Elon Musk e Marte

Elon Musk ha da poco trovato la giusta ispirazione per il nome della talpa meccanica di proprietà della sua nuova compagnia The Boring Company.

Lo strumento che gli permetterà di costruire un tunnel dalla sua casa all’ufficio sarà chiamata Godot, come il personaggio dell’opera di Samuel Beckett Aspettando Godot.

Il vezzo dell’onomastica non è una novità per il tycoon sudafricano, che nel tempo si è già divertito ad affibbiare nomi buffi alle proprietà delle sue aziende. La talpa “Godot” arriva infatti dopo le due piattaforme di atterraggio della SpaceX, “Just Read the Instructions” e “Of Course I Still Love You.”

Ma sembra che questa volta la scelta vada oltre la semplice ironia. Già l’anno scorso Elon Musk aveva dimostrato il proprio interessamento per Samuel Beckett, autore teatrale del dopoguerra che aveva fatto dell’assurdo il cardine delle sue opere.

E se ci si ferma un attimo a riflettere, proprio l’assurdo sembra non solo alla base delle opere dell’autore irlandese, ma anche alla base del lavoro di Musk, uno dei pochi imprenditori contemporanei a rendere l’impossibile possibile — macchine con autopilota, razzi che atterrano da soli, viaggi su Marte (ancora da vedere, ma le premesse sono buone). Un assurdo in campo scientifico certo, alla cui base però risiede un assurdo antropologico, ovvero la paura dell’uomo di guardare oltre le proprie possibilità.

In Aspettando Godot due uomini malmessi – Vladimiro ed Estragone – aspettano sul ciglio della strada un fantomatico personaggio, di nome Godot, che non accenna a palesarsi. “Oggi non verrà, ma verrà domani” è il motto dei due protagonisti. In molti hanno letto nella figura di Godot la rappresentazione di Dio, o meglio la raffigurazione del concetto di dio. L’attesa di una comparsa che mai avverrà rende infatti i due protagonisti immobili e schiavi della propria esistenza, così come spesso la religione ha frenato l’umanità verso un progresso generale.

Ispirato da questa analisi, Elon Musk deve aver deciso di infondere un po’ di letterarietà nel suo lavoro, esorcizzando così la paura per l’immobilità e lo scorrere del tempo, i due più grandi avversari delle scienze e delle tecnologie.

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E mentre noi aspettiamo l’arrivo di qualcuno che migliori le nostre vite, chi sa rimaneggiare il senso di ciò che ci circonda accede a una corsia preferenziale — immaginaria o reale che sia.