L’amore gender fluid ai tempi del liceo

Cosa vuol dire fare coming out in un mondo che sembra accettare sempre di più le differenze e la naturale fluidità delle tendenze sessuali? Ne parliamo con un gruppo di liceali e Arcigay Scuole.

L’amore gender fluid ai tempi del liceo

Tutti ricordiamo il liceo come un momento importante per la formazione della nostra individualità. Ma cosa sarebbe successo se quel periodo fosse stato totalmente libero da ogni preconcetto, senza tabù?

Oggi forse la situazione è diversa rispetto a pochi anni fa, come si può vedere dalla libertà sessuale che vige tra i giovani studenti, e c’è una più concreta possibilità di dare sfogo alle tendenze che sono in ognuno di noi e che non sono mai completamente eterosessuali o completamente omosessuali, anzi creano una sorta di fluidità nel nostro orientamento.

Quanto incide il contesto temporaneo in cui l’individuo si trova, nell’espressione delle proprie tendenze?

Molte ragazze si affacciano a una fase di sperimentazione che sta diventando quasi uno stile di vita, facilitato da una mentalità libera da etichette. Le relazioni amorose, dall’approvazione del divorzio ad oggi, hanno subìto processi di ridimensionamento e trasformazione su più fronti. Il superamento di alcuni tabù e una mentalità più aperta hanno spinto la società ad accettare molti aspetti che solo pochi anni fa erano addirittura illegali.

Purtroppo casi di omofobia continuano ad esistere: aggressioni verbali o violente fino ad arrivare a gesti estremi quali la strage di Orlando del 12 giugno di un anno fa. Ma, nel mondo occidentale, sono legati a singoli individui e in maniera minore a una società che rigetta la diversità. L’Italia dal 16 maggio 2016, data dell’approvazione decreto di legge-Cirinnà, è il penultimo Paese europeo che riconosce legalmente le coppie omosessuali e regolamenta le convivenze al di fuori del matrimonio.

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Le cose stanno cambiando in fretta e chi è nato a cavallo tra gli anni Novanta e il Duemila al liceo si è trovato a poter interpretare la propria sessualità quasi a piacimento, senza pregiudizi, almeno per quanto riguarda l’influenza della società — diverso è il discorso invece dell’influenza familiare, ideologica o religiosa.

Un sondaggio, pubblicato dal Centro Nazionale del CDC for Health Statistics, ha rilevato che l’11,5 per cento delle donne, tra i 18 e i 44, ha avuto almeno un’esperienza omosessuale — nello stesso sondaggio di 10 anni fa il tasso era del 4%.

Sono nati tre acronimi LUG/BUG/GUG (Lesbian/Bisex/Gay Until Graduation) per designare questo periodo liceale che non è solo sperimentazione sessuale ma anche ricerca di se stessi e che avrà poi conseguenze varie e strettamente soggettive.

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Considerare il coming out liceale una fase è quindi una banalizzazione che deriva dal fatto che tutto nell’età 14-20 può essere visto come provvisorio, dai gusti musicali al carattere in fase di formazione.

*Matilde, una ragazza di 18 anni del liceo Virgilio ci dice: “Sì, penso che possa essere un periodo temporaneo. Sono la prima a non escludere la possibilità di abbandonare il mondo omosessuale.”

Susanna
Susanna

*Susanna ha qualche anno in più e ricorda la sua relazione omosessuale del liceo come una fase propria di quel momento della sua vita, “avevo bisogno di una relazione empatica e coinvolgente. Ho cercato il contatto femminile perché ero in un periodo di chiusura forte con mia madre; né allora né adesso vedo un futuro omosessuale, magari avrò altre relazioni, ma voglio figli e un compagno, non mi ci vedo in una relazione duratura con una donna.”

Valentina
Valentina

*Valentina invece è di parere opposto: “Secondo me non si può parlare di ‘fase di passaggio’, perché penso che sì, magari oggi si sperimenta di più e più liberamente, ma in età liceale si può capire se si è davvero attratti da una persona o da un sesso o se lo si sta facendo solo per curiosità o ribellione.”

La situazione presenta quindi numerose variabili, storie diverse, più o meno influenzate dal contesto da cui vengono estrapolate. *Sara mi racconta che “per la maggior parte delle ragazze è qualcosa di personale e precoce, slegato da esperienze o eventi particolari, che emerge a livello consapevole e a cui si può dare un nome e comprendere solo col passare del tempo.”

Matilde
Matilde

Ma ci sono casi in cui, come dice Matilde, “diversi ragazzi, maschi e femmine, hanno relazioni omosessuali per pura tendenza, altri invece per l’accettazione all’interno di un gruppo, l’imitazione, l’insicurezza, la curiosità. L’attrazione e l’amore, anche nelle coppie omosessuali, non sempre esistono.”

