento 5 Stelle, non conosco nessuno personalmente. […] Quello che pensavo ho scritto, sempre con ironia.” Al punto da non aver gradito nemmeno il titolo dato da Libero al servizio (“State attenti a questi due”), che sembra ipotizzare una sorta di asse Brunetta-Ottaviani per un takeover del centrodestra o cos’altro — è notizia di poco fa la decisione di Ottaviani di querelare il giornale e, già che c’è, anche Jacopo Iacoboni.
Mentre molti simpatizzanti del M5S commentano sbeffeggiando la cantonata presa da Lotti e da La Stampa — che forse è stata effettivamente avventata a scrivere che “Beatrice si muove dentro quella che è configurata come una struttura” — il dato dei contenuti diffusi da quell’account resta — non importa chi ci fosse dietro. E, peraltro, l’acredine grillina contro il PD, con leva sulle questioni di Banca Etruria, Mafia Capitale o l’inchiesta su Temparossa, si accorda perfettamente con quella della frangia più oltranzista di Forza Italia, incarnata da Brunetta.
Peraltro, nei giorni scorsi gli stessi grillini avevano in qualche modo trattato Beatrice Di Maio — nome scelto senza riferimenti al più popolare Luigi, sembra — come “una di loro,” twittando con l’hashtag #IoStoConBea. Per esempio Marione, vignettista semi-ufficiale del Movimento:
https://twitter.com/marionecomix/status/799152186236301313
In questo girotondo pirandelliano, rischia di essere perso di vista il problema centrale — di cui in queste settimane ci stiamo occupando spesso: una rete di propaganda legata al Movimento 5 Stelle esiste, attiva soprattutto su Facebook, molto più rilevante di Beatrice Di Maio, e merita di essere considerata con la stessa serietà che si sta riservando alla galassia di siti di propaganda e disinformazione pro-Trump dopo la sua vittoria elettorale.