La TV giapponese NHK ha annunciato nel primo pomeriggio italiano la vittoria di Yuriko Koike alle elezioni amministrative per la prefettura di Tokyo, capitale del Paese. Koike ha 64 anni ed è stata Ministra degli Esteri – anche se per soli 51 giorni – nel 2007, in uno dei primi governi dell’attuale Primo Ministro Shinzo Abe, e sarà la prima donna a ricoprire questa carica, una delle più importanti nella politica giapponese. La città di Tokyo gode infatti di uno status amministrativo particolare in Giappone – il suo vertice ha poteri intermedi tra quelli di sindaco, di un governatore regionale e un prefetto, e può gestire un budget pari circa a quello di uno stato come la Svezia.
Come Abe, Koike fa parte del partito Liberal Democratico, al potere quasi ininterrottamente dal 1955 e considerato genericamente conservatore. In queste elezioni, però, Koike è stata del tutto scaricata dal proprio partito: i maggiori esponenti locali sono furiosi per la decisione dell’ex ministra di candidarsi senza il loro benestare. Il partito ha scelto di supportare un altro candidato – in totale, i contendenti alla poltrona sono stati 21.
La campagna si è svolta in un clima piuttosto pesante: la città si sta preparando alle Olimpiadi del 2020 e sulle precedenti amministrazioni si sono abbattuti una serie di scandali economici legati alla manifestazione. Il precedente governatore della città, Yunichi Masuzoe, ha dato le dimissioni in primavera dopo essere stato pizzicato a usare fondi pubblici per scopi privati – come pagare vacanze, opere d’arte e alcuni fumetti per i suoi bambini. Anche il suo predecessore, Naoki Inose, si era dimesso nel 2013 a seguito di scandali finanziari.
Inoltre, un sessismo latente ha attraversato gli ultimi mesi di campagna. Una delle figure più di spicco del partito Liberal Democratico a Tokyo, l’ex–sindaco Shintaro Ishihara, ha dichiarato che “non possiamo avere come sindaco una donna con troppo trucco.” La politica giapponese è ancora viziata da un maschilismo molto forte. Anche il Primo Ministro Shinzo Abe fa parte dell’organizzazione Revisionista Nippon Kaigi (“Conferenza Giapponese”), che si batte per scopi come la minimizzazione dei crimini di guerra giapponesi, la rimilitarizzazione del Paese e l’abolizione di diritti civili come il matrimonio tra persone dello stesso sesso – e, anche se in modo più sottile, per la negazione dell’uguaglianza di genere.