Un’intervista rilasciata da Mario Cicardi a Luca Rinaldi del Corriere della Sera lo scorso agosto è costata all’intervistato il posto di direttore del Dipartimento di Medicina dell’Ospedale Sacco di Milano. Cicardi è considerato uno dei massimi esperti internazionali dell’angioedema ereditario, ed è ordinario di Medicina presso l’Università degli Studi di Milano. Le critiche di Cicardi – rivolte, prima che alla struttura ospedaliera, agli effetti della recente riforma della Sanità Lombarda firmata da Maroni – non sono passate inosservate alla direzione dell’azienda, che dal 1° settembre ha reso effettiva la disposizione di allontanamento del professore, per via del rapporto di fiducia tra le due parti, incrinato irrimediabilmente.
Oltre alla mancanza di direttive e indicazioni operative riguardanti la riforma, Cicardi lamenta le condizioni in cui versano alcune parti della struttura ospedaliera, dove il contrasto tra le aree più recenti – come quella universitaria, o il nuovo trasfusionale – e quelle più datate è ancora troppo forte: “I muri esterni del nostro padiglione sono scrostati e le infiltrazioni d’acqua in continuo aumento. Così come i bagni delle camere non hanno una doccia e da sempre non sono accessibili con la carrozzina. Dico lo stesso dei vetri che sono del 1930 e andrebbero sostituiti. La scorsa settimana durante i temporali uno si è frantumato a terra.”
“Non ci sono stanziamenti per una manutenzione straordinaria in grado di rimediare al degrado, ma vengono destinati fondi per costruire nuove strutture che non si sa con quali soldi verranno attivate e mantenute”
La notizia della revoca dell’incarico ha lasciato l’amaro in bocca i dipendenti del Sacco. Uno di loro, contattato da The Submarine, ha commentato: “Conosco da anni Cicardi – ottimo medico, ottimo lavoratore, splendida persona, seria e competente, come tutta la sua equipe. Un luminare riconosciuto a livello internazionale che ha pagato un prezzo troppo alto per aver semplicemente espresso le proprie idee. Fortunatamente il suo ruolo di primariato non è stato toccato, così come quello ricoperto nell’ateneo dell’università, ma il messaggio espresso dalla Direzione è fin troppo chiaro”.
Idee, quelle di Cicardi, del tutto condivisibili — basti fare due passi per i corridoi della struttura, dove alcune aree sono state ristrutturate a rilento, nel tempo, alcune lo sono state solo in parte, altre per nulla. Ma difficilmente qualche collega dell’esonerato proverà a prendere le sue difese. Come ci ha detto un dipendente dell’ospedale, dietro la promessa di rispettare il suo anonimato, “essendo in uno stato fascista, quello sanitario lombardo, nessuno parlerà: tutti hanno famiglia e tutti hanno paura di perdere il posto”.