Dall’inizio del 2014, oltre 8.000 persone sono morte nel Mediterraneo, cercando di raggiungere un’Europa sempre meno accogliente.

Molti dei cadaveri non sono mai stati recuperati dal mare, e quelli portati a riva sono stati sepolti senza un criterio preciso, se non la disponibilità di lotti, in diversi cimiteri sparsi per il Sud Italia.

Disporre degnamente dei corpi di chi aspirava a una vita migliore e invece ha trovato la morte lontano da casa è diventata la missione di Franco Corbelli, attivista calabrese leader del movimento Diritti Civili, rimasto particolarmente scosso dal naufragio di Lampedusa, dove 360 persone sono affogate nella notte del 3 ottobre 2013. “Vedere quelle bare senza nome, vedere che quei corpi venivano sepolti con un numero, è inumano. Dobbiamo concedergli dignità almeno nella morte,” ha dichiarato Corbelli, annunciando il suo progetto di creare un cimitero internazionale dei migranti.

Dopo aver sondato il terreno con diverse amministrazioni comunali, è stato trovato un accordo con il Comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, dove negli anni ‘40 Benito Mussolini aveva fatto costruire il campo di concentramento più grande d’Italia, Ferramonti.

Un luogo dal forte valore simbolico, dunque, dove la tragedia del presente si accosta agli orrori del passato.

Contattato da The Submarine, Franco Corbelli ha però precisato che “il cimitero non sarà solo un simbolo, ma una cosa reale e dignitosa. Tutti i migranti morti nei naufragi saranno sepolti individualmente ― ci auguriamo anche che possano essere identificati ― e nel rispetto assoluto delle diverse culture e tradizioni religiose.”

La costruzione del cimitero costerà circa 4 milioni di euro e verrà cofinanziata dal Comune di Tarsia, dalla Regione Calabria e dal Ministero degli Interni. Ma non sono mancate iniziative da parte di singoli cittadini, anche di altre nazioni d’Europa.

In merito alle tempistiche, sempre Corbelli assicura: “I lavori, che stanno per iniziare, dovrebbero essere completati in due, massimo tre mesi.”

Si spera soltanto che la burocrazia italiana non rallenti eccessivamente la costruzione di un progetto importante come questo, che garantirà una degna sepoltura a quanti perdono la vita in mare mentre scappano da guerre, persecuzioni e miseria.