Clearcutting_in_Southern_Finland

foto: CC-BY Tero Laakso

La deforestazione è in calo. I dati del rapporto della Fao del 2010 parlano di una perdita di 5,2 milioni di ettari l’anno nel decennio 2000-2010, rispetto agli 8,3 milioni di ettari degli anni Novanta, quando il tasso più alto lo avevano raggiunto Brasile ed Indonesia.

A livello mondiale, nello stesso decennio, circa 13 milioni di ettari di foreste sono stati convertiti ogni anno, o sono andati perduti per cause naturali, rispetto ai circa 16 milioni di ettari l’anno perduti nel decennio precedente.

In realtà questi dati apparentemente positivi sono dovuti al fatto che ad oggi il disboscamento è in calo perché sono state nettamente ridotte le risorse negli anni Novanta e nel decennio successivo. In altre parole, ora che i boschi sono drasticamente ridotti, la deforestazione ha inevitabilmente raggiunto numeri più bassi.

Questo ha come risultato i dati “falsati” delle statistiche recenti, infatti la situazione nei singoli Stati resta grave.

Le vere conquiste sono state registrate in Cina, in India, negli Stati Uniti e in Vietnam con un aumento di oltre sette milioni di ettari di nuove foreste, grazie alla riforestazione e all’espansione naturale di polmoni verdi. Il governo indiano ha stanziato nel maggio del 2016 6,2 miliardi di dollari per il rimboschimento delle aree verdi, per ridurre le emissioni di CO2 del 35%.

Investimenti di questo calibro non sono possibili nei Paesi del continente africano dove, tra il 2000 e il 2010, sono scomparsi 3,4 milioni di ettari di aree boschive.

È emblematico il caso del Malawi dove 1/5 delle foreste sono scomparse negli ultimi 20 anni.

Il Dipartimento Forestale del Paese riporta che annualmente il Malawi perde tra 1.6 per cento e il 2,8 delle sue foreste a causa delle attività dell’uomo.

malawisNel 2010, durante un viaggio in Malawi, Heinrich Wegener, fondatore dell’organizzazione no-profit Support Malawi, ha percepito la stringente necessità che nel Paese venisse adottato un sistema alternativo per la costruzione delle case, composte da mattoni che vengono cotti usando una gran quantità di costoso cemento e di legna. La costruzione delle comuni strutture abitative dei villaggi di questa area del centro Africa è la prima causa di deforestazione locale.

Wegener ha creato un prototipo abitativo il cui punto di forza è la semplicità: si tratta di sacchi di plastica riciclata con all’interno sabbia e ricoperti di intonaco nella parte interna della casa. Si costruiscono velocemente e con un costo che parte da 1.400 dollari ad abitazione e sono resistenti alle alluvioni e ai terremoti.

La campagna di crowfunding per la creazione del prototipo ha raggiunto il 65% di donazioni e mancano poco più di mille euro perché il progetto possa vedere la luce. Weneger è affiancato dal Roscher Youth Development Centre che si impegna sul posto a formare giovani costruttori. L’iniziativa è stata presentata in Parlamento ed è ora in attesa del sostegno del governo malawita.

Sarebbe un grosso passo avanti per tutto il bacino dell’area dei grandi laghi che ospita la più grande foresta africana, minacciata da tempo da un disboscamento feroce.

Il WWF ha creato una mappa che monitora questo e altri polmoni verdi, ponendoli in parallelo con i grandi eventi sismici e ambientali degli ultimi 15 anni che hanno colpito i Paesi in cui la deforestazione è più grave – le alluvioni in Bangladesh, gli uragani in America centrale, gli tsunami a Sumatra nel 2004 e in Giappone nel 2011.

Un progetto di monitoraggio forestale è nato invece dal World Resources Institute e permette di fotografare le attività di deforestazione illegali grazie alle foto satellitari. Le immagini vengono poi inserite in un software che le confronta per poter segnalare direttamente alle autorità i tratti di foresta scomparsi, così da permettere un intervento rapido e mirato.

La deforestazione, come fa notare l’allarme lanciato dal WWF, sta causando cambiamenti climatici ed eventi atmosferici catastrofici, dalle alluvioni alla siccità. Nel 2013 i disastri ambientali sono stati più di 300, hanno causato 22 milioni di profughi e 22.600 morti. L’obiettivo del WWF è fare un appello ai governi di tutto il mondo perché si impegnino a raggiungere la deforestazione zero entro il 2020.