Cosa ha detto Mattarella sui cambiamenti climatici nel discorso di fine anno
“In questo tempo la parola futuro può anche evocare incertezza e preoccupazione. Non è stato sempre così.”
“In questo tempo la parola futuro può anche evocare incertezza e preoccupazione. Non è stato sempre così.”
Nel discorso di fine anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato di molte tematiche delicate, invitando la popolazione a riflettere sulla rimilitarizzazione globale, sulla nuova corsa alle armi nucleari, sul privilegio del nostro paese di vivere in una situazione di pace, sul privilegio dei nuovi maggiorenni di poter partecipare al suffragio universale, sulle condizioni di impegno e memoria su cui poggia la democrazia, sull’importanza della costituzione come strumento per modificare in meglio la nostra società e sui cambiamenti cui dobbiamo prepararci per fronteggiare il surriscaldamento globale.
Riportiamo una breve espansione ed analisi del passaggio a proposito di questo tema.
“Occorre preparare il domani, interpretare, comprendere le cose nuove.
La velocità delle innovazioni è incalzante e ci conduce in una nuova era che già cominciamo a vivere, un’era che pone anche interrogativi inediti sul rapporto tra l’uomo, lo sviluppo e la natura.
Basti pensare alle conseguenze dei mutamenti climatici come la siccità, la limitata disponibilità di acqua, gli incendi devastanti.
Si manifesta a questo riguardo una sensibilità crescente che ha ricevuto impulso anche dal magistero di Papa Francesco al quale rivolgo gli auguri più fervidi.
Cambiano gli stili di vita, i consumi, i linguaggi, mutano i mestieri e l’organizzazione della produzione, scompaiono alcune professioni, altre ne appaiono.
In questo tempo la parola futuro può anche evocare incertezza e preoccupazione. Non è stato sempre così.
Le scoperte scientifiche, l’evoluzione della tecnica nella storia hanno accompagnato un’idea positiva di progresso. I cambiamenti tuttavia vanno governati per evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalità.
L’autentica missione della politica consiste proprio nella capacità di misurarsi con queste novità guidando i processi di mutamento per rendere più giusta e sostenibile la nuova stagione che si apre.”
“Occorre preparare il domani”
È il primo passaggio ed è quello più denso di significato.
Le mutazioni dei ritmi delle dinamiche atmosferiche pongono delle serie minacce alla civiltà umana, e non bisogna pensare soltanto all’incolumità immediata di cose e persone – come quella messa a repentaglio da uragani, incendi ed esondazioni – ma anche a quella di lungo periodo.
Le siccità, le ondate di calore, le grandinate, l’erosione del suolo e altre conseguenze del cambiamento climatico provocano la scarsezza della risorsa idrica e riducono il rendimento delle attività agricole, mentre la perdita della biodiversità espone la specie homo sapiens al pericolo di nuove epidemie.
Bisogna dunque pianificare un adattamento della nostra società in funzione del cambiamento dei nuovi ritmi dell’atmosfera.
Mettere a punto nuovi strumenti e nuove tecniche per sostenere l’agricoltura, aumentare l’efficienza dei sistemi di approvvigionamento idrico, abbattere gli sprechi alimentari ed energetici e pensare a come proteggere cose e persone dalle catastrofi climatiche.
A questo proposito, la recente riorganizzazione degli studi teorici e delle attività pratiche della Protezione Civile fa intuire come non sia più possibile semplicemente garantire la sicurezza dei territori dagli eventi climatici estremi, la cui entità è destinata ad aumentare vertiginosamente sotto l’azione del surriscaldamento globale.
Bisogna allora formare la popolazione affinchè questa sappia come comportarsi in caso di pericolo, se necessario evacuando le aree minacciate.
https://twitter.com/blkahn/status/906971762122006528
“Preparare il domani” in questo senso è ciò che il governo degli Stati Uniti ha sempre tradotto con “Be Ready”, ossia rimanere informati, pianificare il comportamento da seguire nel caso di emergenza, esercitarsi ad affrontare l’evento estremo e, prima di tutto, accettare che nel futuro prossimo dovremo essere pronti a fare i conti con fenomeni finora mai verificatisi e catastrofi di frequenza e intensità via via sempre maggiore a quelle cui stiamo assistendo adesso.
