In una città frenetica e trafficata come Milano, la bicicletta è il mezzo ideale per muoversi in modo libero e veloce, evitando di rimanere intrappolati nel traffico, di perdere tempo a cercare parcheggio e di essere vincolati agli orari dei trasporti pubblici.

Purtroppo, chi utilizza questo mezzo abitualmente o saltuariamente deve comunque convivere con l’incessante incubo dei furti, che nel capoluogo lombardo sono una vera piaga.

A volte succede perché la bici non era stata legata correttamente, magari lasciata in un vicolo poco frequentato e troppo quieto, oppure perché si è voluto risparmiare sull’antifurto, ma rimane il fatto che, a Milano, per una bici di medio-alto valore non c’è catena che tenga.

Ritrovare le biciclette sottratte è difficile, perché spesso i ladri custodiscono la refurtiva all’interno di grossi garage, aspettando mesi o anche anni prima di rivenderla sul mercato nero.

In questo modo le indagini della Polizia vanno a rilento e chi è stato derubato perde velocemente la speranza di ritrovare l’oggetto del furto, e così cerca di dimenticare la brutta esperienza e compra semplicemente un nuovo mezzo.

Ma c’è chi non si è arreso e ha deciso di passare all’azione.

Nel 2015 un gruppo di cittadini sensibili al tema ha fondato una comunità su Facebook con l’obiettivo di aiutarsi a vicenda a recuperare le proprie bici.

Oggi la pagina conta quasi 1800 iscritti, collabora con la Squadra Contrasto Bici Rubate della Polizia Locale e accoglie quotidianamente gli appelli di chi è stato rapinato.

Sul gruppo le vittime pubblicano una foto e la descrizione del mezzo scomparso, unitamente alla data e al luogo in cui è avvenuto il crimine.

The Submarine ha recuperato la cronologia dei post pubblicati e ha utilizzato le informazioni per generare una mappa con le zone della città più colpite.

I cerchi rossi indicano l’area circostante al punto esatto in cui è stato compiuto il fatto — l’ipotesi di base è che il ladro fosse potenzialmente attivo e in agguato nell’area delimitata dal cerchio rosso.

Quanto più intensa è la gradazione di rosso, tanto maggiore il rischio di furto.

Tra i posti più colpiti si notano immediatamente i Navigli e il quartiere Isola, seguiti da Porta Romana, Città Studi e Parco Sempione, dove i puntatori si concentrano attorno all’Arco della Pace.

I furti sono frequenti non solo nel centro della città, specialmente nel tratto compreso tra Duomo e San Babila, ma anche in periferia, come a Turro, Gorla, Affori, e fuori città, soprattutto a Monza, Rho e Lodi.

Il metodo con cui è stata costruita la mappa consente di individuare altri luoghi sospetti semplicemente estendendo il raggio dei cerchi.

Questo artificio, che equivale ad una diversa interpolazione dei dati puntuali, determina la comparsa di nuove intersezioni, alle quali corrispondono altre aree ad alta pericolosità.[footnote]Come soglia di evidenza, per la prima mappa si è scelta l’intersezione di almeno 5 cerchi. Per la seconda mappa è stata fissata come soglia una tonalità di colore. Le gradazioni dei colori sono state identificate con un software grafico.[/footnote]

Fissato il raggio dei cerchi [footnote]Si è dovuto ricorrere a questo artificio in quanto il software di Google non consente di estendere a piacimento il raggio dei puntatori.[/footnote] per una mappa di scala 1:13000, abbiamo analizzato la mappa alla scala di circa 1:53000 e 1:220000, operazione che equivale a estendere il raggio, rispettivamente, del 400% e del 1700%.

Dalla prima cartina saltano all’occhio Via Botta, Via privata Sartirana, Piazzetta Pattari, Piazza Guardi, Piazza dei Volontari, Piazza Da Vinci, Piazza Sant’Eustorgio, il giardino Vincenzo Muccioli e i dintorni della stazione Garibaldi Fs.

