Combattere la censura in India con un libro pop-up

Abbiamo intervistato Akshita Chandra, artista e designer indiana di 21 anni, autrice di Being Censitive, un libro illustrato contro la censura e il bigottismo della società indiana.

Combattere la censura in India con un libro pop-up

I pop up books — o, per usare una perifrasi italiana, i libri con le finestrelle — sono considerati un ottimo mezzo di apprendimento, in quanto invitano il lettore all’azione, a toccare, spostare, a svelare ciò che è nascosto. Secondo gli esperti in pedagogia questa spinta all’esplorazione materiale del libro è fondamentale per attivare l’interesse del lettore, costituendo dunque un passaggio fondamentale per la comprensione del testo.

Being Censitive, opera interattiva dell’artista e designer indiana Akshita Chandra, si rifà allo stesso principio: coprire, cancellare, celare un simbolo per toccare con mano il problema della censura.

http://being-censitive.tumblr.com/post/145960892736/clashes-between-the-censor-and-the-nation-weve

Akshita ha 21 anni, si è laureata lo scorso luglio allo Srishti Institute of Art, Design and Technology di Bangalore. Sul suo sito definisce Being Censitive come “un’opera che si prefigge di esplorare il confine tra ciò che è osceno e ciò che è accettabile, sottolineando il contrasto problematico tra morale personale e politica censoria.”

Le illustrazioni, finalizzate a rappresentare uno specifico episodio di cronaca, si ispirano alle sculture dei templi di Kahajuraho, un gruppo di santuari induisti, e in misura minore giainisti, noti per le sculture erotiche che li adornano.

Le sculture di Khajuraho / Wikimedia Commons
Le sculture di Khajuraho / Wikimedia Commons

Il rimando ad alcuni dei monumenti sacri indiani più noti vuole “creare un dialogo tra il passato e il presente,” ricordando come la nudità e la sessualità — spesso oggetto di censura da parte delle autorità indiane, come esemplifica la lunga lista di siti porno che il governo indiano ha oscurato nell’ultimo anno — siano in realtà strettamente legate alla cultura indiana e induista.

Gli episodi raccontati dalle illustrazioni di Akshita risalgono alla cronaca indiana degli ultimi anni, e di alcuni di questi non si è mai parlato al di fuori dell’India.

1) Nell’agosto del 2015, a Mumbai, più di quaranta coppie che pernottavano nei vari alberghi della regione furono costrette dalla polizia ad abbandonare le camere e vennero trasferite nella più vicina stazione di polizia con l’assurda accusa di atti osceni in luogo pubblico. Molte erano coppie non sposate, e avevano deciso di prenotare una camera per la notte semplicemente per avere un po’ di privacy. Tra le vittime del raid, una ragazza di 19 anni racconta di aver pensato di togliersi la vita per la vergogna: “la mia famiglia non mi parla da giorni dopo quello che è successo.” Un’altra, di 21 anni, si ribella e viene presa a schiaffi da un agente per strada, fuori dall’albergo che lei e il suo fidanzato avevano scelto per la notte: “non sono una prostituta — tenta di spiegare alle autorità la giovane — l’uomo che era con me è il mio fidanzato, ci sposeremo il mese prossimo. Cercavamo solo un po’ di privacy.”

2) A Mumbai, nel 2013, era stato proposto di eliminare i manichini utilizzati per pubblicizzare l’intimo nei grandi magazzini, ritenuti scandalosi. Secondo i sostenitori di questa rivoluzione delle vetrine, i manichini coperti solo da lingerie avrebbero potuto “legittimare l’uomo a commettere stupro.”

3) Secondo Dianath Batra, intellettuale e attivista radicale, bisognerebbe bandire l’educazione sessuale dalle scuole, in quanto rappresenterebbe un’offesa ai valori indiani.

In seguito Batra ha ribadito ulteriormente il concetto, proponendo di incarcerare per due anni gli insegnanti che avrebbero contribuito a portare avanti il corso di educazione sessuale, con l’accusa di “oltraggio alla modestia delle donne e minaccia al disonore degli allievi.”

4) I Militanti del partito di estrema destra Shiv Sena ogni anno tendono agguati e assalgono le coppie che festeggiano il giorno di San Valentino.

5) Il programma televisivo Romedy Now, molto popolare in india, ha censurato gli abiti femminili considerati osceni.

