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foto CC-BY-SA Global Panorama

Con due anni e mezzo di ritardo, la Francia ha finalmente aperto un’indagine sulle violenze ai danni della popolazione e sugli stupri infantili perpetrati dall’esercito francese durante le operazioni di pace in Repubblica Centrafricana a inizio 2014.

Malgrado la lista delle prime vittime e sospettati sia stata resa pubblica sin da fine 2014, le procedure relative all’indagine sono iniziate solo il mese scorso, tra cui la sospensione dei sospettati da ogni incarico.

Questo è il quarto fascicolo aperto sull’operazione Sangaris in Repubblica Centrafricana. Tra i capi d’accusa, omicidio colposo e stupro infantile. L’ONU aveva già annunciato che avrebbe mantenuto una politica di “zero tolleranza” sulla vicenda.

Le operazioni, che hanno interessato l’esercito francese in maniera massiccia, con la presenza di un migliaio di uomini, furono avviate per interrompere gli scontri tra i ribelli musulmani e le milizie cristiane che insanguinarono il Paese durante il 2013.

Lo scorso marzo il gruppo AIDS-Free World ha presentato una cartella che conteneva le prove di 108 casi di abuso sessuale condotti dalle forze internazionali. Tra gli episodi piú disturbanti, la testimonianza di tre bambine legate e costrette a praticare atti sessuali con un cane, di fronte a un comandante delle forze francesi.

Un report indipendente di fine 2015 pubblicato dalle stesse Nazioni Unite evidenziava come le Nazioni Unite non avessero proceduto ad aprire indagini con sufficiente tempestività. “Un disgustoso fallimento come istituzione,” si legge nelle prime pagine.

In seguito alla pubblicazione del report Ban Ki-Moon ha rilasciato un comunicato stampa garantendo azioni immediate — oggi sappiamo che per Ban Ki-Moon “immediato” significa “sette mesi.”

Il caso esplode nelle pagine della cronaca internazionale a fine 2014, raccontando all’epoca una storia molto piú limitata, quella di dieci bambini — alcuni di loro all’epoca avevano appena 6 anni — a cui soldati delle forze francesi avrebbero chiesto di praticare sesso orale in cambio del cibo che aspettavano da giorni.

Il report, previsto solo per diffusione interna, come si nota dal tono durissimo, non avrebbe mai dovuto raggiungere il pubblico. Diffuso da Paula Donovan sul Guardian, racconta di un’operazione in cui “tutto è andato male.”

In seguito al leak, le Nazioni Unite hanno organizzato e pubblicato i risultati delle loro indagini interne: 480 accuse di abusi sessuali, dal 2008 al 2013, un terzo delle quali coinvolgono minori.

All’interno, però, l’approdo del report sui media non è stato accolto positivamente — Donovan è stata sospesa dai propri incarichi ONU e ora opera esclusivamente attraverso ONG.

Restano assenti dalle indagini ufficialmente pubblicate le accuse di abusi perpetrati durante l’operazione in corso.

Le indagini separate della Donovan raccontano di altre 98 ragazze e bambine stuprate e di come l’affiorare di casi e la pubblicazione di report non abbiano in nessun modo rallentato gli abusi.

L’occupazione delle Nazioni Unite è ancora in corso ed è prevista per tutto il 2016.

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