Foto per gentile concessione del Trimbos Institute
Si chiama 4-FA (4-Fluoroamfetamina) ed è la sorella minore della MDMA. Una nuova sostanza psicoattiva analizzata per la prima volta nel 2007 in Olanda, quando nell’hub europeo delle pasticche scarseggiavano i precursori chimici delle classiche amfetamine.
“PAL-303” o “Flux”: questi alcuni dei nomi con cui è venduta la 4-FA. E nei Paesi Bassi, dove non è ancora regolamentata, sembra che questa sostanza sia arrivata per restare. Forse perché si acquista facilmente online o forse perché agli aficionados delle party drugs è piaciuta assai. Tanto che il sistema nazionale di monitoraggio sulle droghe ha registrato un sostanziale incremento della 4-FA sul mercato: in pillole, capsule e polvere – prezzo medio 14€ al grammo.
Di Flux non ne è mai girata così tanta. E non solo in Olanda. La sorella della MDMA è citata nell’ultimo European Drug Market Report e si può già trovare in Spagna, Francia, Belgio, Regno Unito e Scandinavia. Anche in Italia i Carabinieri hanno sequestrato qualcosa nell’area di Bolzano e condotto le prime analisi.
Insomma, potremmo essere di fronte a un astro nascente nel firmamento delle NPS. Come per molte di queste, anche i precursori della 4-FA provengono soprattutto dalla Cina; come per molte di queste, la platea dei consumatori europei è composta principalmente da clubbers, ravers e festaioli vari.
Ma perché la PAL-303 piace tanto? “L’effetto è a metà tra le classiche amfetamine e l’MDMA: euforia, diminuzione dell’ansia sociale, maggiore allerta dei sensi. Ma a differenza di queste, i consumatori ritengono lo sballo da 4-FA più moderato. È tutto meno estremo, puoi ancora parlare, relazionarti con gli altri eccetera”, spiega Tibor Brunt, ricercatore al TRIMBOS di Utrecht, un’autorità europea in materia di ricerca scientifica sulle droghe.
“Che se volete è una buona notizia”, continua l’esperto, “significa che non tutti sono sempre alla ricerca della roba più forte.” Certo la teoria dello sballo moderato non prevede che l’uso di 4-FA sia meno rischioso rispetto a quello delle classiche amfetamine: “Se è percepita come più leggera rispetto alla MDMA, può succedere che se ne prenda di più o che si mescoli più facilmente con altra roba”, chiosa Brunt.
Senza contare che si sa poco o nulla sulla tossicità della 4-Fluoroamfetamina: i rischi potrebbero essere maggiori o gli stessi rispetto a quelli delle sorelle, ma valutazioni di carattere generale è presto per farle.
Certo è che in Olanda i ricoveri ospedalieri legati a questo tipo di droga sono aumentati: “Come è logico che sia, data la sua popolarità”, conclude il ricercatore, “ma nessuna morte da 4-FA è stata ancora accertata. Per questo il governo non ha preso provvedimenti ufficiali. Non vogliamo regolamentare sostanze troppo in fretta.”
L’Italia invece la pensa diversamente. Forse per un’atavica intolleranza in fatto di droghe, la 4-FA si è guadagnata un posto d’onore nella Tabella 1 del Testo Unico. Assieme a oppiacei e cocaina, tanto per chiarirci. Mentre un documento parlamentare della corrente legislatura, citando la stampa, descrive la 4-Fluoroamfetamina come “[…] stupefacente […] i cui effetti, secondo informazioni giornalistiche, si manifestano attraverso la commissione di atti violenti, automutilazione e probabilmente anche cannibalismo”.
Giudizio inclemente. Che non trova però riscontro negli studi scientifici condotti sulla sorella minore della MDMA. Del resto in Italia la qualità dell’informazione sulle droghe – ricordiamo il giorno che TG3 Piemonte scoprì il THC – è tristemente famosa. Come triste, ma sarebbe meglio dire criminogeno, è l’oltranzismo di ben noti proibizionisti.