Nel torrido pomeriggio del 9 agosto di 25 anni fa, due motorini affiancano la vettura del giudice Scopelliti che torna dalla spiaggia verso casa a Campo Calabro e aprono il fuoco con una calibro 12. Siamo in pieno maxi processo e all’alba del periodo degli omicidi eccellenti.
Antonino Scopelliti è il sostituto procuratore generale presso la Corte suprema di cassazione e avrebbe dovuto rappresentare di lì a poco l’accusa contro gli imputati del maxi processo. Secondo i pentiti ‘ndranghetisti Giacomo Lauro e Filippo Barreca i mandanti dell’omicidio sono da cercare nella cupola di Cosa Nostra che ha chiesto alla ’ndrangheta di mettere fuori gioco Scopelliti in cambio di un intervento nella guerra di mafia che vessava i quartieri di Reggio Calabria dal 1985. È così che inizia l’ascesa di Giuseppe De Stefano, erede di Don Paolino il cui omicidio aveva dato il via alla guerra di mafia tra le ‘ndrine del capoluogo calabrese.
Vengono istruiti dalla Corte d’Assise di Reggio due processi, uno nel 1996 e uno nel 1998, in cui vengono condannati all’ergastolo Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè e Benedetto Santapaola. Ma il 14 novembre del 2000 la Corte d’Appello ha assolto tutti e sette gli imputati, perché le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia erano discordanti.
L’ultimo capitolo di questa storia che ancora non ha trovato giustizia è stato scritto nel 2012 quando la Dda di Reggio Calabria ha riaperto l’inchiesta. Il collaboratore di giustizia Nino Fiume ha riconfermato al sostituto procuratore Giuseppe Lombardo l’accordo tra Cosa Nostra e ‘ndrangheta per l’omicidio del giudice calabrese, più precisamente la “cortesia” della ‘ndrangheta a Cosa Nostra.
Nino Fiume ha scritto quasi trenta pagine di memoriale che è diventato materiale utile a svariati processi — tra cui quello della strage di Capaci — in cui fa i nomi dei vertici della ‘ndrangheta e, come ex braccio destro di De Stefano, ne descrive ogni azione e dichiarazione distinguendo tra la vecchia e la nuova generazione di ‘ndrangheta.
L’11 luglio 2012 nel corso di un’udienza del processo “Meta” contro la ‘ndrangheta a Reggio Calabria, Nino Fiume ha confermato che l’omicidio del giudice fu ordinato da Cosa nostra. Tuttavia i nomi dei mandanti non sono stati fatti e il processo è stato nuovamente archiviato.
Ad oggi si è arrivati a un nulla di fatto, come ricorda la figlia del giudice Rosanna Scopelliti, candidata del Nuovo Centrodestra, che twitta nel 25 esimo anniversario della morte del padre “Col sorriso affronto anche questo #9agosto, papà. Ma non ci sarà serenità senza verità e giustizia. Io ci credo. Ancora.”
Col sorriso affronto anche questo #9agosto, papà
Ma non ci sarà serenità senza verità e giustizia. Io ci credo. Ancora.#AntoninoScopelliti— Rosanna Scopelliti (@ScopelliTweet) August 9, 2016
La Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha inviato un messaggio a Rosanna Scopelliti: “Oggi, il nostro esercizio di memoria deve servire a non far mai calare il silenzio o l’indifferenza sulle vicende di quella dolorosa stagione storica. Ciò vuol dire, concretamente, continuare a combattere per avere verità e giustizia.”
Ad Antonino Scopelliti è stato dedicato il Festival Ecojazz che si sta svolgendo questa settimana sul lungomare di Reggio Calabria.