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“Le future generazioni potranno lodarci, oppure denigrarci. Noi rappresentiamo l’ultima speranza della Terra: è nostro dovere proteggerla, o per noi e per tutte le specie che conosciamo è la fine.”

È una a delle parti più forti del discorso tenuto da Leonardo DiCaprio alla conferenza sul clima di Parigi lo scorso dicembre. In qualità di messaggero di pace delle Nazioni Unite con delega al clima, Leonardo DiCaprio ci racconta l’impatto devastante del cambiamento climatico sul nostro pianeta in un evento televisivo prodotto da Martin Scorsese. Diffuso quasi simultaneamente in 171 Paesi e tradotto in oltre 40 lingue, disponibile su molte piattaforme gratuitamente (da Facebook a Youtube) fino al 9 novembre 2016.  Successivamente sarà comunque disponibile online.

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Nel documentario, DiCaprio mette molto della sua persona, lasciando da parte il personaggio pubblico: riporta a galla momenti privati, ricordi d’infanzia, seguendo l’evoluzione dell’opera con una narrazione in voice over, intervistando in prima persona politici — da John Kerry al Presidente Obama, attivisti, autoctoni di isole sconosciute, il Papa e Elon Musk. Il documentario assume così la forma di un diario per l’attore — la troupe di Before The Flood ha fatto incursione persino sul set del film The Revenant.

La Terra sta morendo, ma rinascerà, noi no.

Negli ultimi cinquant’anni si è molto parlato di cambiamenti climatici, ma con atteggiamento superficiale, come se fosse un problema non immediato, di cui ci si sarebbe occupati tra centinaia di anni — niente di più sbagliato. Il totale fallimento di ogni tentativo di arginare il problema delle emissioni di gas serra ci ha portati fino al punto in cui ci troviamo.

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Solo sessantacinque milioni di anni fa, la Terra subì dei cambiamenti imponenti, a causa dell’impatto di un meteorite che annientò quasi ogni forma di vita, ma non tutte: in quel preciso istante molti anelli della catena alimentare si liberarono e noi (i mammiferi) li occupammo. Succederà la stessa cosa di nuovo, la Terra diventerà inospitale per la maggior parte delle specie, ma la vita andrà avanti, ovviamente senza gli esseri umani, se continueremo con questo trend.

In che modo influiscono i gas serra?

La maggior parte dei problemi deriva da anidride carbonica (CO2) e metano (CH4): la prima prodotta da reazioni di combustione, quindi da automobili, centrali termoelettriche e incendi, il secondo invece proviene da processi organici, come la decomposizione, e i bovini sono i principali responsabili della produzione di metano a livello planetario.

La massiccia produzione di questi gas non ha ripercussioni solamente dal punto di vista atmosferico, “intrappolando” parte della radiazione solare e facendo aumentare la temperatura globale. Molti studi hanno dimostrato come gli oceani siano i principali mitigatori del clima. Le masse d’acqua assorbono fino a un terzo dei gas serra prodotti e questo causa una variazione sostanziale del ph. Il risultato è che le barriere coralline stanno inesorabilmente morendo, facendo saltare l’anello che sta alla base di tutta la catena alimentare oceanica: quasi ogni animale marino, infatti, è legato almeno per un periodo della propria vita a queste strutture immense e antiche come la Terra stessa. Si prevede, molto ottimisticamente, che oltre il 50% di tutte le creature marine morirà dei prossimi trent’anni, una catastrofe dalla quale difficilmente il pianeta saprà riprendersi.

Negazionisti

Il fatto più sconvolgente che emerge dal documentario è che le lobby investono ingenti quantità di denaro in campagne di disinformazione, primi tra tutti i fratelli Koch del ramo combustibili fossili. Circa il 30% dei senatori degli USA sono negazionisti, ovvero non reputano l’uomo colpevole dei cambiamenti climatici, ai quali si aggiungono giornalisti, scienziati, professori, tutti disposti a sostenere una bugia che sta uccidendo anche loro — ieri anche il Corriere della Sera ha pubblicato un editoriale di Paolo Mieli sul filo del negazionismo.

Carbon tax

Una soluzione concreta per ridurre le emissioni sarebbe la carbon tax, una tassa da applicare su ogni prodotto che influisce sulle emissioni di gas serra, facendo lievitare così i prezzi e di conseguenza diminuire la domanda, secondo la più semplice ed efficace legge di mercato. Ci sono tuttavia dei rischi: se gli USA, imponessero una carbon tax, molte industrie ad alto consumo energetico (produzione di energia, produzione di alluminio, industria automobilistica, ecc.) migrerebbero semplicemente in nazioni senza carbon tax, e molte di queste sarebbero Stati in via di sviluppo che sono drammaticamente meno efficienti dal punto di vista energetico. Questo provocherebbe semplicemente una sostanziale stagnazione economica degli Stati Uniti senza miglioramenti (con possibilità anche di peggioramenti) nelle emissioni di biossido di carbonio.

Siamo tutti parte della soluzione, ma le decisioni significative le possono prendere in pochi.

Elon Musk è conosciuto soprattutto per aver creato la Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX), di cui è amministratore delegato e CTO, e la Tesla Motors, di cui è chairman e CEO. Inoltre è presidente di SolarCity e ha cofondato PayPal, il sistema di pagamento via internet più diffuso.

Ebbene, Musk sembra essere uno dei pochi miliardari del pianeta ad avere a cuore la questione ambientale: l’ambizioso progetto delle gigafactory ha il compito di produrre impianti fotovoltaici e batterie in grado di garantire autosufficienza energetica alle piccole e medie comunità in tutto il mondo. Intervistato da DiCaprio, ha lanciato un invito a tutti i supermiliardari a investire in questo progetto, che secondo le previsioni potrebbe essere davvero una soluzione efficace. Niente più impianti elettrici lunghi migliaia di chilometri, riconversione quasi totale di tutto il sistema di produzione dell’energia, drastica diminuzione dell’inquinamento, facilità ad accedere all’energia elettrica a una porzione enorme della popolazione mondiale.


Alcuni stati stanno facendo molto in ambito ecologico: Olanda e Svezia vieteranno l’utilizzo di auto a benzina entro il 2025, Spagna e Portogallo sono all’avanguardia per quanto riguarda il solare e l’eolico con picchi di autosufficienza al 100%. Gradualmente ci si avvicina verso la strada giusta, ma gli sforzi dei Paesi Green sono vanificati per esempio da Russia e India dove non esistono praticamente leggi ambientali.

DiCaprio, in una intervista con National Geographic, ha detto: “Lo scopo del film è informare chiunque – dai leader globali alla gente comune – sui rischi del cambiamento climatico. Tutti noi dobbiamo darci da fare oggi stesso per accelerare l’adozione su scala globale di tecnologie che utilizzino energia pulita e rinnovabile. La diffusione su larga scala ha avuto successo, ora spetta a noi investire in impianti energetici puliti, fare scelte alimentari accurate, votare politici che sostengano campagne contro l’estrazione di combustibili fossili, a favore di energie rinnovabili e dell’introduzione della carbon tax. Le soluzioni ci sono, è tutto pronto per una svolta epocale, tra pochi decenni potremmo assistere a un mutamento imponente del tessuto della nostra società e noi saremo i protagonisti.”