I White Helmets erano insegnanti, farmacisti, commercianti, muratori, sarti, ingegneri, panettieri. Ora rappresentano la Syrian Civil Defense, i volontari che ogni giorno recuperano dalle macerie centinaia di civili siriani.

Sono disarmati, apolitici e laici. “Quando voglio salvare la vita a qualcuno, non mi interessa se sia un nemico o un amico. Quello che importa è che quell’anima potrebbe morire”, dichiara Abed, uno dei volontari.

I White Helmets si sostiuiscono ai servizi pubblici di emergenza e rischiano la vita per aiutare i loro connazionali. Lavorano in un Paese in guerra, dove il governo di Bashar Al Assad lancia bombe barile e fa uso di armi chimiche, senza colpire un target preciso, ma colpendo chiunque – combattenti ribelli e civili.

La necessità di costituire i White Helmets si è fatta più grande proprio in seguito ai numerosi attacchi governativi in cui venivano utilizzate le cosiddette “barrel bombs” – il cui utilizzo illegale, dal momento che distruggono tutto quello che trovano. Indistintamente.

Queste bombe sono costituite da barili metallici – solitamente di nafta – riempiti di esplosivo e di ferraglia di ogni genere. L’esplosivo più utilizzato dal governo di Assad è il trinitrotoluene, meglio conosciuto come tritolo, noto per la sua tossicità a lungo termine.

Insieme a questo, nei barili vengono inseriti bulloni, chiodi, combustibile e a volte cloro. Le bombe sono sganciate dagli elicotteri militari e hanno effetti mostruosi. Non essendo teleguidate colpiscono a caso. E i proiettili incandescenti, oltre a provocare l’esplosione, devastano tutto ciò che incontrano.

Le barrel bombs sono considerate le armi più pericolose utilizzate nel conflitto siriano, nonostante Bashar Al Assad neghi di usarle. In un’intervista esclusiva con la BBC, andata in onda il 10 febbraio 2015, riferendosi alle bombe barile Assad sostiene che “questa sia una storia infantile che continua a essere ripetuta in Occidente. Conosco l’esercito. Fanno uso di proiettili, missili e bombe. Non ho mai sentito che l’esercito utilizzi barili, o forse pentole”.

Tuttavia, nonostante il Presidente siriano neghi, quasi 50.000 persone sono state salvate dai White Helmets in seguito a questi attacchi. “A volte ci sono bambini intrappolati fra le macerie che non riusciamo a sentire” afferma Raed Saleh, a capo dei White Helmets.

WH logo
Il logo dei White Helmets.

La Syrian Civil Defense ha richiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di fermare le barrel bombs, introducendo se necessario una no-fly zone.

Il Consiglio di Sicurezza, come risposta, ha approvato la Risoluzione 2139 che bandisce l’utilizzo di queste bombe (e di altre armi i cui effetti sono indiscriminati), ma continuano ad essere sganciate a migliaia, uccidendo altrettanti civili, fra cui si contano oltre duemila bambini.

Il Consiglio di Sicurezza ha poi approvato un’altra risoluzione, bandendo l’utilizzo del cloro come arma chimica e sostenendo che se gli attacchi chimici fossero continuati, le Nazioni Unite avrebbero preso provvedimenti militari a difesa dei civili.

Nonostante ciò, si sono verificati numerosi altri attacchi chimici e l’ONU non è intervenuta in alcun modo.

Tuttavia, i White Helmets non demordono e continuano a prestare soccorso e a chiedere che gli attacchi vengano fermati.

Ogni giorno in alcune zone della Siria precipitano oltre 50 fra bombe e mortai. I target più colpiti sono rappresentati da scuole, mercati, panifici – tutti i luoghi maggiormente frequentati dalla popolazione civile.

Per questo motivo, oggi in Siria i pochi ospedali che continuano a vivere si trovano sotto terra e non sono contrassegnati da indicazioni, in modo da non essere individuabili e colpibili.

Quando cade una bomba, non si ha la sicurezza che dopo l’esplosione tutto sia finito: altre bombe potrebbero colpire la stessa zona. Nonostante questo, i White Helmets accorrono verso i luoghi delle esplosioni, scavano nelle macerie, per salvare chi è incastrato, e per recuperare chi non ce l’ha fatta.

I White Helmets agiscono seguendo i principi di umanità, solidarietà e imparzialità, stabiliti dall’Organizzazione Internazionale di Difesa Civile. Per questo salvano chiunque abbia bisogno di aiuto. Che parteggi per una o per l’altra fazione del conflitto.

La Syrian Civil Defence rischia ogni giorno la vita dei suoi volontari. Non soltanto per il pericolo che altre bombe ricadano dove hanno già devastato, ma anche perché salvando chiunque, anche chi si ribella contro il regime, rischiano di essere uccisi dallo stesso governo.

92 dei White Helmets sono rimasti uccisi, salvando le vite degli altri.

La Syrian Civil Defence non si occupa soltanto di estrarre i civili dalle macerie, ma offre anche altri tipi di servizi pubblici che non sono più erogati sul territorio siriano. Forniscono informazioni ai bambini per quanto riguarda la loro sicurezza. Rendono più sicuri gli edifici. Offrono speranza a tutti: i White Helmets rappresentano la società civile più grande al mondo che opera in zone fuori dal controllo governativo.

Si potrebbe pensare facilmente che tutti i volontari facenti parte di White Helmets siano uomini. Invece, non è così: l’anno scorso due squadre composte da sole donne sono state formate per entrare a far parte del progetto. Agli uomini si sono aggiunte quasi 60 donne, addestrate per fornire cure mediche e illuminazione durante i lavori di ricerca fra le macerie. E come gli uomini, queste donne scavano fra i detriti, cercando vite da salvare.

Il fatto che si siano aggiunti due team femminili alla Syrian Civil Defence è di vitale importanza: infatti, spesso, sono le donne e le ragazze a far più fatica a uscire dalle macerie. E spesso, nelle comunità più tradizionaliste del Paese, gli uomini non permettono che siano altri uomini a salvare le donne.

La parte femminile della Syrian Civil Defence ha costituito un modello da imitare in tutto il mondo, ed è riuscita a guadagnare oltre 100.000 dollari, con cui è stato possibile acquistare sei ambulanze necessarie a svolgere le loro missioni di salvataggio.

Essendo volontari i White Helmets  hanno bisogno di sostegno economico. Sul loro portale è presente una sezione in cui è possibile fare donazioni all’organizzazione. Sono presenti i costi per ciascuno strumento necessario a svolgere la loro attività: un estintore, circa 94 dollari; un defibrillatore, oltre 3000 dollari; un casco bianco, circa 145 dollari; una maschera antigas, 110 dollari. E così via.

I White Helmets rappresentano una speranza per la popolazione civile. Il governo non è interessato a portare in salvo i civili che colpisce a morte: loro sono gli unici a cercare di mettere al sicuro più vite possibili, nel modo più neutrale possibile.