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foto CC-BY thierry ehrmann

Lo Stato Islamico avrebbe perso circa il 12% del suo territorio nel corso della prima metà del 2016. La notizia, riportata dal Guardian, è stata diffusa dall’ente di monitoraggio internazionale dei conflitti IHS. Il Califfato sarebbe anche in dissesto finanziario, e la sua capacità di governare i territori conquistati – cosa che dovrebbe differenziarlo dagli altri gruppi jihadisti – pare sia insufficiente.

Adesso si teme una recrudescenza degli attacchi all’estero. Secondo Columb Strack, analista di IHS intervistato da Bloomberg domenica 10 Luglio, “L’ISIS ha bisogno di giustificare le sue sconfitte con grandi vittorie, e il modo in cui può ottenere grandi vittorie e titoli in grassetto sono grossi attacchi contro i civili –  non solo in Iraq e in Siria, ma anche più lontano, come in Europa.” I militanti hanno ucciso più di 350 persone in una serie di attacchi coordinati sulla costa siriana e a Baghdad, e hanno colpito duramente la Turchia con attacchi suicidi – come quello del mese scorso all’aeroporto di Istanbul.

Nello stesso tempo, però, le loro truppe sono state allontanate dalla capitale irachena con la riconquista da parte dell’esercito governativo della città di Ramadi, importante avamposto che era stato conquistato quasi due anni fa. Gli attacchi sugli altri fronti stanno progressivamente erodendo il territorio del Califfato: quelli delle truppe curde siriane e irachene da una parte, quelli dell’esercito di Assad sostenuto dalla Russia dall’altra.
IHS riporta anche che i guadagni derivati dal contrabbando di greggio e di altri prodotti come opere d’arte – uno dei principali canali di finanziamento del gruppo – starebbero crollando, essendo scesi dagli 80 milioni di dollari di metà 2015 fino agli attuali supposti 56.