Per i miei coetanei il nome di Ciro Cirillo evoca ben poco. E invece, come le generazioni precedenti ben sanno, quando si affronta l’argomento del sequestro del potente assessore regionale, un brivido corre lungo la schiena. Non tanto per l’esito di quella vicenda, che si consumò con il rilascio dell’ostaggio. È piuttosto quanto avvenne nell’arco dei tre mesi dal rapimento alla liberazione che continua a porre scottanti interrogativi. Napolitano la definì come “una delle pagine più nere dell’esercizio del potere nell’Italia democratica.”

Prima di inoltrarci nella storia di Ciro Cirillo, proporrò un accordo tra autore e lettore. I protagonisti eccellenti di questa storia sono molteplici ed è proprio la densità con cui fanno la loro comparsa a rendere l’intreccio singolare, per non dire inquietante. Starà al lettore decidere chi coinvolgere, cercando di indovinare a ogni passaggio cruciale di chi si sta parlando. Al termine di questo percorso interattivo vi verrà rivelata la storyline ufficiale. Non è detto che sia meno paradossale delle versioni alternative.

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Sono passati 35 anni e molti dubbi restano ancora da chiarire. Per esempio, chi contribuì al pagamento del riscatto? Quali promesse furono fatte a Cutolo? Su ordine di chi agirono i servizi segreti? Il governo ne era a conoscenza? Chi convinse Senzani a risparmiare la vita dell’ostaggio? Uno dei pochi che oggi potrebbe fornire risposte è ancora Cirillo, il quale però, a 95 anni suonati, preferisce mantenere un profilo omertoso.

Non molto tempo fa, in un’intervista concessa a Giuseppe D’Avanzo, Cirillo dichiarò: «Signore mio, glielo dico subito, io non le racconterò la verità del mio sequestro. Sa che cosa ho fatto? Ho scritto tutto. Quella verità è in una quarantina di pagine che ho consegnato al notaio. Dopo la mia morte, si vedrà. Ora non voglio farmi sparare per le cose che dico e che so di quel che è accaduto dentro e intorno al mio sequestro, dopo la mia liberazione…».

Una bomba a orologeria pronta a esplodere: quel dossier potrebbe aprire uno squarcio nella storia della Prima Repubblica, portando allo scoperto figure insospettabili – e insospettabilmente collegate tra loro. Oppure si tratta di un bluff, strumento di ricatto e insieme garanzia di immunità, ideato da Cirillo per garantirsi un salvacondotto politico. I confini tra realtà e speculazione si sono persi già da un pezzo e con ogni probabilità un alone di mistero continuerà a circondare la vicenda.