Blue Whale: cosa c’è di vero nella storia del gioco del suicidio

Un’indagine di the Submarine su internet e sul darknet iniziata lo scorso marzo.

Blue Whale: cosa c’è di vero nella storia del gioco del suicidio
Questo articolo contiene descrizioni di suicidio e atti masochistici. Per ragioni di sicurezza sono stati inseriti soltanto link che la redazione ha potuto verificare come sicuri.

Dal febbraio 2017 si insegue su internet, su siti di informazione piú o meno attendibili, la vicenda, o la leggenda, del gioco del suicidio, il Blue Whale.

Secondo la storia – che a molti è sembrata una bufala o una creepypasta di pessimo gusto annidata su Reddit – nei meandri oscuri di VKontakte, il principale social network russo, si sarebbe diffuso un gioco il cui scopo sarebbe quello di costringere al suicidio il giocatore, al termine di una serie crescente di sfide sottoposte alla vittima da una sorta di “master.”

Il percorso è questo. Un utente di VKontakte chiede in prima persona – usando lo specifico tag #f57 – di essere contattato in privato da un amministratore del gioco. L’utente viene inserito in una conversazione privata dove il master lo convince, attraverso mezzi che nessuna ricostruzione ha ancora chiarito, di essere in possesso di dati personali. La minaccia: il giocatore deve sottostare da quel momento ad ogni ordine dell’amministratore, o i propri cari subiranno violenze, o nel peggiore dei casi, saranno uccisi.

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La copertina del servizio di Novaya Gazeta

Il primo report di Blue Whale viene dalla Russia, dove una lunga inchiesta dell’ottima testata Novaya Gazeta annunciava di aver ricondotto almeno 130 suicidi giovanili a “gruppi della morte” sul social network. In parte a causa della barriera linguistica, in parte per colpa di dozzine di riviste online di gossip e fake news, la verità e la finzione si mescolano in fretta, portando molti a dubitare della veridicità del primo reportage. La notizia è emersa piú volte anche su giornali e tabloid rispettabili, ma spesso sotto forma di notizia rimasticata e basta.

Il nome “blue whale” cita il caso dello spiaggiamento dei cetacei, per cui una balena si perde – o si sposta troppo vicino a riva cercando cibo – e finisce intrappolata su una spiaggia.

Quanto segue è frutto di un’indagine di the Submarine su internet e sul darknet iniziata lo scorso marzo.

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Un forum “pro choice”

Blue Whale non nasce dal nulla: le discussioni riguardanti il suicidio hanno sempre proliferato in angoli non moderati di internet, dalle room di Soulseek a chat su ICQ — forse perché la rete permette di mettere in contatto persone che altrimenti farebbero fatica a comunicare in società. Capire questa relativa consuetudine è fondamentale per affrontare correttamente l’argomento: non è detto che tutti questi “gruppi della morte” abbiano una diretta influenza negativa — sono tantissimi i punti di supporto, di accoglienza, per persone che altrimenti sarebbero completamente sole. È il caso di piattaforme come T., un forum tedesco di persone con tendenze suicide dove molti utenti lavorano per impedire che queste persone si tolgano la vita. Al di là dell’aspetto “dark” – testi bianchi su fondo nero, accenti rossi, estetica edgy – il forum vorrebbe essere un posto sicuro, dove si possa parlare liberamente. Sempre tedesco è E.F., dove però si affronta la materia in modo molto più aggressivo — dibattendo le ragioni di vivere di ogni persona, caso per caso. Entrambi i forum si definiscono “Pro Choice,” ovvero considerano la scelta se togliersi la vita o no come una scelta lecita di ogni persona. Abbiamo scelto, comunque, di non riportare i nomi di questi forum.

