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È stato licenziato Giordano Santagati, il capotreno di Trenord che lo scorso 23 settembre aveva avuto una colluttazione con un ragazzo di colore, dopo averlo apostrofato con un insulto razzista.

L’azienda di trasporti lombarda ha definito il comportamento del capotreno “non consono alle mansioni proprie della sua figura professionale e dell’azienda che lei comunque rappresenta.” Il capotreno aveva anche morso un braccio al ragazzo prima di rivolgergli l’insulto che ha fatto decidere l’azienda per il suo licenziamento.

Il capotreno ha tentato di difendersi dalle accuse di razzismo dicendo di essere stato aggredito e rapinato dal ragazzo. Ma un video amatoriale, ripubblicato oggi da Milano Today, mostra come il ragazzo stesse semplicemente estraendo la carta di credito per pagargli il biglietto. Ciononostante il legale di Santagati ha annunciato ricorso, sostenendo che “una rapina effettivamente c’è stata.”

Non è la prima volta che sui treni lombardi accadono episodi simili. Un altro capotreno, a luglio, si era addirittura accoltellato da solo e poi aveva accusato del fatto un uomo di colore. Una volta svelato il suo inquietante stratagemma, si era giustificando dicendo di volersi vendicare di quell’uomo di colore che, a suo dire, il giorno precedente l’aveva minacciato di morte se gli avesse ancora chiesto il biglietto. In quell’occasione, il capotreno  aveva ricevuto la solidarietà di Matteo Salvini, prima che la verità divenisse nota.

È un fatto che sui treni lombardi ci sia un problema di sicurezza — tutti ricordano il controllore a cui il 10 giugno 2015 venne staccato un braccio con un colpo di machete da un membro di una gang sudamericana alla stazione di Villapizzone. Questi episodi, però — soprattutto quest’ultimo — vengono utilizzati dalle forze politiche e dalla stampa di destra per fomentare in modo molto efficace il razzismo tra la popolazione e i lettori meno attenti.

Gli stranieri sono spesso accusati di crimini o scorrettezze che non hanno commesso — oppure, vengono accusati di essere gli aggressori quando in realtà sono gli aggrediti. Lo status giuridico di molti stranieri, privi di nazionalità italiana o magari competenza linguistica, li rende vulnerabili a simili manipolazioni della realtà. Ricordiamo che la legge sullo ius soli è arenata in Parlamento e i lavoratori stranieri non hanno diritto di voto — una situazione tardottocentesca.

E molto grave, però, il fatto che questa associazione automatica tra stranieri e criminali sia stata sdoganata anche presso la stampa o la politica mainstream. Il fatto forse non è una novità, ma sta raggiungendo una profondità sempre più allarmante.

Le testate non si prendono nemmeno la briga di controllare una versione dei fatti anche quando questa è discutibile.

Ad esempio, per il caso di Santagati, l’Huffington Post alle 14.00 di mercoledì riportava ancora la versione dei fatti secondo la quale la rapina sarebbe effettivamente avvenuta, nonostante MilanoToday abbia pubblicato il video che mostra come in realtà non ci sia stata e l’innocenza del ragazzo sia nota già dai giorni successivi ai fatti. L’Huffington Post, però, è un quotidiano nazionale. Inevitabilmente, la narrazione che passerà sarà ancora una volta quello del povero italiano onesto che non può difendersi dai ladri e dagli stranieri, dando un appoggio a chi propugna teorie di deportazione generale o di liberalizzazione della armi da fuoco.

Mentre scriviamo queste righe l’articolo è stato rimosso dal sito, ma se si cerca su Google è ancora presente il link. Noi abbiamo uno screenshot della pagina originale:

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Va detto che, purtroppo, anche nel caso in cui la versione di pubblico dominio fosse quella corretta cambierebbe ben poco agli occhi di una buona fetta di opinione pubblica. Gli stranieri resterebbero sempre inferiori e in una posizione di sottomissione che va ribadita. Basta guardare i commenti sotto al pezzo di Milano Today, che come dicevamo assolve il ragazzo.

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Un altro esempio è il caso di Chidi Namdy, l’uomo nigeriano assassinato in provincia di Ancona lo scorso 5 luglio. Anche in quel caso gli assassini avevano provato a sostenere che “aveva cominciato lui” — tra l’altro, dopo che loro avevano chiamato lui e sua moglie “scimmie africane.” La verità era presto venuta a galla — l’avevano aggredito loro. Ma la vittima era stata comunque colpita da razzismi di ogni tipo. Qualche esempio? Il Resto del Carlino che, spalleggiando la procura di Ancona, prova a insinuare una presunta appartenenza di Namdy alla mafia nigeriana. Oppure ancora i titoli insinuanti su sua moglie.

Con le elezioni che si avvicinano c’è da aspettarsi un aumento nel numero di questi episodi, che sono molto facili da montare e difficili da smontare: perché, non essendo basati su prove oggettive e razionali, non sono attaccabile con argomenti oggettivi e razionali. Come le assurde accuse alle ONG, fanno un grande favore alla destra, specie alla Lega Nord di Matteo Salvini, che ne ha bisogno per andare al potere ora che la sua politica è stata messa in ombra dal ritorno di Berlusconi. L’obiettivo è far diventare l’Italia un paese sempre più razzista e disposto a credere a tutto purché una visione distorta e criminale della realtà sia confermata e vincente.

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