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Per capire quest’odio bisogna partire da chi sono questi personaggi e come sono stati utilizzati dalla Casa delle Idee nel corso degli anni.

Venerdì 29 settembre l’universo cinematografico-televisivo costruito dalla Marvel nell’ultimo decennio verrà ulteriormente espanso con l’inserimento di un nuovo tassello: Marvel’s The Inhumans, serie tv di otto puntate in onda negli Stati Uniti sul canale ABC e in arrivo l’11 ottobre in Italia su FOX. I primi due episodi, però, sono già stati proiettati sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo in alcune apposite sale cinematografiche dotate di schemi IMAX e, nonostante la martellante pubblicità delle ultime settimane e la possibilità di fregiarsi del titolo di prima serie televisiva ad essere girata con questo tipo di tecnologia, la loro accoglienza è stata glaciale. Sia la critica, sia il pubblico non sono stati per niente colpiti da questa anticipazione, e l’intera serie sembra destinata ad essere uno dei più grandi flop del 2017.

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Se da una parte è sicuramente vero che la serie tv — o almeno i suoi primi due episodi —  non sono all’altezza del resto della produzione Marvel, né da un punto di vista tecnico né da quello contenutistico, dall’altra c’è un motivo molto più importante e radicale per cui il telefilm è destinato al fallimento: tutti odiano gli Inumani.

Per capire il perché di questo sentimento bisogna partire dalle basi, ossia da chi sono questi personaggi e come sono stati utilizzati dalla Casa delle Idee nel corso degli anni.
Gli Inumani sono degli esseri umani dal DNA alterato: possiedono un gene che, quando entra in contatto con le cosiddette “Nebbie Terrigene,” risveglia i loro superpoteri latenti. Milioni di anni fa, infatti, la razza aliena dei Kree ha svolto su di loro degli esperimenti genetici per poi abbandonarli al loro destino. Liberi dai loro padroni, le cavie decisero di fondare una civiltà separata da quella degli altri esseri umani, ed edificarono Attilan, una città caratterizzata da avanzatissima tecnologia, dove rimasero nascosti e protetti per millenni.

La loro prima apparizione risale al 1965 sulle pagine di Fantastic Four #45, quando lo storico Quartetto incontra la Famiglia Reale, formata dal re di Attilan Freccia Nera, sua moglie Medusa, e i loro parenti più stretti.

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Da quel momento, gli Inumani cominciarono a comparire come ospiti in altre testate, come Thor o Daredevil, ma la loro presenza nell’universo Marvel è sempre stata piuttosto sporadica e altalenante. Alcuni eroi, come per esempio Freccia Nera e suo fratello Maximus il Folle, si fecero conoscere e amare da un buon numero di lettori, ma anche quando vennero pubblicate intere testate a loro dedicate, non furono mai particolarmente incisivi e la loro importanza è sempre stata marginale, così come il loro successo.

Almeno finché la Marvel non decise che gli Inumani sarebbero dovuti piacere a tutti.

Verso la fine del primo decennio degli anni 2000, mentre la Marvel iniziava a delineare sempre più chiaramente il proprio universo cinematografico, nel mondo dei fumetti gli Inumani iniziarono a comparire sempre più spesso e a ricoprire un ruolo sempre più centrale. Questa improvvisa impennata di importanza è stata però legata alla svalutazione di un altro brand molto amato e in passato fondamentale: quello degli X-Men.

In effetti, a un occhio superficiale il gruppo degli Inumani e quello dei Mutanti possono sembrare simili: entrambi sono specie umane che possiedono nel proprio DNA una componente in grado di dargli dei superpoteri, quindi sulla carta sarebbe stato facile sostituire gli uni con gli altri.


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Il motivo per farlo, poi, è evidente. Prima che la Marvel venisse comprata dalla Disney e iniziasse il suo progetto di creare un universo cinematografico in cui far muovere e collegare i suoi personaggi, era solita vendere i diritti per la produzione e la distribuzione dei suoi film alle diverse major; i termini precisi degli accordi non sono mai stati esplicitati chiaramente, e spesso erano diversi caso per caso, ma in generale i personaggi venivano venduti “in pacchetti”: la Sony si accaparrò quindi i diritti per l’Uomo Ragno e tutti i personaggi a lui collegati, la Paramount aveva quelli di Hulk, e così via. Nel caso dei mutanti, essi finirono in mano alla Fox, la quale li utilizzò per creare uno dei franchise più longevi e meglio riusciti, se parliamo di film tratti da fumetti. Questo tipo di contratti, inoltre, prevede che il possesso esclusivo dei personaggi venga rinnovato automaticamente fino a quando la Fox continuerà a produrre film sugli X-Men con regolarità. Per questo motivo, la Marvel si ritrovò impossibilitata ad utilizzare per i suoi progetti sul grande schermo alcuni dei suoi personaggi di spicco, come appunto i Mutanti. Inoltre, all’interno dell’accordo per i diritti cinematografici, rientravano anche quelli legati al merchandising: per ogni action figure, maglietta, zaino, tazza o astuccio dedicata ad un Mutante venduta, la Marvel avrebbe dovuto dividere — e divide ancora — il ricavato con la Fox. E ciò non è un problema da poco: l’industria del fumetto è da anni in crisi, e le grandi case fumettistiche ricavavano la maggior parte degli introiti proprio dai prodotti collaterali, non dagli albi.