Tuttavia, oltre a reagire al surriscaldamento globale bisogna anche contrastarlo, perché – in un certo senso – la velocità di intensificazione del fenomeno è molto superiore alla velocità di adattamento del sistema umano.
Dunque “Preparare il domani” significa anche mettere in atto delle strategie di mitigazione del cambiamento climatico, a cominciare dalla graduale estinzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera.
“Basti pensare alle conseguenze dei mutamenti climatici come la siccità, la limitata disponibilità di acqua, gli incendi devastanti.”
Il riferimento è ovviamente agli eventi climatici estremi che hanno segnato il 2017, nel mondo e in Italia, come i tre uragani di forza 5 (Irma), quasi 5 (Jose) e 5 (Maria) che hanno colpito gli Stati Uniti, i colossali incendi in California, la tempesta in Irlanda, gli incendi in Abruzzo e nel meridione italiano, gli incendi in Piemonte, le siccità nella pianura padana e nell’Oltrepò pavese.
Per ognuno di essi gli esperti hanno accertato il ruolo avuto dal cambiamento climatico nel determinarne l’accadimento e l’inaspettata intensità.
“Si manifesta a questo riguardo una sensibilità crescente che ha ricevuto impulso anche dal magistero di Papa Francesco”
Con questo ringraziamento Mattarella si riferisce ad alcuni passaggi dell’enciclica “Laudato Sì”, con cui papa Francesco invita i fedeli a prendere coscienza del clima quale bene comune minacciato dal surriscaldamento globale e ad agire per contrastarne le conseguenze sulla natura e sugli esseri umani.
“I cambiamenti tuttavia vanno governati per evitare che possano produrre ingiustizie e creare nuove marginalità.”
Come evidenziato nel 2014 dall’Assessment Report 5 del Working Group II dell’IPCC, il surriscaldamento globale è purtroppo destinato ad esacerbare l’ineguaglianza sociale: etnica, economica e di genere.
Il rischio dunque, è che ai danni “esterni” causati dal climate change alla popolazione globale potrebbero aggiungersi dai danni “interni” derivanti dalle dinamiche ostili che le gli eventi climatici potrebbero innescare tra individui appartenenti a diverse fasce della società.
È dunque necessario guidare con cura l’adattamento della nostra società al cambiamento climatico al fine di assottigliare i vari tipi di sperequazione sociale.
“L’autentica missione della politica consiste proprio nella capacità di misurarsi con queste novità guidando i processi di mutamento per rendere più giusta e sostenibile la nuova stagione che si apre.”
Il Presidente ricalca i concetti già espressi in precedenza per dire che bisogna pianificare l’adattamento della società al cambiamento climatico e guidarne il processo evolutivo con estrema attenzione, studiando punto per punto le azioni che si vogliono intraprendere.
L’obiettivo è quello di sfruttare la necessità di cambiamento della società imposta dal surriscaldamento globale per operare su di essa delle modifiche che la rendano più giusta, più egualitaria e più umana.
Il messaggio è ovviamente rivolto alla nostra classe politica, che – ad eccezione di pochi singoli individui del parlamento e di movimenti di attivismo politico senza una rappresentanza parlamentare – si sta totalmente disinteressando del fenomeno, tirandolo in causa solo in poche occasioni, spesso e volentieri come uno strumento per attaccare gli altri partiti.
A quest’ultima critica bisognerebbe aggiungerne un’altra indirizzata ai media del nostro paese, che non documentano con la dovuta rilevanza, serietà, arbitrarietà, e competenza il tema di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.
Ad esempio, la RAI – la TV di stato – non si è nemmeno degnata di presenziare alla COP23, mentre il Corriere – il principale giornale italiano – ospita sulle sue pagine teorie clima-negazioniste, pubblica editoriali di autori che non hanno competenza in materia, intervista personaggi in palese conflitto d’interesse con la transizione energetica verso le fonti rinnovabili e scredita l’immagine dei veri esperti del cambiamento climatico.
Lo stesso discorso vale ancora di più per ormai noti sub-prodotti dell’editoria italiana, che quotidianamente attaccano – oltre i cardini della democrazia – gli scienziati del clima e le norme internazionali per la regolamentazione delle emissioni di gas serra.