Dopo la cancellazione dell’immunità parlamentare in funzione anti-curda e approvata da Erdogan, è ora il turno del suo alleato Netanyahu a far passare una legge draconiana, ovviamente in funzione anti-palestinese.
Con 90 voti a favore su 120, lunedì 20 luglio il Parlamento di Israele, la Knesset, ha approvato una legge che riconosce al Parlamento stesso“il potere di sospendere i suoi membri nel caso questi siano accusati di incitamento al terrorismo e sostegno della lotta armata contro lo Stato.” Una definizione volutamente ampia e poco precisa, perfetta per colpire chiunque si opponga alle politiche di occupazione di Netanyahu.
Da lunedì scorso, quindi, una maggioranza di 2/3 basta per espellere un politico legittimamente eletto.
Prima il periodo massimo di sospensione per un parlamentare era di sei mesi, e in seguito a un crimine serio ‒ non a vaghe formulazioni di colpevolezza.
Secondo Adalah, un centro di consulenza legale che rappresenta un quinto della popolazione di Israele, quello composto da cittadini palestinesi, questa “legge di espulsione” non ha equivalenti in nessun altro Stato democratico al mondo.
Purtroppo è solo l’ultima di una serie di leggi che vanno a minare la minoranza palestinese nel suo complesso. Ad esempio, risale al 13 luglio la cosiddetta “legge della trasparenza”, che impone alle ONG israeliane che operano nei territori occupati di precisare l’origine e l’entità delle donazioni ricevute, pena una multa o addirittura la chiusura. Chiaramente questo vale solo per le organizzazioni progressiste di sinistra che si occupano di diritti umani, mentre quelle che appoggiano la colonizzazione e l’occupazione non sono toccate dal “bisogno di trasparenza”, dal momento che ottengono gran parte dei loro finanziamenti da istituzioni private.
I partiti palestinesi, riuniti nella Lista Comune, hanno 13 seggi e rappresentano la terza corrente più numerosa nella Knesset. Molti temono che la”Ouster Law” sia disegnata con lo scopo preciso di svuotare il Parlamento dai suoi rappresentanti palestinesi. E i promotori della legge, Netanyahu in testa, hanno fatto veramente poco per far credere il contrario.
L’obiettivo immediato della nuova legislazione era quello di colpire Haneen Zoabi, del partito Balad, invisa a molti membri del Parlamento ‒ la misura di legge era infatti nota come “Zoabi Law”. La parlamentare aveva oltraggiato molti dei suoi colleghi più conservatori condannando quello che chiamò “omicidio” di 10 attivisti umanitari da parte di Israele nel 2010.
Il mese scorso, quando si era già scaldata l’aria in vista della nuova legge, una dozzina di parlamentari ebrei hanno praticamente assalito Zoabi durante il suo discorso alla Camera, in cui si diceva contrariata per il riavvicinamento del governo israeliano alla Turchia.
“Si tratta di una delle più gravi leggi degli ultimi anni,” ha dichiarato Debbie Gild-Hayo, avvocato dell’Associazione per i Diritti Civili in Israele: “danneggia la struttura democratica, la libertà di espressione, il diritto di votare ed essere eletti e quello alla rappresentazione”.
Ma ormai la legge è passata e il governo non tornerà più indietro.