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Benvenuti a Eco 

la rassegna stampa settimanale dedicata a energia, ambiente, ecologia e sostenibilità.

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In questa puntata: le tensioni politiche attorno ai pozzi petroliferi di Kirkuk, il fallimento di Westinghouse, il futuro delle energie rinnovabili in Africa.

1. In Iraq si litiga per il petrolio


500 mila barili di petrolio estratti ogni giorno, capacità massima di estrazione quotidiana pari a 1 milione di barili, area geografica tra le più instabili del mondo一guardare per credere一e continue tensioni politiche. Benvenuti al campo petrolifero di Kirkuk, tra i più grandi al mondo. Il governo centrale iracheno, l’Unione Patriottica del Kurdistan e il Partito Democratico Curdo—i principali partiti della Regione Autonoma del Kurdistan iracheno一da settimane sono in rapporti piuttosto tesi per la gestione del campo. Il motivo alla base di tutti i problemi è strettamente politico: il Kurdistan iracheno一storicamente mosso da istanze indipendentiste, e tuttora regione amministrativa autonoma一ha il diritto di estrarre ed esportare petrolio indipendentemente dal governo centrale? A questa domanda si aggiungono le fortissime tensioni tra i due partiti curdi, relative alla spartizione dei proventi del petrolio一quasi l’unica fonte di reddito della regione. Il rischio concreto è che la produzione del campo一attualmente sottosfruttato一possa calare ulteriormente, esacerbando le tensioni nella zona.

2. Westinghouse è fallita

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Cosa ne sarà del nucleare negli Stati Uniti? Messi da parte i proclami del presidente Trump e l’attivismo del suo entourage al riguardo, la risposta pare meno scontata del previsto, dopo che la scorsa settimana Westinghouse, tra le principali aziende statunitensi nel campo del nucleare, ha dichiarato il fallimento, facendo ricorso al cosiddetto “Chapter 11”.  Acquistata nel 2006 da Toshiba, Westinghouse dovrebbe ancora completare la costruzione di quattro reattori nel Paese, più un altro nel Regno Unito, in Cumbria. Il fallimento dell’azienda potrebbe avere ripercussioni in tutto il mondo, poiché le tecnologie brevettate sono utilizzate in quasi la metà dei reattori esistenti. Attualmente non sembrano esserci molte aziende attratte dall’idea一o, più semplicemente, in grado一di acquistare Westinghoue; KEPCO, la compagnia statale coreana dell’energia elettrica, è tra le poche a sembrare interessata ad un accordo.

3. Cosa sarà del Keystone Pipeline System?

Il Keystone Pipeline System è un oleodotto, attualmente in costruzione, che dovrebbe trasportare il petrolio estratto in Alberta (Canada), fino ad una serie di terminali, distribuiti tra Texas, Illinois ed Oklahoma. L’ex presidente Obama aveva bloccato i lavori, ritenendo che l’infrastruttura non fosse centrale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e che terminare l’oleodotto sarebbe stato uno smacco per anni di politiche ambientali volte a limitare l’utilizzo di combustibili fossili.

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Ora l’amministrazione Trump ha assunto una posizione radicalmente diversa, approvando il prosieguo dei lavori. L’opera è ancora utile? Sicuramente meno rispetto a qualche anno fa一banalmente: la produzione interna di greggio nel frattempo è aumentata notevolmente一e in molti hanno fatto notare come l’oleodotto continuerebbe a rendere gli Stati Uniti energeticamente dipendenti da un altro paese. Eppure l’aria che tira è cambiata, e l’ambiente non sembra essere più in cima alle priorità dell’amministrazione一neanche il costo per i cittadini.

 

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4. Energia rinnovabile in Africa

MapRE (Multi-criteria Analysis for Planning Renewable Energy) è un’iniziativa sviluppata dall’Università della California, Berkeley, dal Lawrence Berkeley National Laboratory e dall’International Renewable Energy Agency. L’obiettivo? Fornire a governi, ONG ed associazioni che lavorano nel campo della cooperazione allo sviluppo la più ampia possibile tipologia di dati一velocità del vento, ora di alba e tramonto, tra i più basici一utili per creare zone in cui sfruttare al massimo energie rinnovabili. La domanda di energia in parecchi paesi africani è destinata ad aumentare, ma è fortemente limitata dalla scarsità di infrastrutture, e MapRE potrebbe essere parte della soluzione al problema.

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5. Incentivare il carbone è inutile, davvero

Nella scorsa edizione di Eco scrivevamo dell’ordine esecutivo di Trump riguardo le politiche energetiche ed ambientali一una sostanziale abolizione di gran parte dei provvedimenti presi dall’amministrazione Obama. Ribadiamolo: indipendentemente dagli incentivi, il carbone è fuori gioco. Negli Stati Uniti, dove gran parte del carbone consumato è utilizzato per produrre energia elettrica, i principali produttori hanno ribadito la loro posizione a tal proposito一ovvero: non vi è alcun interesse ad incrementarne la produzione, principalmente per una questione di semplice domanda e offerta. Inoltre, nonostante Trump abbia parlato di “clean coal”, che potrebbe portare a una futura collaborazione con la Cina, molto attiva nello studio di questo genere di tecnologie, nulla pare destinato a muoversi.

6. La mappa della settimana

Sotto il nome di “Our Ocean Conference” si identificano una serie di conferenze annuali dedicate alla salvaguardia degli oceani. Su questa mappa possiamo scoprire tutti gli obiettivi da raggiungere e conseguiti dal 2014 nel mondo.


Eco è a cura di Giovanni Scomparin, Nicolò Florenzio e Tommaso Sansone.

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