Cannabis e gioco d’azzardo: le dipendenze tra i giovani a Milano
Per capire qualcosa in più sul trattamento delle dipendenze patologiche, abbiamo contattato il dott. Riccardo Gatti – Direttore del Dipartimento Dipendenze ATS di Milano – e la dott.ssa Rossana Giove – Direttore del SerT 3.
Per capire qualcosa di più sul trattamento delle dipendenze patologiche, The Submarine ha contattato il dott. Riccardo Gatti – Direttore del Dipartimento Dipendenze ATS Città Metropolitana di Milano – e la dott.ssa Rossana Giove – Direttore del SerT 3 di Milano.
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Viviamo in una società additiva. Fin da bambini siamo addestrati a essere consumatori, magari consapevoli, ma senz’altro poco critici: il gioco, l’alcol, il tabacco, le droghe sono di fatto prodotti di consumo che ci vengono venduti anche al di fuori delle nostre reali necessità. Perdere il controllo non è, pertanto, infrequente e la strada della dipendenza patologica è un rischio reale.
Dal rapporto 2016 dell’Osservatorio Europeo Tossicodipendenze emerge che, oltre alle droghe tradizionali, i consumatori hanno a disposizione nuove sostanze; che i farmaci stanno acquistando maggiore importanza; e infine che i modelli di poliassunzione sono la norma tra coloro che hanno problemi di tossicodipendenza. Gli sforzi di interdizione sono messi a dura prova dal fatto che la produzione di cannabis, droghe sintetiche e persino alcuni oppiacei e nuove sostanze psicoattive ora avviene in Europa, direttamente nel mercato dei consumatori.
Per quanto riguarda la localizzazione del consumo, quello di cocaina sembra maggiore nei Paesi dell’Europa occidentale e meridionale, mentre le amfetamine sono più diffuse nell’Europa settentrionale e orientale. Ma è la cannabis a rappresentare la quota più ampia del mercato europeo delle sostanze illecite e la sua produzione è diventata una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata. Inoltre, i reati legati alla cannabis, la maggior parte dei quali riguarda il consumo o il possesso per uso personale, rappresentano circa i tre quarti di tutti i reati connessi alla droga.
Emergono anche nuove preoccupazioni correlate all’aumento dei casi di overdose associati all’eroina e ad altri oppiacei. L’eroina, oltre a occupare un ruolo rilevante nei dati sui casi mortali di overdose, è anche la sostanza illecita segnalata più di frequente nei nuovi dati sulle città europee relativi alle emergenze ospedaliere. Il numero di persone che entrano in trattamento per dipendenza da eroina è in calo o è rimasto stabile, mentre i casi di overdose rimangono un problema essenzialmente tra i consumatori di oppiacei più anziani. Ciò nonostante, in alcuni Paesi si è osservato un lieve incremento dei decessi per overdose tra i consumatori più giovani, una tendenza che merita maggiore attenzione.
Dalla relazione emerge la necessità di attribuire maggiore priorità all’individuazione dei modelli locali di consumo, dei danni correlati e delle misure adeguate per farvi fronte.
Queste misure in Italia passano spesso per i SerT, i servizi pubblici ambulatoriali per le dipendenze patologiche, il cui obiettivo è la presa in carico per la diagnosi, la cura e la riabilitazione del paziente e della sua famiglia. A Milano esiste un sistema di offerta, organizzato dal Dipartimento Dipendenze, in cui ai SERT si uniscono gli SMI (Servizi Multidisciplinari Integrati) accreditati, in collaborazione con comunità terapeutiche accreditate, associazioni di volontariato e, in generale, con altre offerte specializzate del Servizio Sociosanitario Regionale. Sono interazioni necessarie perché la persona che ha problemi di abuso di sostanze o di dipendenza patologica ne ha spesso anche altri correlati di salute fisica o psichica, che vanno tenuti in conto nel momento in cui si costruisce un percorso terapeutico individualizzato.
Per capire qualcosa di più sul trattamento delle dipendenze patologiche, The Submarine ha contattato il dott. Riccardo Gatti – Direttore del Dipartimento Dipendenze ATS Città Metropolitana di Milano – e la dott.ssa Rossana Giove – Direttore del SerT 3 di Milano.
“Nel SerT 3 affrontiamo principalmente le dipendenza da sostanze illegali e legali (alcol) e del comportamento. Sono, tra l’altro, presenti due equipe specializzate nella cura del paziente detenuto anche minorenne. Comunque a livello del sistema cittadino esistono equipe specializzate di tipo diverso, che sono in grado di affrontare tutte le forme di dipendenza patologica e di abuso di sostanze.”
Ad ottobre 2016 i minori in carico ai SerT di Milano erano 406, di cui il 71% dipendenti dalla cannabis – un problema non trascurabile, considerando che proprio nelle persone più giovani la cannabis può dare problemi molto gravi.
