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Poco alla volta continua la lenta operazione di scalfittura del diritto della privacy, un’attività che, dopo le rivelazioni di Snowden, si è spostata nel dibattito pubblico.

Nuovi documenti pubblicati dall’Open Rights Group mettono in luce come l’intelligence britannica abbia in programma di riformare le leggi sulla connettività nel Regno Unito per garantirsi accesso totale a tutte le comunicazioni attraverso internet.

Nella legge attualmente in discussione – le cui consultazioni resteranno aperte fino al 19 maggio – il Governo May richiede che ogni azienda di “comunicazioni” permetta l’accesso entro una sola giornata lavorativa a tutte le comunicazioni di qualunque individuo, in tempo reale.

La definizione di azienda di comunicazioni è lasciata volontariamente ampia: comprende infatti agenzie di telecomunicazioni, ma virtualmente anche ogni azienda che si occupi di messaggistica o altri prodotti di, appunto, “comunicazione” sul web. Dalle vecchie telefonate analogiche a un’app di chat, ogni operatore deve essere in grado di produrre un punto di accesso per il governo, in 24 ore.

Questa pretesa, ovviamente, è incompatibile con il funzionamento stesso di ogni forma di crittografia end–to–end, che necessita infatti la presenza di un sistema di accesso secondario: una backdoor.

La legge pone dei limiti al potere delle autorità, come a voler proattivamente limitare le critiche di attivisti e società: la sorveglianza di massa potrà avvenire contemporaneamente solo per una persona ogni diecimila utenti allo stesso tempo, ma una volta effettivamente rimossa la possibilità di forte crittografia, è difficile comprendere per quale ragione l’intelligence dovrebbe del tutto collaborare con le aziende.

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Svolgendo le consultazioni nelle settimane di campagna elettorale in vista delle prossime elezioni politiche, il Governo si assicura che la partecipazione della comunità sia minima — una volontà resa trasparente anche dal livello di segretezza di questo documento, diffuso solo presso consulenti accuratamente scelti: si chiama “consultazione targetizzata.” Non è niente di scandaloso, non ci sono irregolarità — la Segreteria di Stato non è in nessun modo tenuta a svolgere consultazioni — ma è una chiara lettera d’intenti.

Nel documento pubblicato da Open Rights Group — e consegnato a sei giganti delle telecomunicazioni, una consultazione così ristretta da far presumere si tratti di una farsa, commenta il Register — il Governo si arroga il diritto di monitorare le comunicazioni di chiunque sia residente nel Regno Unito.

Malgrado la consultazione, (di nuovo, immaginiamo abbastanza passiva) con i leader delle telecomunicazioni, quanto chiesto dalla legge è chiaramente mosso da due uniche motivazioni — ignoranza fondamentale di come internet funzioni, e l’ossessione del governo per avere controllo diretto sui dati dei singoli utenti. Ignoranza sui meccanismi del funzionamento di internet: la crittografia non è soltanto strettamente necessaria per le comunicazioni, ma anche per rendere sicure — possibili — attività quotidiane della vita digitale, come lo shopping, che dubitiamo il governo di Theresa May consideri come atto rivoluzionario. Ossessione per i dati, perché mai finora è stato dimostrato che la sorveglianza di massa sia servita a qualcosa, se non come esperimento di voyeurismo sociale. Gli esempi di abusi da parte di spie e agenti sono numerosissimi, e mondiali. Quante vite abbia salvato, non lo sappiamo.

Dovesse passare questo disegno di legge — e non c’è motivo di pensare che non passi, essendo la vittoria dei Tories a questo punto praticamente scontata — pretendere il rispetto di questa legge sarà un’impresa titanica. Ma poco alla volta, si continua nella lenta operazione di scalfittura del diritto della privacy, un’attività che, dopo le rivelazioni di Snowden, si è spostata nel dibattito pubblico — ma che non si è fermata neppure un giorno.