La Casa delle Idee quindi si è anche ritrovata a produrre merchandising e oggettistica varia, di cui però non poteva mantenere i guadagni derivati dalla sua vendita.

La soluzione perciò era per la Marvel evidente: sostituire nel cuore dei lettori e negli occhi degli spettatori i Mutanti con gli Inumani.

Ed è qui che iniziarono i problemi. Piano piano, le testate dedicate agli X-Men continuarono a diminuire, proprio nello stesso periodo in cui quelle degli Inumani invece iniziarono a crescere. Tutti i personaggi di cui la Marvel non possedeva più i diritti cinematografici iniziarono a sparire dalle varie immagini promozionali; fece particolarmente scalpore un’immagine distribuita ad inizio 2015 in cui erano presenti decine e decine di personaggi Marvel, da quelli più famosi come Iron Man a quelli più sconosciuto come Devil Dinosaur, ma nemmeno un mutante, quando neanche otto anni prima in un poster molto simile Wolverine condivideva la prima fila con l’Uomo Ragno e Capitan America. Addirittura Chris Claremont, forse lo scrittore più importante delle testate mutanti, da poco tornato alla Marvel, nel 2014 dichiarò che gli era stata negata la possibilità di creare nuovi personaggi dotati di gene X, perché altrimenti questi sarebbero potuti essere utilizzati dalla ormai concorrente Fox.

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Se da un lato la Marvel cercò di minare in tutti i modi il franchise degli X-Men, dall’altra cercò di trasformare gli Inumani in delle loro copie. Fino al 2014, infatti, le storie con protagonisti questi ultimi si concentravano esclusivamente sui membri della Famiglia Reale; in quell’anno, invece, vennero introdotti — sia in una testata a loro dedicata, sia in altre serie — i “nuovi Inumani,” persone all’apparenza normali che in realtà possiedono le stesse caratteristiche genetiche degli abitanti di Attilan. Questi devono quindi imparare a convivere con i loro superpoteri, mimetizzarsi fra il resto della popolazione e decidere se utilizzare le loro doti per fare del bene o del male… proprio come i Mutanti.

È stata questa decisione ad alimentare più di tutto il resto l’odio da parte della comunità di fan Marvel nei confronti degli Inumani. Gli X-Men sono sempre stati uno dei brand più amati dai lettori di fumetti statunitensi, e vedere le tematiche tipiche dei loro albi essere sottratte e imposte su un altro gruppo di supereroi, meno popolare e caratterizzato in origine da concetti totalmente diversi, ha fatto scoppiare una vera e propria rivolta sulla rete. I forum si riempirono di appassionati indignati per il trattamento riservato ai Mutanti, e la sezione dei commenti di ogni video dedicato all’argomento veniva puntualmente riempita di messaggi d’odio nei confronti degli Inumani, a prescindere dal contenuto effettivo delle storie.  

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Probabilmente, nei piani originali della Marvel il sorpasso degli Inumani nei confronti degli X-Men avrebbe dovuto compiersi nel crossover Inhumans vs. X-Men (2016), una storia quasi metanarrativa nella quale i due gruppi si affrontavano per la sopravvivenza della razza mutante. Ma forse proprio in quel momento i piani alti della Marvel si accorsero di quanto fosse assurda l’idea di rimpiazzare i Mutanti: alla fine dell’evento, vennero lanciate nuove testate dedicate all’uno e all’altro team, sancendo una tregua tra di loro, sia a livello narrativo che editoriale.

A questa retromarcia ne corrispose una simile nel Marvel Cinematic Universe: inizialmente, infatti, Inhumans era stato annunciato come un vero e proprio film in uscita alla fine del 2018. Poi, è stato rimandato a data da destinarsi per essere infine trasformato in una serie tv, per di più (a quanto pare) di bassa qualità. Forse neanche la Marvel crede più nel brand degli Inumani, o forse semplicemente ha in mente un nuovo piano per loro, ma è certo che le continue manifestazioni di odio nei confronti di questi personaggi abbiano influito in qualche modo su questo cambio di rotta. Allo stesso tempo, molto lettori saranno prevenuti nei confronti della serie, senza darle neanche una possibilità.

Nella storia editoriale degli Inumani ci sono state comunque delle gemme nascoste: tra il 1998 e il 1999, Paul Jenkins e Jae Lee scrissero una serie di 12 numeri chiamata appunto Inhumans, in cui la famiglia reale di Attilan si ritrovava attaccata contemporaneamente da minacce esterne e disordini sociali interni, facendone un’allegoria della situazione politica sociale degli Stati Uniti in quegli anni. La storia venne ben accolta e vinse anche un Eisner Award come Miglior Serie Nuova, e sarebbe stata un’ottima fonte a cui la serie avrebbe potuto ispirarsi. D’altro canto, i pregiudizi e le critiche maturate a seguito delle infelici scelte di marketing della Casa delle Idee avrebbero rovinato anche quella che sarebbe potuta essere un nuovo Game of Thrones ambientato nello spazio.