In vista del convegno che si terrà dal 5 al 7 settembre a Ginevra, il Cluster Munition Monitor ha pubblicato il sesto report annuale sullo status delle bombe a grappolo nel mondo.
Le bombe a grappolo sono una tipologia specifica di ordigni progettata per dispergere submunizioni sganciate da velivoli o sparate da terra. Queste bomblet coprono un’area di terreno estremamente ampia senza nessuna pretesa di distinguere tra obiettivi militari e civili. Inoltre, malgrado la loro quota di esplosione sia valutata dai produttori al 95%, Dati raccolti dal Monitor nel corso degli anni testimoniano che le percentuali si aggirano tra il 40 e il 55%, rendendo tutte le munizioni che arrivano a terra mine anti–uomo de facto.
Durante lo scorso anno, nove Stati hanno distrutto 79mila bombe a grappolo, per un totale di 8 milioni e 700mila bomblet. Germania, Giappone, Mozambico, Svezia, e anche l’Italia, hanno completato la distruzione delle loro armamento a grappolo, otto anni dopo aver firmato per la prima volta la Convenzione (l’Italia ha ratificato l’accordo solo nel 2011). La Francia ha fatto appena in tempo, concludendo la distruzione lo scorso giugno.
Continuano i lavori di bonifica nei territori precedentemente colpiti da bombe a grappolo — il Monitor registra almeno 70 chilometri quadrati bonificati, risultando nell’eliminazione di 120mila bomblets.
Nell’ultimo anno altri Paesi hanno firmato per entrare nella Coalizione operata dalle Nazioni Unite per il disarmamento delle munizioni a grappolo, tra cui Colombia, Islanda, Rwanda e Somalia, ma continua a latitare il supporto di Paesi chiave per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione di questo tipo di ordigni — Stati Uniti, Russia, Arabia Saudita, Cina, India, Pakistan, Israele, Brasile, Iran e Libia.
Lo scenario non è infatti roseo come potrebbe apparire a una prima lettura: il Monitor denuncia che in Siria entrambi gli schieramenti stiano facendo uso di bombe a grappolo — aeree e terrestri, antiuomo e anticarro. Oltre ad essere usate nei bombardamenti russi, molto diffuse sono le cinesi MZD-2.
Sono stati inoltre registrati almeno 19 attacchi con bombe a grappolo in Yemen, per mano della coalizione guidata dall’Arabia Saudita.
L’impossibilità di controllare gli obiettivi delle bomblets è evidente nei risultati: nel 2015 il 97% delle vittime degli ordigni è stato civile.
Le munizioni a grappolo hanno ucciso 248 persone in Siria e 104 in Yemen — parliamo di morti registrate, per cui queste sono proiezioni minime.
Il diffuso malfunzionamento delle submunizioni rende l’uso di bombe a grappolo un moderno equivalente del gettare sale sulle rovine di una città nemica: in Vietnam sono un’emergenza ancora oggi, dove, cinquant’anni dopo l’inizio della guerra, si calcola la presenza di ancora 80 milioni di submunizioni inesplose.