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Il 6 luglio scorso alcuni organi di stampa, basandosi su fonti dell’esercito statunitense, hanno dato la notizia del ricovero in ospedale di Chelsea Manning, l’ex marine condannata a 35 anni di prigionia per aver diffuso migliaia di documenti riservati attraverso Wikileaks nel 2010, quando aveva soltanto 23 anni.

La notizia è stata confermata soltanto ieri, direttamente dai legali di Manning, in una breve dichiarazione pubblicata su Twitter.

Nella lettera, gli avvocati criticano la diffusione di informazioni riservate sullo stato di salute di Chelsea Manning da parte delle autorità militari — proprio per questo, la detenuta avrebbe chiesto di fare chiarezza con una dichiarazione ufficiale.

“Settimana scorsa, Chelsea ha deciso di porre fine alla propria vita,” si legge nella lettera. “Il suo tentativo non ha avuto successo. Consapevole che molte persone chiedono come sta, vuole che tutti sappiano che attualmente rimane sotto stretta osservazione dagli operatori della prigione, e si aspetta di rimanere in questa situazione per diverse settimane ancora.”

Nelle prime ore dopo la diffusione della notizia si erano rincorse conferme e smentite non verificate, e gli stessi rappresentanti di Manning — che, come scrivono nella lettera, non avevano avuto notizie dalla propria protetta per una settimana — si erano trovati a sapere del tentato suicidio direttamente dalla stampa.

Un tweet dell’account ufficiale di Chelsea Manning — che in alcuni casi ha l’occasione di dettare al telefono ciò che vuole scrivere — conferma che ora sta bene.

Condannata nel 2013, ma in carcere già due anni prima, Manning — che è l’unica a scontare una pena per la diffusione dei cablogrammi sulla guerra in Iraq e in Afghanistan, mentre Julian Assange si trova ancora bloccato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra — si trova in profonda difficoltà. Nonostante il cambio di sesso ufficializzato tra il 2014 e il 2015 — prima con la modifica legale del nome, poi con la concessione della terapia ormonale — Manning sconta la pena nella sezione maschile del carcere di Fort Leavenworth.

La sua condizione rimane incerta anche sotto il profilo militare: nell’esercito statunitense non possono servire militari transgender, ma allo stesso tempo Chelsea Manning non potrà essere congedata fino al termine previsto dalla condanna. In tutto il mondo sono numerose le campagne per la sua liberazione.