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La seconda, un po’ meno precisa?, mette in risalto gli incroci tra Corso Sempione e Via Procaccini, tra Viale Liguria e Via Sforza, tra Via D’Alviano e Via Soderini, poi Piazza Bolivar, Piazzale Brescia, Piazzale Aquileia, Piazzale Libia, e ancora Largo dei Gelsomini, i giardinetti di Viale Caterina da Forlì, il giardino Sergio Ramelli, e un’ampia zona attorno ai giardini Falcone-Borsellino.

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Tuttavia, bisogna tenere conto che questi risultati derivano da un modello approssimato e da un metodo ovviamente poco accurato, cui si aggiunge la bassa precisione dei dati di partenza — non sempre gli utenti del gruppo Facebook hanno segnalato l’indirizzo esatto in cui è avvenuto il fatto.

Ad ogni modo, è evidente che i luoghi più bersagliati sono le zone della movida, le aree verdi e i campus universitari, mentre i modelli di bici più a rischio sono, banalmente, i più nuovi e costosi.

Eppure i furti di biciclette potrebbero diminuire drasticamente se i proprietari prendessero alcune semplici precauzioni.

Dai post del gruppo e da un sondaggio condotto da The Submarine emerge che alcune vittime avevano legato la bicicletta in modo inappropriato, mentre molti l’avevano assicurata con un semplice cavo o con una catena troppo sottile, entrambi piuttosto facili da spezzare.

 

A questo proposito, i veterani della comunità ciclo-amatoriale non si stancano mai di commentare che l’unico antifurto veramente affidabile è il bloster (in gergo U-lock o D-Lock), e che la prima cosa da fare dopo il rinvenimento del furto è sporgere denuncia alla Polizia Locale.

Diversi cittadini rinunciano a questa prassi perché convinti che comunque non li aiuterebbe a ritrovare la propria bicicletta — invece ogni mese ne vengono ritrovate almeno tre o quattro, e attualmente la polizia sta cercando i proprietari di oltre una settantina di veicoli.

Ma in assenza della denuncia è difficile capire a chi appartenga la refurtiva, e nel riconsegnarla al suo proprietario si incappa nei vincoli della burocrazia.

Come se non bastasse, il danno peggiore deriva dal fatto che, per ogni vittima che non sporge denuncia, la Polizia non viene a conoscenza delle circostanze in cui è avvenuto il crimine.

Tale situazione determina una carenza di dati che rende faticoso orientare correttamente le indagini e implementare delle soluzioni mirate per contrastare il fenomeno.

Infine, sempre secondo le testimonianze che abbiamo raccolto, una parte della colpa ricade anche sull’amministrazione comunale, che dovrebbe regolamentare quei mercatini al limite della legalità in cui le biciclette vengono vendute senza gli adeguati controlli.

Il più famoso è quello di Senigallia (porta Genova), seguito a ruota da quello di piazza Tirana, piazza Alfieri, piazzale Cantore, via Pezzotti, via Gaffurio e colonne di S. Lorenzo e Piazzale Cuoco.

Come si può vedere, l’elenco è lungo e prosegue anche al di fuori dei confini della città, in particolare a Cormano, S. Donato e S. Giuliano Milanese.

Ma anche il consumatore dovrebbe fare la propria parte, tenendosi alla larga da determinate trattative e rifiutandosi di acquistare componenti di dubbia provenienza — perché la prima causa dei furti di biciclette è la domanda di biciclette rubate.

Note:

  1. Come soglia di evidenza, per la prima mappa si è scelta l’intersezione di almeno 5 cerchi. Per la seconda mappa è stata fissata come soglia una tonalità di colore. Le gradazioni dei colori sono state identificate con un software grafico.
  2. Si è dovuto ricorrere a questo artificio in quanto il software di Google non consente di estendere a piacimento il raggio dei puntatori.

Chiunque volesse aiutarci a raccogliere informazioni sui furti di biciclette a Milano e in Lombardia può partecipare al nostro sondaggio.