A che punto è la violenza sulle donne in Italia?

Negli ultimi cinque anni i fenomeni di violenza fisica e sessuale registrati sono passati dal 13,3% all’11,3%. Allo stesso tempo, però, sono diventati più gravi.

In Italia sono quasi 7 milioni le donne che hanno subito violenza, sessuale o fisica. Secondo i dati Istat, le donne straniere sono più vittime di violenza fisica, mentre quelle italiane di violenza sessuale.

La violenza sulle donne non è un fenomeno recente, ma se oggi se ne parla di più è perché sempre più donne hanno preso coraggio e sporto denuncia.

Nonostante i media diano più rilievo ai femminicidi e alle storie di violenza eclatanti, i dati Istat parlano chiaro: la violenza fisica, quella psicologica e quella sessuale sono in calo.

Negli ultimi cinque anni i fenomeni di violenza fisica e sessuale registrati sono passati dal 13,3% all’11,3%. Le violenze, diminuite, sono però diventate più gravi: sono aumentate quelle che provocano ferite gravi ed è cresciuto anche il timore per la propria vita fra le donne vittime dei propri partner.

Le cifre che riguardando gli stupri o i tentati stupri si sono mantenute pari agli anni passati. E oltre 3 milioni di donne hanno subito episodi di stalking nel corso della loro vita.

tabella violenza donne

Come mai, nonostante la maggiore informazione e prevenzione e il clima sociale che che le condanna esplicitamente, queste ultime forme di violenza non sono in calo?

Action Aid, insieme ai centri anti-violenza Dire e Wister, ha denunciato poca trasparenza nella gestione dei fondi stanziati per il piano anti-violenza 2013/2014. Degli oltre 16 milioni di euro a disposizione, solamente 6 milioni sono arrivati alle case rifugio. Gli altri soldi che fine hanno fatto? Action Aid ha chiesto che venga elaborata una mappa dei centri anti-violenza, per monitorare quali centri ricevano quante risorse. Ad oggi, si sono potuti raccogliere i dati di sole sette amministrazioni, e solo dieci Regioni hanno stilato una lista delle strutture che hanno beneficiato dei fondi statali. Solo cinque (Piemonte, Veneto, Puglia, Sicilia, Sardegna) hanno pubblicato online i nomi di ogni centro insieme ai fondi ricevuti.

Ad aumentare non sono soltanto le informazioni divulgate a proposito della violenza sulle donne, ma anche le app riguardanti il fenomeno, per prevenirlo e per supportare le vittime.

Shaw (Soroptimist Help Application Women), ad esempio, connette l’utente al centralino dei Carabinieri, per chiedere aiuto in situazioni di emergenza e fornisce informazioni legali sullo stalking, oltre a indicare all’utente qual è il centro anti-violenza più vicino.

A Milano, Asl insieme all’associazione Telefono Donna hanno creato l’app Stop Stalking –  in cinque lingue: italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo – che connette le donne allo sportello stalking di Telefono Donna.

La società Smartland, poi, insieme alla criminologa Roberta Bruzzone, ha lanciato Save the Woman: l’app mira a prevenire gli abusi attraverso un test che stabilisce il rischio di violenza da parte del partner e consiglia di rivolgersi a centri anti-violenza appositi.

Ciononostante, da gennaio 2015 si contano oltre 156 femminicidi. Come quello di Sara, la giovane ragazza uccisa e carbonizzata insieme alla sua auto dall’ex fidanzato lo scorso 29 maggio a Roma. Come quello di Deborah Fuso, uccisa con 15 coltellate dal compagno, lo scorso 17 maggio a Milano.

Sempre da gennaio 2015, si calcolano quasi 9.000 casi di violenze nei confronti di donne e oltre 1200 casi di stalking.

Quali possono essere le cause che spingono gli uomini a commettere violenze?

“La violenza sulle donne è una forma insopportabile di violenza perché distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi,” afferma Massimo Recalcati, noto psicanalista lacaniano, e prosegue: “La legge della parola come legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco è infranta.”

Questa legge, seppure non codificata, rappresenta il comandamento etico di ogni civiltà. Di fatto sostiene che l’umano si fonda sull’esperienza del limite (non si può essere tutto, avere tutto, godere di tutto). Se il limite è varcato si hanno odio, violenza, distruzione di sé e dell’altro.

Anche il sentimento d’amore ha bisogno del limite, ha bisogno della capacità di restare soli.  E così, quando di fronte al fallimento di una relazione d’amore un uomo non si interroga su di sé, non cerca di elaborare il lutto, non riparte dalla propria solitudine, ma perseguita, minaccia o ammazza la donna che lo ha lasciato, mostra che per lui il legame costituiva una protezione fobica rispetto alla solitudine. Così rivendica un diritto di proprietà assoluto sulla partner, ovvero una profanazione di quel sentimento d’amore a cui si appella e che dovrebbe nutrirsi di libertà.

In questa rivendicazione “un narcisismo estremo si mescola con un sentimento depressivo: non sopporto di non essere più tutto per te e dunque ti uccido perché non voglio riconoscere che in realtà non sono niente senza di te. Uccidersi dopo aver ucciso tutti: il mondo finisce con la mia vita (narcisismo), ma solo perché senza la tua io non sono più niente (depressione).” E lo psicoanalista conclude: “Nulla come la violenza sessuale calpesta odiosamente la legge della parola. Perché la sessualità umana dovrebbe essere passione erotica per l’ incontro con l’Altro, mentre riducendosi a pura sopraffazione disumanizza il corpo della donna, riducendolo a puro strumento di godimento”. Tutto questo deve finire.