Un forum “pro choice”
Un forum “pro choice”

È difficile valutare questo tipo di organizzazioni. È indubbiamente vero che l’intento di tanti utenti sia genuino, e che si cerchi di offrire aiuto a persone che altrimenti non solo non lo riceverebbero, ma non sarebbero in grado di cercarlo. È altrettanto vero che la presenza di angoli come questo rendono molto piú diffusa e pericolosa la “normalizzazione” del suicidio, la cui estetica diventa quasi allettante in un grottesco contesto emo–pop.

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Il piú diffuso Suicide Apartment in Europa

Sono profondamente piú preoccupanti i casi dei Suicide Apartment, forum dedicati unicamente a spingere le persone al suicidio, spesso proponendosi come piattaforma per trovare qualcuno con cui suicidarsi insieme — a volte di persona, a volte in diretta su Skype, altre volte sulla fiducia. Nel terzo caso, spesso, dei malintenzionati manipolano deboli fino a portarli alla morte. Anche grazie alla popolarità dei forum T. e E.F., il Suicide Apartment piú noto d’Europa è tedesco — prova indiretta della presenza dannosa di spazi come i suddetti. Suicide Apartment, il nome del forum tedesco (forse primo ad aver introdotto il nome alla tipologia) è confinato nel dark net.

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Anche in un contesto deviante come questo, Blue Whale non è un gioco nato organicamente. Per ricostruire la storia dobbiamo andare piú indietro dello scorso febbraio, fino al novembre 2015.

In un’altra storia che fece il giro del mondo su tutti i tabloid, Rina Palenkova annunciò il proprio suicidio pochi secondi prima di lanciarsi sotto un treno merci. Palenkova diventò in poco tempo un meme, perché nelle settimane precedenti al suicidio aveva condiviso su VKontakte messaggi in cui parlava della propria depressione. Palenkova partecipava a gruppi della morte sul social network.

Nei mesi successivi gli admin di VKontakte, in parte in seguito alle pressioni causate da un altro report di Novaya Gazeta, hanno iniziato a lavorare per censurare i gruppi — ma non molto di piú. Gli amministratori dei gruppi della morte continuano a sorvegliare l’hashtag #f57 e a contattare persone deboli, affascinate dall’idea di parlare di suicidio.

Non è chiaro se a questo punto il gioco esistesse già, se sia nato per la prima volta su pagine di gossip e poi adottato dagli stessi gruppi della morte, o se nasca quasi come scherzo, come modo da parte degli amministratori dei gruppi della morte di rendersi misteriosi, affascinanti.

Il 27 febbraio 2017 il britannico the Sun “riprende” il report di Novaya Gazeta dipingendo lo sgomento della testata russa di orrore facilone. La storia del Blue Whale game esplode in Occidente: iniziano a inseguirsi post taggati #f57 su Instagram e su Tumblr — i due social network occidentali il cui pubblico potrebbe essere piú esposto a pericoli come queste manipolazioni.

Nei primi di marzo gli utenti di Reddit iniziano a investigare sulla veridicità della storia di Blue Whale. Un utente pubblica una lista di “regole”, ovvero le cinquanta prove a cui un utente deve sottostare prima di uccidersi. Al momento della pubblicazione queste regole non erano presenti su nessun’altra pagina indicizzata da Google.

Nel momento in cui the Submarine ha cercato di contattare in privato l’autore su Reddit, il post e l’utente sono stati cancellati.

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Il 29 aprile, un mese e mezzo dopo, lo stesso set di regole ricompare per la prima volta su Instagram, postato quasi come creepypasta. Il testo è sostanzialmente uguale se non per qualche divergenza, immaginiamo, di traduzione. È possibile trovarne anche qualche versione pubblicata tra la fine di marzo e i primi di aprile su pagine abbandonate di forum — su Ylilauta, una imageboard finlandese, pubblicati come schermata su Gyazo, uno strumento di condivisione screenshot, e almeno in un’istanza in una lingua diversa dall’inglese e dal russo: in lettone.

