Colombia: oggi il voto referendario deciderà della sorte dei ribelli delle Farc

L’opinione pubblica ha cambiato nel corso del tempo posizione nei confronti dei ribelli: l’80% dei colombiani reputa necessario che i guerriglieri scontino una pena.

Dopo 52 anni di guerriglia sono stati firmati gli accordi di pace tra le Farc e il governo colombiano. Il 26 settembre si è arrivati finalmente alla firma: il presidente Juan Manuel Santos e il comandante dei ribelli Timochenko hanno ufficialmente firmato gli accordi bilaterali a Cartagena e per oggi è previsto il voto referendario con cui il popolo deciderà se accettare o no gli accordi siglati.

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Le Farc sono un’organizzazione guerrigliera di tipo marxista–leninista nata nel 1964 allo scopo di sovvertire il governo colombiano e creare una democrazia popolare socialista.

La loro strategia è quella della guerriglia armata che si svolge nelle campagne e nelle foreste del Paese. Sono stati svariati i tentativi di ottenere una legale rappresentanza parlamentare come nel 1985 quando nasce il movimento politico Union Patriotica. Alle elezioni di quell’anno ottengono 14 seggi in Parlamento, ma in una decina di anni i membri dell’UP vengono lentamente sterminati e le Farc tornano alla lotta clandestina.

Le condizioni di vita pessime delle campagne fa dei contadini colombiani il primo bacino di reclutamento dei guerriglieri, soprattutto tra i più giovani.

Dalla fine degli anni Novanta sono iniziate le trattative di pace tra i vertici del governo e delle Farc, ma le promesse sono state disattese prima da una e poi dall’altra parte e quindi si è arrivati a un nulla di fatto.

Oggi invece possiamo dire che il conflitto più longevo dell’America latina si è concluso.

I primi passi avanti sono stati fatti il 23 settembre 2015 quando a L’Avana Timochenko e Juan Manuel Santos si sono stretti la mano per la prima volta e hanno promesso la pace definitiva entro marzo 2016.

La discussione dei delicati punti dell’accordo ha avuto un tempo di maturazione di fatto molto più lungo del previsto e ha raggiunto il risultato finale solo il 26 settembre.

Tra i punti delle condizioni di pace c’è l’istituzione di tribunali speciali per giudicare la violazione dei diritti umani di entrambe le parti e risarcimento di vittime di cui solo il 19% sono ribelli mentre 81% è composto da civili. Un dato sconcertante:  in Colombia non c’è una famiglia che non abbia un lutto dovuto al conflitto.

Le Farc hanno negli anni diversificato le loro attività, occupandosi di narcotraffico, sequestri di persona, guadagnandosi il posto nella lista nera delle organizzazioni terroristiche stilata dagli USA nel 2002, poco dopo il rapimento di Ingrid Betancourt.

Dal 2008 l’ex presidente del Venezuela, Hugo Chavez ha spinto perché le Farc venissero considerate un’organizzazione belligerante coinvolta in conflitto civile. Questo riconoscimento è stato essenziale perché non si creasse il muro tra le due parti e perché si potesse continuare la trattativa che infatti è ripresa dal 2015.

Le Farc sono quindi passate da essere considerate un’organizzazione terroristica a una semplice milizia armata e oggi il voto referendario deciderà se dare ai suoi vertici la possibilità di avere una rappresentanza parlamentare e l’amnistia per i crimini commessi.

All’indomani della firma, per appoggiare la pace e facilitarne l’attuazione, l’Onu e l’Europa hanno cancellato le Farc dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

Ma ora sarà il popolo a decidere se perdonare i 220mila morti.

L’opinione pubblica ha cambiato nel corso del tempo posizione nei confronti dei ribelli: l’80% dei colombiani reputa necessario che i guerriglieri scontino una pena.

Non solo terroristi, ma anche narcotrafficanti: durante il conflitto 6 milioni di persone hanno lasciato le campagne lasciando la terra nelle mani dei guerriglieri che li hanno sfruttati per coltivare cocaina di cui i primi compratori sono i vicini Stati Uniti che importano dalla Colombia il 60% della coca.

Il presidente ha preso una netta posizione affermando, durante la cerimonia della firma:  “Come capo di Stato do il benvenuto alle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia FARC e alla democrazia, in questo momento in cui cominciano il loro cammino di ritorno alla società e si trasformano in un movimento politico. Cambiare le pallottole con i voti e le armi per le idee è la decisione più coraggiosa e più intelligente che potevano prendere.”

L’opposizione denuncia l’impunità generalizzata del governo nei confronti delle Farc. In molti percepiscono l’accordo di pace come un sacrificio della giustizia anche se di fatto verrà istituito un tribunale speciale che giudica i crimini di guerra e chi non ammetterà tali crimini sconterà fino a 20 anni di prigionia.

Ma la sfida più grande sarà la riconciliazione dei componenti delle Farc con i civili e il reinserimento dei ribelli nella società dopo una vita itinerante passata nelle foreste.