La situazione sembra ormai quasi capovolta rispetto a pochi anni fa. *Giorgia è eterosessuale, ha finito la quarta liceo sempre al Virgilio e ha notato un drastico cambiamento rispetto a quando era in prima: “ora c’è un gruppo molto consistente nel mio liceo di ragazze non etero, ma è totalmente integrato e anzi è considerato il gruppo ‘in’ del liceo. Spesso per entrare a farne parte molte ragazze cambiano sessualità o si convincono di essere bisex. Può certamente sembrare un atteggiamento ridicolo ma ha degli aspetti positivi perché è il prodotto di un ambiente privo di pregiudizi, in cui posso mettere in discussione la mia sessualità e fare i conti di questo solo con me stessa non con compagni e insegnanti.”

La maggior parte di queste ragazze che hanno esperienze omosessuali da giovani, uscite dal liceo cercano il più delle volte rapporti eterosessuali.

Un fattore da non sottovalutare è invece quello puramente sessuale: i primi anni del liceo coincidono con l’età delicata delle prime esperienze, non è da escludere quindi che per evitare il “trauma” della prima volta alcune ragazze scelgano rapporti omosessuali, meno invasivi — nel caso dovesse essere una decisione temporanea, però, si tratta solo di un problema rimandato.

Secondo Matilde, “molte ragazze si ‘rifugiano’ in una relazione omosessuale pensando che sia più semplice da affrontare, sia per quanto riguarda il tipo di mentalità proprio della donna e le abitudini, sia sessualmente parlando, dove questa, conoscendo il proprio corpo, tende a trovarsi più a suo agio.”

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Come ci racconta Luigi Colombo dell’Arcigay Milano – gruppo scuola: “lavorando nei licei — i ragazzi ci chiamano magari durante occupazioni e cogestioni — mi sono accorto che c’è una grande differenza tra le scuole della città di Milano e quelle della periferia e della provincia”. La possibilità di trovare qualcuno con cui confrontarsi diminuisce drasticamente nelle scuole dell’hinterland e la discriminazione, la mentalità conservatrice e chiusa ha la meglio.

Spesso tanto in provincia quanto in città la discriminazione e il bullismo si diffondono tramite nuovi mezzi, meno evidenti: i social network. Luigi Colombo assieme ai volontari dell’Arcigay Scuole e agli insegnati, si occupa anche di tutelare chi nelle scuole diventa vittima di cyberbullismo per il proprio orientamento sessuale.

Gli insegnati svolgono un ruolo importante in questa fase in quanto figura adulta all’interno del contesto scolastico. “Tra i miei professori,” dice Matilde “in quattro sanno della mia relazione con una donna, con nessun tipo di pregiudizio e avversione. Per quanto riguarda il resto del corpo docenti, con alcuni non c’è stata semplicemente l’opportunità o abbastanza confidenza per parlarne, mentre con una in particolare preferisco evitare, dato il suo orientamento politico e religioso e le frecciatine nei miei confronti che non si risparmia mai.”

sara
Sara

Anche Sara che ha frequentato lo stesso liceo tre anni fa dice: “Personalmente i miei insegnanti non hanno mai mostrato interesse verso l’orientamento sessuale mio o delle mie compagne, comportamento che ritengo adeguato, in quanto non credo li riguardi particolarmente.” Ogni insegnate si preoccupa di intervenire, non tanto sul tema specifico, ma piuttosto sul benessere del singolo alunno.

Un aspetto molto delicato della questione riguarda il momento del coming out con i genitori. Ci sono famiglie che reagiscono male e le motivazioni spesso sono legate a questioni ideologiche, religiose o culturali.
“Sono le madri a prenderla peggio. Pensano di aver sbagliato qualcosa e ci stanno malissimo. Mia madre dopo qualche settimana ancora piangeva, poi ha iniziato a farmi mille domande,” mi dice Valentina.

Siamo tutti protagonisti di questo momento di assestamento, davanti a un futuro in cui le scelte saranno pienamente nelle facoltà del soggetto, almeno – come abbiamo visto – per quanto riguarda le grandi città.

C’è un naturale divario tra chi ha vissuto e sta vivendo questo importante periodo per i diritti civili in un contesto educativo e formativo. Più questo contesto è libero di pregiudizi omofobi, ideologici o religiosi più il soggetto si sentirà libero di scegliere, non più condizionato dalla tradizionale idea di relazione duale uomo-donna.

Dobbiamo vivere in un mondo in cui le persone siano libere di esprimere la propria identità acquisendo i relativi diritti civili intesi come “diritti di cui godono tutti i cittadini di uno Stato in quanto tali.” Così è stato nel corso della Storia per la libertà di opinione, di culto, per la parità dei sessi, per la fine della segregazione delle minoranze etniche e deve essere così anche per chi scopre di avere una sessualità non definita, omosessuale o bisessuale che sia.

*Tutti i nomi sono di fantasia.


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