Traduciamo in italiano di seguito le prove a cui ogni giocatore è sottoposto:

01. Inciditi “f57” sulla mano usando una lametta, invia la foto al curatore.
02. Svegliati alle 4:20 di mattina, e guarda i video psichedelici, o dell’orrore, che il curatore ti ha inviato.
03. Tagliati il braccio vicino alle vene, ma non troppo in profondità, e solo tre tagli. Invia le foto al curatore.
04. Disegna una balena, invia una foto al curatore.
05. Se sei pronto a diventare una balena, inciditi YES su una gamba. Se no, tagliati tante volte, per punirti.
06. Il curatore ti invia un enigma.
07. Inciditi “f40” sulla mano, invia una foto al curatore
08. Aggiorna il tuo status su VKontakte digitando “#i_am_whale”.
09. Devi superare le tue paure.
10. Svegliati alle 4:20 di mattina e sali su un tetto. (Il piú in alto possibile).
11. Disegna una balena sulla mano, con una lametta, invia una foto al curatore.
12. Guarda video psichedelici e dell’orrore tutto il giorno.
13. Ascolta la musica che “loro” (i curatori) ti mandano.
14. Fatti un taglio sulle labbra.
15. Punzecchiati la mano con un ago tante volte.
16. Provocati dolore finché non vomiti.
17. Vai sul tetto piú alto che trovi, stai sull’orlo per un po’ di tempo.
18. Vai su un ponte, stai sull’orlo.
19. Arrampicati su una gru, o almeno, provaci.
20. Il curatore controlla che tu sia affidabile.
21. Parla con un’altra balena (un altro giocatore, o un curatore) su Skype.
22. Vai su un tetto e siediti sull’orlo con le gambe a penzoloni.
23. Un altro enigma da risolvere.
24. Compito segreto.
25. Incontra un’altra balena di persona.
26. Il curatore ti dice la data della tua morte, e devi accettarla.
27. Svegliati alle 4:20 e vai a stare un po’ su dei binari (vai nella stazione piú vicina che trovi).
28. Non parlare con nessuno per tutto il giorno.
29. Giura di essere davvero una balena.
30–49. Svegliati tutti i giorni alle 4:20 di mattina, guarda video dell’orrore, ascolta solo musica che “loro” ti mandano, fatti un taglio sul corpo al giorno, parla tutti i giorni con un’altra balena.
50. Gettati da un palazzo e ucciditi.

Nelle scorse giornate sono arrivate notizie di suicidi teoricamente causati da Blue Whale anche in Spagna, Argentina, e Brasile, ma nessuna evenienza del gioco è mai stata dimostrata con la solidità del caso russo.

È difficilissimo, nel mare di informazioni sull’argomento che si possono trovare sul darknet, distinguere tra casi di effettivi gruppi della morte dove “curatori” uccidono persone attraverso abusi psicologici, e semplici casi di emuli, colpiti da effetto Werther.

Un caso ormai provato senza ombra di dubbio è quello di Philipp Budeikin, considerato uno dei primi amministratori di gruppi della morte su VKontakte. Arrestato con l’accusa di essere uno dei primi curatori, Budeikin ha confessato, si è dichiarato colpevole e ha dichiarato – sempre a Novaya Gazeta – di considerare le persone che aiutava a morire “rifiuti biologici.” La notizia è stata confermata poi anche da BBC News. Budeikin, a 21 anni, è accusato di aver causato la morte di 16 ragazze, ma attraverso la vasta rete di imitatori e emuli, potrebbe essere responsabile di un orrore ancora più grande.


Troppe persone — scosse da pensieri distruttivi, causati spesso da eventi traumatici e altre volte da condizioni depressive — si rifugiano in discussioni come quelle dei forum di cui abbiamo parlato all’inizio di questo articolo. In queste situazioni, è invece necessario affidarsi al supporto di assistenza professionale. Se avete bisogno di parlare immediatamente con qualcuno contattate il Telefono Amico (se preferite non parlare, è disponibile anche una mail). Non abbandonatevi a brutti pensieri — abbiamo bisogno di voi.

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