La paura delle malattie portate dai migranti è ingiustificata

Siamo stati a un convegno organizzato dall’Ordine dei Medici, che ha smontato una delle bufale più diffuse sull’immigrazione.

Si chiama “effetto migrante sano”: un migrante non in buona salute non inizia un percorso migratorio, sono i migliori a partire. Si è aperto con questa prima basilare spiegazione il convegno “Immigrazione oggi: il recente passato e l’attualità, gli aspetti giuridici, sanitari, psicologici, etici, con particolare riguardo ai minori” organizzato dall’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri e tenutosi a Verbania l’8 ottobre scorso.

Gli interventi dei relatori si sono concentrati sul tema della salute applicato alla popolazione migrante. Ciò che emerge è che i migranti, nel nostro contesto, si ammalano delle nostre stesse malattie. L’unica differenza è che in ospedale questi frequentano maggiormente due reparti: ginecologia e ostetricia, e traumatologia. Il primo perché le donne straniere in Italia hanno più figli rispetto alle italiane, con una media di 2,3 contro l’1,3 delle connazionali, il secondo perché i migranti tendono a svolgere lavori usuranti che gli italiani non vogliono fare.

Marco Mazzetti, psichiatra, spiega come l’immigrazione sia per l’Italia una necessità vitale per mantenere elevata la demografia: “La crisi demografica è gravissima, sarebbe necessario avere 2,1 figli a donna”, prosegue, “Ci dimezzeremo passando di generazione in generazione, mentre fra tre generazioni l’Italia diventerà un paese con 8-10 milioni di migranti.” Continua: “L’immigrazione è da incoraggiare e gestire nel migliore dei modi perché l’Italia abbia un futuro.”

In Italia ci sono 5 milioni di stranieri, di cui oltre il 55% sono donne e il 22% bambini. Dagli anni Ottanta il nostro Paese ha una grande tradizione di migranti — da non confondere con i profughi. Il numero di persone che sbarcano in Italia non corrisponde al numero di richiedenti asilo, perché molti migranti sono transitanti, attraversano il nostro Paese per raggiungere il Nord Europa.

Gli stranieri in Italia si aggirano attorno al 9% e dal punto di vista clinico non hanno mai creato problemi significativi.

L’opinione comune spesso pensa che i migranti siano portatori di gravi malattie infettive, ma questo, come sostiene Vincenzo Mondino, non è vero. Mondino è il Direttore SPC Malattie Infettive e Tropicali dell’ASL del Verbano Cusio Ossola e spiega che è diffusa “una paura per epidemie che non hanno possibilità di svilupparsi.” Ribadisce la realtà dell’“effetto migrante sano” sostenendo che chi arriva è in buona salute per un meccanismo di autoselezione alla partenza e che malattie infettive virali con un periodo breve di incubazione non possono arrivare in Italia perché il percorso dei migranti è molto lungo.

Ciò che determina la salute degli stranieri in Italia è anche la loro situazione abitativa: infatti, vivere in appartamenti sovraffollati o in luoghi con scarse condizioni igieniche non favorisce la prevenzione e, invece, contribuisce allo sviluppo di patologie.

L’intervento più emozionante della mattinata è quello di Gloria Bimbi, infermiera e membro della associazione Nosotras Onlus. Gloria è di origine Nigeriana e si è occupata del tema delle mutilazioni genitali femminili. Spiega come in alcune aree dell’Africa questa sia una pratica accettata e quasi “normale,” fa parte della cultura. Lei stessa la praticava, avendo imparato il mestiere fin da piccola dalla nonna ostetrica. Gloria racconta che in Africa “non si facevano domande” e che una volta arrivata in Italia per frequentare infermieristica all’università ha avuto risposte a tutte quelle domande che si era sempre posta.

Gloria ha imparato in Italia che la pratica che faceva la nonna alle bambine di soli 7 giorni di vita non era altro che quello che viene chiamato infibulazione, o mutilazione genitale femminile. Non sapeva cosa fosse, in Africa veniva chiamata “circoncisione” ed era una cosa normale.

Perciò ha deciso di approfondire questo tema, e di scrivere sull’argomento la propria tesi di laurea. La sua tesi, con i quesiti posti alle donne somale e nigeriane in Italia, ha mostrato come la mutilazione genitale femminile sia una pratica ancora rispettata, nonostante in Italia non sia legale. Gloria, inoltre, ha saputo che questa viene praticata in Italia frequentemente, e non nelle strutture sanitarie, ma nei salotti e nelle case. L’associazione Nosotras Onlus, di cui Gloria fa parte, si occupa di fornire uno sportello alle donne straniere in Italia per informarle sui loro diritti, per sostenerle, per contrastare la violenza di genere e le mutilazioni genitali femminili.

L’accoglienza deve essere una buona accoglienza e in questa è fondamentale la presenza delle donne e dei bambini. Come sostiene Marco Mazzetti, psicoterapeuta, “il maggior numero di reati commessi da stranieri in Italia riguarda uomini soli” e prosegue: “Se questi avessero a casa le proprie mogli e i propri figli, si dovrebbero occupare di loro, e non avrebbero tempo per comportamenti devianti.”

Il lavoro, inoltre, è un ottimo mezzo attraverso cui promuovere l’integrazione. Non deve essere per forza pagato, può trattarsi anche di un lavoro socialmente utile o di volontariato, ma il tener occupati mente e braccia porta effetti positivi per quanto riguarda l’integrazione, che però, come dice l’antropologo Felice Di Lernia, non deve essere confusa con l’assimilazione. È necessaria una buona accoglienza che sia mossa da un sentimento di curiosità.

I migranti vivono in una condizione delicata, quella della doppia assenza. Vivono in un altrove, dove faticano ad accomodarsi e a ritrovare la propria identità.

In Italia si sentono stranieri, nel proprio Paese di origine si sentono italiani — vivono una condizione permanente di precarietà in cui trova spazio la delocalizzazione.

Quando ci si prende cura delle persone non bisogna sottovalutare il rapporto che la loro salute ha con il luogo dove vivono e quindi dove sviluppano la propria identità. I migranti devono ritrovare il luogo dove accomodarsi e identificarsi, bisogna prendersi cura di loro con una particolare attenzione, con curiosità: “Senza di questa, infatti, non riusciamo a vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi.”