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Da settimane è in corso la resa dei conti tra i due leader del partito, Pablo Iglesias e Iñigo Errejón, animati da visioni politiche ormai incompatibili.

A pochi giorni dal terzo anniversario della sua nascita, il partito sorto dalle ceneri degli indignados spagnoli, Podemos, rischia la scissione. Nel migliore dei casi, soltanto un cambio di leadership.

Al congresso di questo weekend andrà in scena infatti la resa dei conti tra il leader Pablo Iglesias e il numero due del partito Iñigo Errejón, co-fondatore e amico di lunga data di Iglesias. Le differenze politiche tra i due si sono acuite nell’ultimo anno, tanto da dividere il partito in due correnti contrapposte, pablistas e errejonistas. “Ci sono due progetti, due squadre, due alternative di leadership, ed è meglio che i nostri membri possano scegliere l’opzione che ritengono più convincente,” ha detto Iglesias.

Il punto di rottura è stato raggiunto con le elezioni dello scorso giugno: per volontà di Iglesias, Podemos si è presentato alle urne in coalizione con la sinistra di Izquierda Unida, sperando di piazzarsi al secondo posto, scavalcando il Partito Socialista. Il risultato elettorale non ha dato la maggioranza a nessun partito — per la seconda volta in sei mesi, per un totale di dieci mesi di impasse politica risolta con il ritorno al governo di Mariano Rajoy — ma il dato più deludente è stato proprio quello della coalizione Unidos Podemos, arrivata terza con il 21%. L’alleanza con la sinistra non si è rivelata una mossa vincente: rispetto alla somma dei voti ricevuti separatamente alle elezioni di dicembre 2015, la coalizione ha perso circa 1,2 milioni di voti.

La corrente di Errejón avrebbe visto di buon occhio un’alleanza di governo con il PSOE, che avrebbe permesso anche di evitare la nuova tornata elettorale. Ora Iglesias rischia di pagare le conseguenze politiche di quella sconfitta.

Lo scontro è senza esclusione di colpi: da un lato viene messa in discussione la leadership decisionista di Iglesias, che addirittura è stato paragonato a Saddam Hussein e Francisco Franco da una figura di spicco del partito a Valencia; dall’altro, gli errejonisti sono accusati di ordire un complotto per farlo fuori, con tanto di chat cospiratoria su Telegram (ricorda qualcosa?). Ma non solo gli errejonisti: il 5 febbraio un altro volto storico del partito, Louis Alegre, ha pubblicato su El Diario un editoriale dai toni molto duri, in cui accusa i membri “banda” (pandilla) più vicina a Iglesias di non avere altro scopo che fomentare la guerra interna, “disposti a distruggere il partito pur di non perdere il proprio status di cortigiani.”

Accuse incrociate di tradimento, rancori e psicosi diffusa. Come Alegre, anche un’altra co-fondatrice di Podemos, Carolina Bescansa, ha deciso di farsi da parte in vista del congresso.

La frattura si fa sentire anche a livello locale: in Catalogna — dove Podemos è il primo partito ed esprime l’attuale sindaca di Barcellona, grazie alla stessa coalizione sfortunata a livello nazionale — alcuni Errejónisti sono stati allontanati dal governo regionale.

Lo scontro ai vertici del partito si può leggere, alla luce della tradizionale litigiosità della sinistra, come il contrasto tra un blocco oltranzista (rappresentato da Iglesias) e un’area più tendente al centro e orientata da principi di pragmatismo politico (Errejón). Ma la resa dei conti investe più profondamente la personalità e lo stile comunicativo dei due leader: il portato personale — l’amicizia di lungo corso dei due co-fondatori, conosciutisi all’Università Complutense di Madrid — aggiunge alla faida un tocco da soap opera.

Se anche Podemos riuscisse a conservare l’unità, difficilmente le cose potranno tornare come prima: questa prima grande crisi rappresenta in un certo senso la perdita di un’innocenza politica, quella ereditata dall’anima movimentista degli indignados e cementata dall’opposizione ai partiti dominanti. Secondo i sondaggi, il consenso alla coalizione di sinistra — che comunque mantiene al momento la seconda posizione — ristagna, e il vantaggio del Partito Popolare resta superiore ai dieci punti percentuali. Il duello tra Iglesias e Errejón potrebbe compromettere qualsiasi possibilità a breve termine di raggiungere il governo nazionale.