Gli interessi di Cosa Nostra sugli appalti di Expo

Il consorzio Dominus Scarl, accusato di riciclaggio e favoreggiamento a Cosa nostra, avrebbe ottenuto 20 milioni di appalti da Fiera Milano, attraverso la controllata Nolostand Spa.

Questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare ha portato all’arresto di 11 persone a Milano, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a falsa fatturazione, appropriazione indebita e riciclaggio, con l’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra.

Al centro dell’inchiesta c’è il consorzio di cooperative Dominus Scarl, specializzato nell’allestimento di stand fieristici: dal 2013 avrebbe ottenuto circa 20 milioni di appalti Nolostand Spa, società controllata da Fiera Milano. Tra i lavori realizzati dal consorzio, anche quattro padiglioni di Expo 2015 — Francia, Qatar, Guinea Equatoriale, Birra Poretti — e le esposizioni all’Auditorium e al Palazzo dei Congressi.

Attraverso un sistema di fondi neri costituiti tramite false fatture, il denaro contante di Dominus Scarl veniva portato in Sicilia, per essere riciclato dal clan di Cosa nostra ennese di Pietraperzia.

Avrebbe fatto da tramite fra Milano e Enna l’ex presidente della Camera penale di Caltanissetta Danilo Tipo — ora agli arresti — che, secondo quanto si legge su Repubblica.it, sarebbe stato fermato in autostrada il 23 ottobre scorso con 295 mila euro in contanti nel bagagliaio.

Gli altri principali indagati sono Giuseppe Nastasi, imprenditore, amministratore delegato del consorzio Dominus — le cui società, secondo gli inquirenti, erano intestate a prestanome — e Liborio Pace, già precedentemente indagato (e assolto) per presunti legami con il clan Pietraperzia.

Anche Pace si sarebbe distinto per inventiva nel trasporto di denaro contante, portando più di 400 mila euro in Sicilia nascosti in una piscina gonfiabile.

La Nolostand Spa — il cui sito risulta al momento offline — è stata commissariata per disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, ma non risultano indagati né tra i dirigenti dell’azienda né tra quelli di Fiera Milano.

Le operazioni della Guardia di Finanza sono tuttora in corso, con perquisizioni e sequestri di beni per un valore di oltre 5 milioni.

Solo pochi giorni fa, un’operazione antimafia dei Carabinieri aveva portato all’arresto di 10 persone appartenenti al clan di Pietraperzia, uno dei più attivi e organizzati nel territorio di Enna.

Il procuratore capo di Milano Francesco Greco ha definito “inquietante” l’infiltrazione delle organizzazioni criminali anche nelle partecipate pubblica, mentre Ilda Boccassini — che ha coordinato le indagini — ha parlato di un vero e proprio “fiume di denaro in nero” da Milano alla Sicilia. Ancora nessuna dichiarazione ufficiale da parte di Beppe Sala, che attualmente si trova a Londra, impegnato a catturare i capitali in fuga dalla Brexit per portarli a Milano. Non è difficile prevedere le polemiche: se è ancora presto per trarre conclusioni dall’inchiesta, di certo basta questo a incrinare mesi di retorica sulla virtuosità del “modello-Expo” — su cui ha giocato non poco la campagna elettorale dello stesso Sala.