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Legambiente ha presentato ieri mattina a Palazzo Marino il rapporto “Ecosistema urbano 2017,” da cui discende la classifica delle città italiane più a misura d’uomo e attente all’ambiente.

Al primo posto troviamo Mantova, seguita da Trento, Bolzano, Parma, Pordenone e Belluno, mentre in coda all’elenco ci sono Frosinone, Catania, Palermo, Viterbo, Brindisi e – la meno sostenibile – Enna.

(Data visualization Il Sole 24Ore)

L’ordinamento è stato eseguito sulla base di un indice di sostenibilità derivante dalla combinazione di 16 fattori di vivibilità raggruppati in 5 macrosettori: acqua, aria, mobilità, energia e rifiuti.

A colpo d’occhio si nota immediatamente come la sostenibilità sia inversamente proporzionale alle dimensioni del centro urbano (tra le prime venti classificate, Trento è l’unico capoluogo regionale) e come l’indice di apprezzamento segua un gradiente rivolto da sud verso nord, anche se non mancano le eccezioni.

Ad esempio, Su un totale di 104 capoluoghi di provincia esaminati, Oristano, Udine, Cosenza si sono posizionate rispettivamente decima, dodicesima e tredicesima, mentre Alessandria, Monza, e Massa sono finite rispettivamente al 84esimo, 94esimo, e 96esimo posto.


Tra gli invitati alla conferenza erano presenti anche i sindaci, i dirigenti e i progettisti delle città premiate, che hanno illustrato le opere e le iniziative attraverso le quali hanno raggiunto i buoni risultati.

Firenze si è distinta per l’installazione di un ramificato network di linee tranviarie, totalmente accessibili ai disabili e apprezzate da oltre il 90% dei cittadini, Napoli ha rivendicato la bellezza della propria nuova metropolitana, grazie alla quale attrae molti più passeggeri di una metropolitana ordinaria, mentre Milano si è ovviamente fregiata dei propri servizi di bike-sharing.

Si è poi tenuta una tavola rotonda a cui ha partecipato anche il ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti.

“La sfida è preparare le città al cambiamento che le aspetta”, o meglio che non le aspetta. “Il cambiamento climatico ci sta aggredendo, è diventato più veloce della politica. Noi nella politica dobbiamo diventare più veloce di esso.”

Galletti avverte che quando si parla di global warming dobbiamo smetterla di pensare solo agli orsi polari o alle isolette del pacifico: “I cambiamenti climatici riguardano noi, qui, oggi. L’abbiamo visto quest’anno con la siccità, gli uragani, gli incendi.”

A proposito delle fiamme che quest’estate hanno devastato la Sicilia e l’Abruzzo, e che ora stanno divorando il Piemonte, il ministro tuona: “per i piromani voglio quindici anni di prigione” – anche se è più probabile che i responsabili siano mafiosi – e poi invoca la legge sugli ecoreati, che davvero rappresenta il più grande successo mai ottenuto nei trent’anni di vita del Ministero dell’Ambiente.

Galletti si dice particolarmente fiero dell’operato del governo in tema ambientale, cita numerose iniziative di cui si è fatto promotore, come il protocollo di intesa tra comuni e regioni, il bando per la mobilità sostenibile e l’ecobonus 2018, che permetterà detrazioni anche sulle spese per il verde urbano.

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Bisogna ricordare però che la Strategia Energetica Nazionale per il 2018 – lanciata con entusiasmo lo scorso giugno dal ministro assieme al collega Carlo Calenda – non è stata salutata altrettanto calorosamente da numerose associazioni ambientaliste e dell’industria rinnovabile, tra cui, Fiper, Energia felice, Italia Solare, Fire, AiCARR, Italian Climate Network, Kyoto Club, Rete Clima, Greenpeace, e tra le tante altre anche Legambiente, che hanno rimproverato una “visione limitata” e la “scarsa ambizione” degli obiettivi, tanto che il documento mancava addirittura del basilare orizzonte degli impegni al 2050, data per la quale, secondo l’IPCC, ogni paese europeo dovrà essere alimentato al 100% da fonti rinnovabili.

Galletti prosegue “Ho assistito ad un cambiamento culturale e sociale” e cita l’enciclica di papa Francesco che per la prima volta invita in modo esplicito le comunità religiose nel contrasto al cambiamento climatico. Quindi la frecciata a Trump: “c’è chi per difendere il proprio interesse ha deciso di alzare un muro. Questo non funziona con l’ambiente”, che giustamente è un bene non esclusivo e non rivale, e che in quanto tale, per essere difeso dev’essere valorizzato.

Il messaggio della conferenza sembra chiaro: tutti dobbiamo prenderci cura dell’ambiente.

Di recente, anche in Italia si sono fatti molti passi avanti, ma non basta. Bisogna fare molto di più, molto più velocemente. Bisogna essere ambiziosi nel guidare le nostre città nel futuro e bisogna disinnescare le tendenze retrograde, quella cocciuta “resistenza al cambiamento” – come l’ha definita il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini – che alcuni amministratori e alcuni cittadini manifestano per paura della novità, di non potersi ambientare in un mondo più sostenibile.

Proprio su questo tema verte l’intervento incisivo di Rossella Muroni, che chiude l’incontro ribadendo gli obiettivi per il futuro e sottolineando tutti quegli aspetti dei centri urbani e delle loro amministrazioni che ancora non vanno bene.

“Tra le città analizzate, nessuna è risultata soddisfacente su tutti i profili”, ha sentenziato la presidente di Legambiente, “transizione verso una maggiore sostenibilità dev’essere soprattutto responsabilità, onere e onore dei sindaci, il cui ruolo è quello di superare il limite temporale e territoriale della (ndr. mala)politica.”

“Il comune di Roma ha accusato Legambiente di voler lucrare sul GRAB, quando quest’ultimo ha ricevuto i finanziamenti che ha ricevuto per la forma che gli è stata data e che non deve essere cambiata, perché così è stato concepito. Non ci si può sottrarre alle promesse. I sindaci devono guidare il cambiamento,” non frenarlo, verrebbe da aggiungere.

Questo vale soprattutto per i sindaci delle metropoli, dove, come già detto sopra, si riscontrano i maggiori problemi, a cominciare dalla raccolta differenziata e dall’inquinamento dell’aria: “A Roma bisogna costruire impianti di compostaggio e Milano non può essere l’unica città a mettere al bando i diesel”.

Secondo Muroni inoltre, c’è bisogno di un’agenda politica nazionale per coordinare la transizione sostenibile delle varie città metropolitane, i cui sindaci “non vanno lasciati soli.”

Il problema della questione ambientale infatti è che non tutti sono in grado di riconoscerne subito i benefici, mentre i cittadini spesso pretendono risposte immediate da parte di chi li governa. È ovvio che questo meccanismo porta al paradosso per cui gli amministratori che pongono maggiore attenzione all’ambiente rischiano il crollo dei voti su cui si regge il loro mandato.

Ora più che mai dunque, gli ambientalisti devono prendersi le proprie responsabilità e attivarsi per accompagnare i cittadini, i sindaci e le istituzioni verso un futuro più pulito.