Olanda

C’era una volta l’Olanda multiculturale. E la fantomatica tolleranza olandese: per molte cose, tra cui anche l’alterità. Poi qualcosa è cambiato: più o meno dopo l’attentato delle Torri Gemelle e due omicidi eccellenti, quello del politico populista Pym Fortuyn e quello del regista Theo Van Gogh.

In un decennio, mentre sfera politica e mediatica andavano radicalizzandosi, la cosiddetta dutch way alla convivenza ha infatti subìto non poche deviazioni. Oggi non è raro incontrare olandesi che dicono di non riconoscere più il proprio Paese: vuoi per la crescita senza precedenti dell’estrema destra parlamentare – anti-immigrazionista e anti-islamica – sotto l’egida del Partito delle Libertà (PVV) e del suo unico iscritto, Geert Wilders; vuoi per il momentaneo successo dell’estrema destra extra-parlamentare, che in merito alla “questione migratoria” ha cavalcato l’onda di un dissenso incompreso dai vecchi partiti.

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Certo non siamo alla marcia su Amsterdam. Ma che il vento sia cambiato lo ammettono addirittura i servizi segreti nell’ultimo rapporto di fine anno: nei Paesi Bassi – si legge nel documento – sono aumentati i gruppi nazionalisti, è cresciuto il supporto nei loro confronti e un nuovo fenomeno, l’ondata di proteste anche violente contro i centri per richiedenti asilo, ha colpito diverse amministrazioni locali.

“Negli ultimi anni l’estrema destra classica è rimasta più o meno la stessa. Si tratta di piccoli gruppi frammentati e impopolari che ogni tanto attirano l’attenzione dei media”, spiega Willelm Wagenaar della Fondazione Anne Frank: “È cresciuto invece il supporto verso quelli che potremmo definire, per certi versi, nuovi estremisti: il PVV di Geert Wilders. Qui troviamo comportamenti razzisti e riferimenti all’etnicità, ma credo manchi una cosa fondamentale: l’attitudine autoritaria.”

I neo-nazifascisti (NVU, VoorPost, Identitair Verzet, ZwarteFront, Blood&Honour e via dicendo) rimangono quindi il fenomeno marginale che sono sempre stati. Salvo per un piccolo particolare: “Il meccanismo di isolamento sociale nei confronti dell’estrema destra sembra sparito”, precisa l’esperto, “vediamo cittadini scontenti lavorare assieme a personaggi dal passato neofascista, gente dell’NVU che partecipa a proteste locali…”.

È il caso dei neonati Demonstranten Tegen Gemeenten (DTG, ovvero “Dimostranti Contro i Comuni”): ensemble di 30, forse 40 persone che è anche un misto di hooligans, nostalgici del fascio e gruppetti di protesta arrabbiati con le autorità locali, nonché poco inclini all’accoglienza dei rifugiati. “Il nome è molto generico e non dice niente sulla loro provenienza né sul loro programma. Ma alcuni dei fondatori hanno una lunga storia nell’estrema destra”, spiega Sarah De Lange, politologa all’Università di Amsterdam.

Sì, perché i fascisti del terzo millennio, in Olanda, hanno capito che le parole d’ordine sono due: “NoRifugiati” e “NoIslam”. Le stesse dell’estrema destra parlamentare, il partito di Wilders. Una convergenza mica da ridere. Non a caso, continua De Lange, “sta crescendo una sottocultura anti-islamica, soprattutto su internet, e coinvolge persone che non si erano mai mobilitate prima. Ad esempio quando la costruzione di un centro per richiedenti asilo viene proposta nel loro Comune.”

Negli ultimi mesi, importanti progetti per la costruzione di nuove strutture di accoglienza sono stati così abbandonati da diverse amministrazioni locali: Gouda, Purmerend, Enschede, Geldermalsen, Heesch, per citarne alcune. Complici anche gli attivisti di AZC-Alert (“Allerta Centri per Richiedenti Asilo”), novella piattaforma digitale che svolge una funzione di coordinamento nazionale per le varie mobilitazioni locali contro i centri per rifugiati. Nonostante ripetute smentite, AZC è legata a doppia mandata con lo stesso PVV.

“I Comuni sono rimasti sorpresi dalla forza di queste proteste”, chiosa la politologa, “in più le autorità locali, di questi tempi, sono sotto pressione: intimidazioni, lettere anonime, macchine bruciate…”. L’ultima minaccia di morte, qualche settimana fa, è toccata a Mirjam van ’t Veld: sindaco di Amstelveen, paesino sul confine meridionale di Amsterdam.

Pascal Volk
foto CC Pascal Volk

Non si tratta nemmeno di casi isolati: in Olanda sono in aumento sia la violenza politica che il numero di incidenti razzisti. Mancava solo Pegida. Nata a fine 2015 dalla sorella maggiore tedesca e capitanata, in Olanda, dal carismatico Edwin Wagensvelds: personaggio vicino ad ambienti neofascisti, amatissimo in Germania – dove lo chiamano Ed aus Holland – e venditore online di armi leggere per la difesa personale e il softair.

In cinque mesi Pegida Nederland ha organizzato undici manifestazioni, toccando tutte le principali città olandesi e portando in strada qualche centinaio di persone. Rifugiofobi e anti-islamici, gli accoliti di Pegida hanno ricevuto più volte il tacito apprezzamento dell’estrema destra parlamentare. Mai ufficiale, qualche volta indiretto. Mentre i raduni di strada hanno trovato il sostegno di alleati dello stesso Wilders: ad esempio la Lega Nord, che assieme a PVV e Front National siede oggi al Parlamento Europeo.

AZC, DTG, Pegida. Tutti contro i rifugiati, tutti contro l’Islam. Assieme a Geert Wilders, leader del terzo (primo, secondo i sondaggi) partito d’Olanda. Tra loro c’è più di una semplice comunanza d’intenti: a collegare nuove estreme destre, istituzioni e cittadini arrabbiati è una maglia sottile di conoscenze, strette di mano, simpatie. In questo senso le barriere sociali che un tempo isolavano l’estrema destra, di quartiere e non, oggi è sparito.

Pegida non ha conquistato la piazza, né il PVV ha mai conquistato la maggioranza in Parlamento. C’è più fermento in strada che nei palazzi, questo è vero, ma a contare bene si tratta comunque di mobilitazioni che contano poche centinaia di persone. A differenza degli attivisti digitali, che sono invece decine di migliaia.

Internet e i social network, oltre a essere megafoni per la propaganda, sono spazi da colonizzare: le nuove estreme destre lo sanno, anche in Olanda.

Qui si fermano i pareri di esperti e politologi: internet non sarebbe il sistema di riferimento giusto per misurare i cambiamenti politici. E anche l’Osservatorio Antifascista KAFKA minimizza: “La grande differenza col passato è il supporto che ha il PVV. E anche se ci sono nuovi gruppi come Pegida, che usano molto internet e i social media, l’estrema destra rimane frammentata e poco organizzata.”

Abbastanza organizzata, però, perché compaiano teste di porco mozzate vicino ai futuri centri per rifugiati. O perché arrivino lettere minatorie ai sindaci. Abbastanza influente così che i centri di accoglienza, alla fine, non si facciano e che i progetti rimangano incompiuti. La reazione della società civile — se questa esiste — risulta sempre più addormentata nei confronti delle nuove (e vecchie) estreme destre.