6) La sezione 377 del Codice Penale Indiano, redatta nel 1863, dichiara che “ogni azione carnale contro natura può essere punita con il carcere a vita.” Nel 2009, dopo numerose proteste della comunità gay, il tribunale di Delhi ha depenalizzato l’omosessualità, dichiarando la sezione 377 incostituzionale in quanto discriminatoria. Nel dicembre del 2013, però, la Corte Suprema ha deciso di ignorare l’apertura di quattro anni prima, ribadendo la costituzionalità dell’atto e bandendo l’omosessualità.

Attualmente in India l’omosessualità è ancora un tabù, e in molti sostengono la teoria del guru Baba Ramdev, secondo cui l’omosessualità è una malattia da curare attraverso lo yoga.

7) Lo scorso marzo le attiviste di Durga Vahini (l’ala femminile della Vishva Hindu Parishad, un’organizzazione nazionalista hindu) hanno protestato contro la mostra di pittura “Naked and the Nude” allestita alla Delhi Art Gallery (senza, per altro, aver ben capito di che cosa si trattasse).

8) Durante un congresso dei leader del Rashtriya Swayamsevak Sangh — l’organizzazione paramilitare di estrema destra connessa con il partito Bharatiya Janata, attualmente al governo — il ministro della cultura e delle risorse umane ha dichiarato di voler dar inizio a un movimento su scala nazionale per la restaurazione della cultura indiana delle origini, rovinata da anni di corruzione. La “pulizia culturale” andrebbe a censurare libri, film, prodotti televisivi e agirebbe anche nelle scuole, con un programma che guardi alla salvaguardia della purezza indiana.

Being Censitive punta il dito contro la censura culturale indiana, ne denuncia le idee estemporanee e confuse, e lo fa mettendo in gioco un’estetica estremamente moderna.

“Il progetto è nato da una consegna che mi hanno assegnato durante il mio ultimo anno di college,” racconta Akshita a The Submarine. “Per quello specifico corso, dovevamo lavorare su una o più vicende storiche. Io ho deciso di dare al mio lavoro una forte valenza contemporanea. Da tempo desideravo lavorare a un progetto che trattasse la tematica della censura, e, riflettendo sulla storia del mio paese, ho deciso di creare questa sovrapposizione contrastiva tra le statue dei templi di Khajuraho, simboli della nostra cultura, e il controllo serrato e moralista sui costumi, da sempre un grosso problema per l’India.”

Una volta capito come procedere, Akshita ha iniziato a prendere in considerazione i moltissimi episodi di censura morale che avevano trovato spazio nei quotidiani locali (perché in India di questo problema si parla, e parecchio): “Volevo trattare di avvenimenti che risultassero di forte impatto, che potessero essere rappresentati in modo chiaro e che fossero già noti, così che lo spettatore potesse subito ricollegarli mentalmente a qualcosa che aveva già letto o sentito da qualche parte; infine volevo che avessero una forte rilevanza per la nostra generazione.”

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La stessa Akshita, che vive e lavora a Bangalore, racconta di essere stata vittima di censura, proprio per questo progetto: “Ho deciso di pubblicare tutte le illustrazioni di Being Censitive su un blog Tumblr perchè il progetto era stato bannato dal mio profilo Behance a causa delle immagini di nudo.”

“Non lavoro quasi mai sulle tematiche sessuali — continua Akshita — per Being Censitive non solo sono stata censurata su internet, ma spesso mi sono anche sentita dire di fare attenzione, perchè avrei potuto offendere gli estremisti. Benché il progetto sia stato valutato quasi sempre positivamente, anche qui in India, molte persone hanno continuato a chiedermi cosa ne pensasse la mia famiglia, o come avessero reagito i miei genitori sapendo che avrei lavorato su alcune immagini erotiche. In un’intervista mi hanno chiesto dove io abbia trovato il coraggio di portare a termine un’opera così forte, venendo da una piccola città.”

Una donna che tratta di tematiche importanti e, soprattutto, legate alla sessualità — “molti hanno parlato della mia come di un’opera incentrata sul sesso, ma io volevo parlare di censura, non di sesso” ribadisce l’artista — fa ancora scalpore, soprattutto in un paese come l’India.

Akshita, però, lascia un margine di speranza: “Il sesso è ancora un tabù. Tutto, nel mio paese, viene giudicato in base a quanto possa essere in linea con la cultura indiana, senza offendere le tradizioni. La gente non è ancora disposta a perdonare facilmente uno “strappo alla regola”. Tuttavia sempre più persone stanno iniziando a parlare della sessualità in modo molto più rilassato e positivo, quindi sono fiduciosa. Le cose stanno cambiando. Lentamente, ma stanno cambiando.”