Da giovedì 11 agosto è in corso a Londra una protesta dei lavoratori di Deliveroo — uno dei più popolari servizi di consegna di cibo a domicilio — contro l’introduzione di un nuovo schema di pagamento: non più un salario di 7 sterline all’ora, a cui si aggiunge una sterlina per consegna, ma una paga secca di 3,75 sterline a consegna. In sostanza una forma di pagamento a cottimo, che da un lato offre ai lavoratori la possibilità di guadagnare (leggermente) di più all’ora, lavorando meno — ipotizzando tre consegne all’ora, un lavoratore guadagnerebbe con il nuovo sistema 11,25 sterline contro le 10 del sistema precedente — dall’altro elimina qualsiasi tipo di garanzia di un reddito stabile ed espone i corrieri al rischio di lavorare per ore guadagnando pochi spiccioli.
Nonostante i vertici della compagnia abbiano affermato che i corrieri hanno risposto positivamente alle prime prove del nuovo regime, subito dopo la notizia — comunicata ai dipendenti via email — si sono moltiplicate le manifestazioni di protesta nella capitale britannica.
About 50 @Deliveroo drivers tooting down #whampstead high street. What's that all about? @WHampstead pic.twitter.com/piRRFUpa2V
— Xander Ancock (@xanderancock) August 11, 2016
Più di cento dimostranti si sono radunati il primo giorno davanti agli uffici londinesi dell’azienda. In molti hanno cominciato uno sciopero che si è protratto per sei giorni, e continua ancora. Il braccio di ferro è attualmente sulla possibilità di opt-out dalle nuove condizioni contrattuali: la compagnia ha infatti concesso ai corrieri che lo desiderino di rimanere sotto le vecchie condizioni, ma soltanto accettando di cambiare zona di lavoro. Una richiesta che Dan Warne, Managing Director di Deliveroo in Regno Unito, minimizza, specificando che le zone Londra coprono un diametro di poco più di due chilometri.
#Deliveroo riders in #london on strike pic.twitter.com/w0xmRRwh6h
— Jane Nellist (@janenellist1) August 11, 2016
Alcuni partecipanti allo sciopero hanno dato il via a una campagna crowdfunding per raccogliere una sorta di “fondo di solidarietà,” che al momento ha raccolto quasi 11 mila sterline da più di 800 donatori. “Per i motociclisti e ciclisti di Deliveroo ‘libertà’ e ‘flessibilità’ significano sfruttamento,” scrivono, chiamando al boicottaggio del servizio.
Parlare di “lavoratori di Deliveroo” e “dipendenti” è già in partenza inesatto: i corrieri — che si muovono con mezzi propri e sono esposti a tutti i rischi di un lavoro che consiste nel correre il più in fretta possibile in bici o in motorino per le strade di una metropoli — sono considerati infatti lavoratori autonomi, e per questo non sottostanno alle norme sul salario minimo nazionale, che in Regno Unito è fissato a 7,20 sterline all’ora (mentre nella città di Londra è di 9,40 sterline).
Contro questo trucco per evitare il salario minimo, oltre che le altre garanzie di base del lavoro dipendente, come malattia e ferie — ormai una ricetta classica dell’economia à la Uber — ha preso posizione anche il governo britannico, che attraverso il Dipartimento per gli Affari Economici ha dichiarato: “Lo status di un impiegato è determinato dalla realtà del rapporto di lavoro e non dal tipo di contratto che ha firmato. Gli individui non possono rinunciare ai diritti che spettano loro, né i datori di lavoro possono decidere di escluderli da questi diritti.”
Il partito laburista ha criticato duramente le nuove disposizioni, accusando Deliveroo di riportare in auge condizioni di lavoro degne della Londra vittoriana. Poche settimane fa, l’azienda era già finita sotto i riflettori per aver inserito nei propri contratti alcune clausole per dissuadere i lavoratori dall’impugnare il proprio status davanti a un tribunale del lavoro.
Contemporaneamente al nuovo modello di pagamento, l’azienda punta a eliminare la programmazione oraria del lavoro dei corrieri, permettendo a ciascuno di “loggarsi” quando preferisce; il che, a fronte di una maggiore flessibilità — utile per chi, come circa l’80% dei corrieri, ha anche altri lavori — causerà verosimilmente un sovraffollamento negli orari di punta dei pasti.
Proprio la flessibilità è stata addotta a motivazione del cambiamento da parte dei vertici di Deliveroo, che hanno presentato la novità come un tentativo di andare incontro ai bisogni dei propri lavoratori, dichiarando che nei test del nuovo schema le paghe orarie risultano aumentate più del doppio. Anche l’amministratore delegato dell’azienda, William Shu, si è detto “dispiaciuto delle proteste.”
Quintessenza del nuovo precariato, il modello di freelancing adottato da Deliveroo è condiviso da quasi tutti gli attori del crescente business dei servizi “on demand” — come, sempre nel ramo alimentare, Just Eat e Foodora. L’apripista del settore, Uber, si è trovato già più volte ad affrontare critiche e cause legali per lo status di lavoratori indipendenti riconosciuto ai propri automobilisti.
Nel frattempo, una ricerca pubblicata dalla Resolution Foundation ha dimostrato che, con la Brexit, la riduzione dell’immigrazione non causerà un significativo aumento dei salari — come era stato ampiamente pronosticato dai fautori del leave — mentre al contrario i salari più bassi rischieranno di essere ulteriormente penalizzati dalla svalutazione della sterlina.
Il nuovo regime di Deliveroo, ancora in prova, dovrebbe entrare in vigore domani in cinque zone di Londra e interesserà 280 dei circa 3000 corrieri attivi in Regno Unito. In questa fase iniziale, la compagnia garantirà comunque un compenso minimo di 7,50 sterline orarie.
Fondata nel 2013 e attiva in 84 città europee, Deliveroo ha raccolto all’inizio di agosto 275 milioni di dollari nel suo ultimo round di finanziamenti. Secondo TechCrunch, il valore globale della start-up si aggira ora attorno al miliardo di dollari.