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Oggi a Milano si terrà l’annuale Whisky Festival, appuntamento obbligato per tutti gli amanti del liquore che solo l’alternativo del vostro gruppo di amici è solito bere quando andate al pub. Durante l’evento sarà possibile degustare whisky provenienti da tutto il mondo e, se per caso vi doveste innamorare follemente di un particolare marchio, potrete portarvi a casa una bottiglia di quel whisky giapponese che vi convince tanto.

Se siete intenditori questo articolo non fa per voi, non avete bisogno certo dei miei consigli. Per chi invece ha sempre guardato con interesse alle polverose bottiglie dietro al bancone del barman e fosse finalmente interessato a farsi una cultura etilica nel campo dei distillati, siete capitati nel posto giusto.

Prima di iniziare però è necessaria una precisazione di carattere linguistico. Si dice whisky, whiskey o wisgi (ai gallesi piace quest’ultima versione)?

L’origine della parola deriva dal latino aqua vitae, con cui si indicavano verso il 1400 le prime produzioni di alcol. Il termine venne poi tradotto in gaelico con uisce beatha poi diventato nel corso dei secoli – e attraverso chissà quante serate alcoliche – il whiskey che usiamo noi oggi.

Inghilterra, Canada e Giappone preferiscono whisky, America e Irlanda invece optano per whiskey — nessuna differenza dunque tra i due termini, se non la cavillosità geografica che potrebbe tornarvi utile nel caso foste ospiti a casa di irlandesi o giapponesi.

Dunque avete comprato la vostra bottiglia di whiskey o whisky e siete pronti a tuffarvi in un fiume di aromi e sapori, prima però è bene affrontare qualche dettaglio.

C’è bicchiere e bicchiere

Come in tutto quello che riguarda l’alcol, si sono diffusi nel tempo molti luoghi comuni (e ne vedremo altri più avanti) che rischiano di rinchiudere il piacere di un buon bicchiere di whisky in una azione stereotipata.

Non c’è dubbio che il bicchiere privilegiato per bere il whisky sia il classico tumbler, quel bicchiere dalla forma perfettamente circolare, sicuro di sé e pieno d’orgoglio. Ma non è l’unica opzione: l’alternativa è il sinuoso glencairn, appartenente alla famiglia degli snifter, bicchieri larghi alla base e stretti in cima per permettere all’aroma del liquore di rimanere all’interno delle pareti di vetro. Infine, i meno conformisti possono optare per un tulip-shaped glass, usato dai mercanti europei per annusare il vino, e oggi anche per la degustazione di whisky.

Se bevo whisky bevo whisky, se bevo acqua bevo acqua.

L’iconica frase venne pronunciata nel film del 1952 The Quiet Man dall’attore irlandese Barry Fitzgerald, dando il via alla pratica mondiale di ostracizzazione nei confronti di chiunque osasse accostare la parola acqua o ghiaccio alla parola whisky. Ma anche questo è un falso mito.

Per quanto riguarda l’alternanza di whisky e acqua vi basterà sapere che non solo non è una cattiva pratica, ma anzi è raccomandata. Il whisky, come qualsiasi alcolico ad alta gradazione, ha proprietà anestetizzanti — bere un sorso d’acqua ogni due di whisky aiuterà il vostro palato e la vostra lingua a riacquistare i sensi e continuare a godere dei sapori del liquore.

Parlando di diluizione invece il terreno si fa più delicato. Difficilmente vedrete qualcuno allungare il proprio bicchiere di scotch con una spruzzata d’acqua, ma se vi dovesse capitare sappiate che siete di fronte a un esperto. Allungare il proprio whisky con qualche goccia d’acqua è infatti una pratica comune tra i degustatori professionisti, il gesto aiuta a diminuire il calore del liquore e ad amplificare gli aromi per il naso.

Il ghiaccio infine è una questione culturale: nei paesi dell’America Latina la scelta di allungare il whisky con ghiaccio e soda è pratica comune viste le alte temperature, soprattutto nel periodo estivo — mentre in Giappone viene spesso proposto il whisky highball, bicchiere di whisky con l’aggiunta di molto ghiaccio e bevanda non alcolica a vostro piacimento.

Il mondo è vario e le tradizioni anche, quindi non sentitevi mai fuori luogo e bevete come preferite, ma fatelo con gusto.

Degustazione

Avete scelto il vostro bicchiere, avete deciso se andare per un whisky liscio o con acqua, è giunto il momento di degustare. Prima di lanciarvi nel bere però, annusate:, è scientificamente provato che l’olfatto è molto più sviluppato del gusto — annusare il contenuto del bicchiere prima di bere vi darà la possibilità di conoscere e approfondire meglio il carattere di quello che state per gustare.

Per capire cosa state bevendo, un po’ come per il vino, dovete riflettere e ragionare sui sensi che state utilizzando. La memoria olfattiva è un’altra caratteristica dell’essere umano: sapete già quali odori, sapori e gusti state provando, dovete solo rifletterci.

Qualche spassionato consiglio: il primo sorso lasciatelo depositare per qualche secondo sulla lingua, poi mentre deglutite fate entrare un po’ d’aria insieme al whisky, in modo da assaporare non solo lo spirito ma anche i suoi vapori.

Bene, ora che sapete come comportarvi davanti a un buon bicchiere di whisky non vi rimane che esplorarne il mondo e gli abitanti.


Per approfondire l’argomento consigliamo la lettura di “Tasting Whisky: An Insider’s Guide to the Unique Pleasures of the World’s Finest Spirits” di Lew Bryson.

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