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Il nuovo disegno di legge riesce ad essere ancora peggiore della precedente versione che era uscita alla Camera.

È facile farsi rapire dalla cronaca attorno alle vicende che hanno portato all’elezione di Trump alla Casa bianca: spionaggio!, hacker!, complottismo sfrenato! Dove tanti giornali e approfondimenti affrontano l’argomento con cura, è facile vedere l’angolo per trasformarlo in intrattenimento, ed è quello che fanno molti altri giornali, e molte trasmissioni.

Un discorso completamente diverso è quello della riforma sanitaria. Trump è stato eletto soprattutto per questa riforma — se c’è un singolo argomento politico vero su cui ha basato la propria piattaforma, al di fuori dallo strepitare contro Clinton e Obama, è questo. È un dato di fatto che nel contesto politico dello scorso anno lo scontento per l’Obamacare fosse un sentimento diffuso, certo basato sostanzialmente su preconcetti razzisti sul precedente presidente, ma un sentimento vero.

Una volta bloccata alla Camera, poi resuscitata con successo, e ora in discussione al Senato, la riforma è stata una delle sconfitte più violente subite dalla presidenza Trump — e se dovesse passare in questa iterazione del testo, lo sarebbe per tutto il paese.

La situazione impossibile in cui Trump e il GOP si trovano in questo momento è frutto di tre tensioni portate avanti negli anni della presidenza Obama:

  • La necessità di soddisfare le richieste dei gruppi di lobbisti e dei donatori più facoltosi;
  • La necessità di realizzare quanto promesso agli elettori: abbattere i costi delle assicurazioni;
  • La volontà, espressa da Trump più volte in campagna elettorale, di garantire “copertura per tutti.”

Sia chiaro, nessuno ha mai avuto in mente nel partito repubblicano di offrire “copertura per tutti,” o anche solo allargare la copertura dell’assistenza sanitaria. Ma la tensione tra i primi due punti è estremamente vera, sentita da tantissimi parlamentari e senatori, e l’ultima speranza per gli Stati Uniti.

Il nuovo disegno di legge riesce ad essere ancora peggiore della precedente versione che era uscita alla Camera — un’evenienza a cui ci eravamo preparati durante il lunghissimo periodo di silenzio assoluto delle scorse settimane.

Il testo prevede—

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  • La sospensione dell’espansione — a partire dal 2021 — del Medicaid, il programma federale di aiuto statale per aiutare i più deboli a pagare l’assicurazione sanitaria, nato negli anni ’60 ma fortemente potenziato dall’Affordable Care Act, l’Obamacare;
  • L’introduzione di un budget statale fisso per il programma, al contrario dei fondi senza limite massimo attuali: questa norma, oltre a limitare i costi, introduce meccanismi che naturalmente portano alla restrizione del servizio, perché costringe a valutare il proprio budget prima di garantire la copertura;
  • L’Affordable Care Act prevede assistenza statale nel pagamento dell’assicurazione per chiunque viva al di sotto del 400 percento della linea di povertà (47550 dollari all’anno a persona, o 97200 all’anno per una famiglia di quattro), e gli aiuti statali sono ovviamente maggiori meno una persona guadagna. Il Better Care Reconciliation Act — il nome che la legge ha preso al Senato — abbassa l’asticella al 350 percento, ma fissa gli aiuti statali al piani sanitari più economici, costringendo chi ha meno ad accontentarsi di una copertura peggiore: una copertura che potrebbe non essere sufficiente.
  • La legge permette ai singoli stati federati di abbandonare il “mercato” creato dall’Obamacare, e rimuove l’obbligo a assicurarsi: questo abbatte il fondamento sostanziale della riforma sanitaria dell’amministrazione Obama, ovvero che tutti paghino per l’assistenza sanitaria, in modo da abbassare i costi per chi è malato. (Sì, si chiamano semplicemente tasse dalle nostre parti. Americani)
  • Il Senato conferma il taglio alle tasse istituite per finanziare l’Obamacare verso i cittadini più facoltosi — così chi è più ricco spenderà meno in assistenza sanitaria, chi è povero, sostanzialmente di più, e per un peggior servizio.

Si tratta di una legge scritta grossolanamente, ingiusta, e che mette a repentaglio la salute e la vita di ventiquattro milioni di persone. Si tratta di un testo sostanzialmente inaccettabile, che avrebbe vita breve in qualsiasi democrazia, in particolare in forme di governo con il bicameralismo come gli Stati Uniti. Ma l’elezione di Trump ha cambiato radicalmente il discorso politico statunitense, avvicinandolo a meccanismi che in Italia conosciamo bene: la politica, senza le conseguenze — una realtà in cui agli elettori si mente, li si distrae, prima, o al posto, di dare spiegazioni, giustificare ideologicamente, una posizione.

Si tratta, a conti fatti, di una riforma mossa unicamente da interessi economici, realizzando tagli dettati dalla cultura retrograda e cristiana della destra statunitense, che odia le donne, i diversi, i poveri. Sostanzialmente, tutti gli altri.