Reno, Nevada. Giovedì 25 agosto Hillary Clinton ha accusato il partito repubblicano: “Donald Trump ha costruito la propria campagna su pregiudizio e paranoia. Sta rendendo famosi gruppi d’odio e sta aiutando una frangia radicale a prendere il controllo del Partito repubblicano.”
Sta parlando della Destra Alternativa, la Alt-right, un gruppo fluido non definito, senza leader, nato negli angoli più razzisti di internet.
Per la prima volta identificato nel 2008 da Paul Gottfried, è difficile disegnare i contorni ideologici dell’Alt-right: non esiste un forum centrale, e nemmeno un leader carismatico, non è un movimento — possiamo dire si tratti di un termine ombrello che definisce una certa tendenza alla radicalizzazione di un gruppo piuttosto corposo di giovani bianchi statunitensi verso politiche di estrema destra. In questo non assomiglia per niente ai tanti movimenti politici originati online in Europa, ma ricorda per conformazione un fandom, più che un movimento.
A voler a tutti i costi mettere l’Alt-right dentro una casella, la sua casa più naturale sarebbe tra i partiti identitaristi europei, dal Partito della libertà austriaco alla Lega Nord, passando per il Front National.
Le pretese xenofobe di questi partiti, solo retrograde e ignoranti in Europa, sembrano genuinamente sconnesse dalla realtà negli Stati Uniti, dove un mal funzionante melting pot culturale esiste, e il razzismo è un problema enorme e sanguinario con cui la società deve avere a che fare tutti i giorni.
Insomma, non è ben chiaro, nemmeno a chi si identifica nell’Alt-right, quali sarebbero le colonne dell’identità bianca e americana che starebbero difendendo: semiautomatiche, Bud Light, e Dave Mustaine?
Al centro dell’ideologia Alt-right, quello che (loro) chiamano “racial and sexual realism,” una sorta di pragmatismo sulle questioni razziali e di genere, che si pone sostanzialmente sulla premessa: non è vero che siamo tutti uguali e pari. Da questa premessa rifiutano quasi interamente i passi avanti della conversazione politica mainstream dell’ultimo secolo: cosa si può dire della condizione della donna, sulle minoranze, sui deboli e gli indifesi.
Partendo da questo presupposto, Clinton e molti commentatori progressisti hanno torto a legare strettamente il movimento Alt–right a Donald Trump: la campagna repubblicana di Trump, per innato spirito maggioritario, deve piegare gli istinti suprematisti a una quota minima di inclusività. L’Alt-right si identifica apertamente come razzista e fascista, Trump non lo farà mai.
Quello che sta succedendo, se possibile, è peggiore. Il comitato elettorale di Trump sta operando come agente di normalizzazione di idee che finora erano rimaste relegate in brutte pieghe di 4chan e Reddit.
È molto probabile che Trump perda — o forse, ha voluto perdere fin dall’inizio — ma il processo di integrazione, diciamo, parlamentare delle idee della destra alternativa è iniziato, e il pericolo potrebbe essere ancora più grande se le ipotesi di uno “spin off” televisivo post–elettorale dovessero essere fondate.
La deriva della destra — non solo statunitense, uno dei punti di ritrovo degli attivisti era la subreddit ora in quarantena /r/European — può trovare varie spiegazioni, dalla ricerca di un capro espiatorio “più semplice” all’impoverimento dovuto alla crisi, a una diffusa paura per un mondo che cambia più in fretta di quanto si tolleri.
Di solito si associa il pubblico di questo abbrutimento con una fascia di elettorato di prima mezza età, poco colto e fortemente scosso dalla crisi.
L’Alt-right è quasi diametralmente opposta: vanta tra le proprie schiere giovani benestanti “di buona famiglia”, che stanno frequentando università, spesso presso indirizzi tecnici — e così conseguentemente il loro linguaggio online è drasticamente diverso, ricco di meme, senza timore nel vantare il proprio estremismo.
Questi crismi, dovessero questi bulletti solo acculturati crescere in adulti solo acculturati altrettanto impegnati politicamente, disegna un futuro in cui la vergogna dei fascismi del Novecento verrà definitivamente archiviata dai centri di potere delle destre statunitensi ed europee.
A questo slittamento è possibile la società risponda come sta facendo con la deriva delle destre europee — le forze progressiste locali incorporeranno sempre più elementi fiscalmente conservatori in modo da poter attrarre entrambe le basi elettorali. È quanto stiamo assistendo con il social-liberismo del Parti socialiste in Francia e del Partito democratico in Italia.
Trovarsi relegati a partito minoritario è lo scenario più temuto dai conservatori USA attuali, intenti a prendere con forza le distanze dall’Alt-right, mentre il loro candidato pesca a piene mani dall’identitarismo.
Ogni altra prospettiva alternativa, però, fa ancora più paura.