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Benvenuti a Eco 

la rassegna stampa settimanale dedicata a energia, ambiente, ecologia e sostenibilità.

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In questa puntata: i surfisti si uniscono alle forze del bene, il Mare del Nord si riempie di centrali eoliche offshore, contrabbandare petrolio è un buon affare.

1. Clima e scienza negli USA vanno un po’ così

Cosa pensano gli Americani del cambiamento climatico? Il New York Times se lo è chiesto, e ha risposto con sei mappe, da cui emergono alcune informazioni interessanti. Per esempio: sette americani su dieci supporterebbero una regolamentazione più severa in tema di emissioni delle centrali elettriche a carbone. O ancora, in molti ritengono che negli Stati Uniti il cambiamento climatico costituisca un rischio per le persone, ma in pochi pensano che ne saranno personalmente danneggiati — guardare le mappe per credere.

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La questione clima sta agitando — e dividendo — la società statunitense, che dall’elezione di Trump ha visto un crescente attivismo della comunità scientifica in risposta alle politiche dell’amministrazione, caratterizzata da posizioni sempre più vicine al negazionismo, e impressionanti tagli al budget delle agenzie federali che si occupano di ricerca scientifica. Nota di colore: Stephen Hawking in persona si è schierato contro i piani di Trump. I tagli previsti rischierebbero, inoltre, di compromettere la storica leadership tecnologica degli Stati Uniti, causando effetti notevoli anche a livello politico-strategico.

2. Alla fine arrivano i surfisti

L’aria — in senso letterale e metaforico — che si respira negli Stati Uniti è quella descritta sopra. Terry Hardy, tra i proprietari della World Surf League (WSL), ha fatto sapere che il mondo dei surfisti non resterà neutrale nello scontro in atto. Recentemente è stata inaugurata la fondazione WSL Pure, che concentrerà i propri sforzi sulla ricerca oceanografica e pubblicherà i propri risultati in modo “pubblico e trasparente” — ovvero quello che all’EPA viene reso sempre più difficile. Inquinamento in generale e innalzamento delle acque in particolare, infatti, mettono sempre più a rischio l’habitat dei surfisti, che in futuro potrebbe scontare i problemi causati da onde sempre più basse e infrequenti.

3. L’eolico tira dritto

Un Eco fa abbiamo parlato di come il solare possa diventare una valida alternativa ai classici circuiti di distribuzione dell’energia. Oggi vi segnaliamo una mappa, di quelle belle, progettata da Google nell’ambito del Google Project Sunroof. Sebbene non copra tutto il globo, l’idea alla base è interessante: il motore di ricerca calcola la superficie dei tetti nell’area selezionata, il percorso coperto dal Sole in quella zona e, utilizzando questi due dati, fornisce un “piano solare personalizzato”, che indica quanto costerebbe — e converrebbe — installare pannelli solari sul tetto di casa. Consideriamo, tra l’altro, che su questo fronte arrivano regolarmente buone notizie, l’ultima delle quali relativa alla sempre maggior efficienza dei pannelli solari in silicone.

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4. Rubare petrolio

All’Atlantic Council hanno fatto due conti, e in un recente report hanno concluso che il furto di petrolio è: 1) piuttosto diffuso, 2) piuttosto pericoloso e 3) nessuno se ne preoccupa veramente. Si è iniziato a parlare del fenomeno in maniera regolare solamente un paio di anni fa, quando l’autoproclamato Stato Islamico iniziò a macinare milioni di dollari dopo essersi impossessato di diverse raffinerie in Iraq. Successivamente l’ISIS ha imboccato un lento viale del tramonto, ma il petrolio continua comunque ad esser rubato e rivenduto in maniera illegale. Nigeria e Messico, per fare un esempio, sono paesi particolarmente afflitti dal problema: nello stato africano la produzione ha regolarmente subito dei cali notevoli, mentre in Messico il petrolio rubato dagli oleodotti è spesso smerciato dai cartelli della droga. Il problema principale, evidenzia il report, è che trattandosi di un gesto con effetti limitati sul breve periodo, raramente vengono prese contromisure. Di conseguenza, rischia di svilupparsi una catena di attività illecite legate ai proventi del petrolio rubato.

5. Tutti vogliono l’eolico. Offshore

Ad Meskens / Wikimedia Commons
Ad Meskens / Wikimedia Commons

Il Mare del Nord inizia a riempirsi di centrali eoliche offshore volute dalle principali compagnie petrolifere mondiali — c’è anche ENI. La salvaguardia dell’ambiente è un effetto collaterale dell’operazione, che in realtà punta a proteggere i Big Oil da un mercato del petrolio sempre più in difficoltà, contariamente, invece, al settore delle rinnovabili, che da anni sembra sempre più in forma. Shell in particolare ha intuito le potenzialità economiche dietro l’eolico — tanto da creare un’unità di ricerca dedicata — che potrebbero andare ben oltre la semplice produzione di energia elettrica. Come è accaduto per lo shale oil statunitense, infine, le compagnie, in previsione di futuri investimenti, stanno iniziando ad abbattere i costi di produzione dell’energia eolica, rendendola sempre più competitiva con altre fonti.

6. Acqua & energia

Pochi giorni fa in tutto il mondo si è celebrato il “World Water Day”, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone circa l’importanza dell’acqua nella vita di tutti i giorni. All’International Energy Agency (IEA) hanno colto l’occasione per ricordare l’inscindibilità del rapporto tra acqua ed energia: “un quarto dell’elettricità consumata dal settore idrico è utilizzata per la raccolta ed il trattamento delle acque reflue” scrive Molly Walton, l’autrice dell’articolo, e a loro volta la maggior parte delle fasi di produzione dell’energia — dal nucleare all’idroelettrico — richiedono il consumo di ingenti quantità d’acqua


Eco è a cura di Giovanni Scomparin, Nicolò Florenzio e Tommaso Sansone.

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