“Lavoriamo sul territorio ma anche nelle carceri, cercando di fornire programmi terapeutici mirati: c’è chi ha bisogno, ad esempio, di interventi intensivi a breve termine e chi deve essere seguito per tempi medio lunghi, chi ha altre patologie correlate e chi no, chi ha problemi sociali o di relazione di diverso tipo ecc. Insomma: accettiamo la complessità della situazione e agiamo di conseguenza nel rispetto dell’individualità.”
Nonostante i migliori sforzi per “customizzare” la terapia, nel corso di un trattamento per una dipendenza patologica conclamata è abbastanza normale che esistano ricadute nell’uso della sostanza o nel comportamento che ha generato la dipendenza stessa. “Sarebbe assurdo pensare che una persona è ‘guarita’ solo perché ha iniziato una cura. È altrettanto vero, tuttavia, che l’adesione al percorso di cura provoca in tempi abbastanza brevi il miglioramento netto della situazione e, non di rado, la scomparsa parziale o totale dei sintomi. Il maggior numero di “recidive,” infatti si ha in chi abbandona troppo precocemente il percorso di trattamento.”
Storicamente, si considera che circa un terzo dei pazienti che portano a termine un trattamento non abbiano più bisogno di interventi. Per gli altri due terzi, invece, sono necessari più trattamenti per risolvere una situazione di dipendenza patologica, perché esiste la possibilità di ricaduta anche a distanza di anni — di qui la definizione della patologia come “recidivante.”
“Chi ha contratto una dipendenza patologica e l’ha portata avanti nel tempo è come se avesse sviluppato una particolare fragilità nei confronti di questa patologia. È meglio saperlo in anticipo e comportarsi di conseguenza. Come per altre condizioni è meglio fare verifiche periodiche e rivolgersi subito ai Servizi di cura in caso di problemi. Nulla di terribile o strano, a patto di rispettare queste avvertenze e di non essere superficiali nel riconoscere le proprie condizioni. Non abbassare mai la guardia non rappresenta un punto di debolezza, ma di forza.”
Per quanto riguarda la relazione tra genere e dipendenza, il rapporto è di 1 a 4 per gli uomini. “È quasi come se le donne fossero più protette nei confronti delle dipendenze patologiche, anche se ovviamente non è proprio così.” Sono diversi i fattori che incidono su questo dato: per esempio, molte dipendenze patologiche sono connesse all’uso di sostanze illecite e gli uomini sembrano più disponibili delle donne agli atteggiamenti trasgressivi (e vengono inviati ai SerT proprio in seguito a questi comportamenti).
“Si deve considerare, inoltre, che nel campo delle dipendenze esiste un sommerso più ampio di ciò che è evidente. Ci sono dipendenze da sostanze legali e da farmaci che non affiorano e si manifestano solo nel momento in cui provocano danni cronici sul fisico e sulla psiche degli individui. Se considerassimo tutti gli abusi di sostanze e le dipendenze patologiche, anche comportamentali, probabilmente, le differenze di genere sarebbero quantitativamente meno importanti. La nostra preoccupazione riguarda un sommerso che per la donna potrebbe essere ancora più importante, con il suo strascico di solitudine e malattia.”
Infine, un fenomeno lampante negli ultimi anni è stato il proliferare di sale da gioco e slot machine e il conseguente incremento dei casi di ludopatia. Secondo una ricerca a cura dell’Osservatorio Dipartimento Dipendenze ATS di Milano, oltre 20.000 giocatori hanno dichiarato che hanno dovuto mentire ai propri familiari sull’entità dei soldi giocati e hanno giocato somme sempre maggiori a quanto avevano previsto.
Secondo Gatti e Giove questa situazione è dovuta al fatto che ai forti investimenti per proporre il “prodotto gioco d’azzardo” le persone hanno risposto di conseguenza giocando di più. E all’interno di un consumo più ampio del prodotto, aumentano le persone definibili a rischio di dipendenza.
“C’è chi pensa che il tutto avvenga in soggetti predisposti o comunque già interessati da situazioni psicopatologiche borderline. In realtà, esaminando le storie di molteplici individui, si può facilmente comprendere che chiunque, in circostanze determinate, può contrarre una dipendenza patologica.”
Fattori diversi, individuali e ambientali possono confluire e, in momenti particolari della storia individuale, crearne la condizione: “nel gioco d’azzardo, come per tutte le dipendenze, le cause sono da ricercare in fattori bio-psico-ambientali e nel contesto socio-economico, ma anche come interagiscono tra loro e in quale momento. Sicuramente nel gioco patologico si mettono in atto meccanismi di gratificazione similari a quello delle altre dipendenze e sono proprio questi meccanismi di gratificazione che suggeriscono alle persone di avere la situazione perfettamente sotto controllo anche quando, ormai, il controllo è perso.”