Ma quanto guadagnava veramente Pablo Escobar?
La rivista Forbes ha inserito Pablo Escobar nella lista dei top miliardari per sette anni di fila, dal 1987 al 1993.
Da ieri sono disponibili su Netflix le puntate della seconda stagione di Narcos, la serie tv che racconta vita e morti (senza miracoli) del narcotrafficante più famoso del mondo, Pablo Escobar.
Sebbene qualche attento spettatore abbia esposto le sottili differenze fra realtà e finzione, la serie streaming ha il pregio di basarsi con cura su fatti realmente accaduti: prova ne è la mescolanza tra uno stile registico tipicamente televisivo e l’uso di girato d’epoca.
Ma nel turbinio di droga, morti, politica e fughe un dettaglio è difficile da mettere a fuoco basandosi sulle informazioni della serie: quanto guadagnava veramente Pablo Escobar?
Non è difficile immaginare numeri da capogiro per un uomo il cui motto – diventato ormai tormentone grazie alla produzione Netflix – era plata o plomo, letteralmente soldi o piombo (sì, quello delle pallottole). Quello che però non ci si aspetta sono le cifre effettive dei guadagni del cartello di Medellìn.
All’apice del successo economico del cartello, “El Patron” – come veniva chiamato Escobar – guadagnava a settimana un totale di 420 milioni di dollari, facendo di lui il drug lord più ricco della storia della criminalità organizzata. Sebbene sia impossibile calcolare gli esatti guadagni di Pablo e della sua organizzazione, si calcola che in un anno il cartello di Medellìn fosse in grado di riscuotere dalla vendita di cocaina un totale di 22 miliardi di dollari.
Ma sono cifre che non devono sorprendere, se si aggiunge il fatto che per la fine degli anni Ottanta “The King of Cocaine” (altro simpatico appellativo) forniva quasi l’80% della cocaina consumata nel mondo; che si traduceva in un traffico di 15 tonnellate al giorno esportate clandestinamente negli Stati Uniti.
E poiché i ritmi di riciclaggio non erano sufficientemente veloci per lavare il denaro incassato, Pablo Escobar si trovò costretto a sfruttare la tecnica delle buche, ovvero seppellire in anonimi campi grandi quantità di denaro contante. Tanto che ogni anno si affrontava una perdita di circa 2 miliardi (quasi il 10% dei guadagni) a causa di inondazioni o dalle banconote divorate dai topi – come scrive il banchiere di Pablo nel suo libro The Accountant’s Story: Inside the Violent World of the Medellìn Cartel.
Ma la follia del cartello non finisce qua, ogni mese l’organizzazione era costretta a spendere un totale di 2,500 dollari in fasce di plastica usate per impilare il denaro contante. Oggi un pacco di 500 elastici costa 5 dollari, con l’inflazione fate un po’ voi i calcoli.
Fu la stessa rivista Forbes a inserire Pablo Escobar nella lista dei top miliardari per sette anni di fila, dal 1987 al 1993.
Queste cifre vanno però associate al costo umano che comportò l’attività del cartello di Medellìn. Sebbene anche questa sia un cifra difficilmente calcolabile, alcuni ipotizzano che l’organizzazione criminale sia responsabile della morte di più di 3,500 persone, tra cui 500 poliziotti.
La seconda stagione di Narcos seguirà le vicende di Escobar una volta fuggito da “La Catedral,” la prigione in cui si era auto confinato dopo l’accordo con il governo colombiano nel 1991 per evitare l’estradizione negli Stati Uniti.
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